3) La stella cadente

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Dopo aver passato la notte insonne, Rey si risvegliò con un sobbalzo.

Ancora confusa tra i suoi pensieri e con gli occhi gonfi e bagnati, per un incubo sui suoi genitori, Rey decise, senza neanche mangiare, di andare a svolgere il suo solito lavoro.

Non perché l'amasse o le piacesse particolarmente, ma perché, almeno lì, smetteva di pensare alla sua vita, ai suoi sbagli e alle sue difficoltà e si concentrava su qualcosa di più concreto, perdendo la cognizione del tempo, pensando solo a come svolgere il suo lavoro al meglio.

Dopo aver preso il suo speeder, costruito da lei, ormai rotto e consumato dagli anni, si avviò verso uno star destroyer.

A metà del percorso vide una piccola nube di fumo nero, quasi invisibile all'occhio umano, ormai non del tutto chiara, ma che Rey notò per la sua grande esperienza con questo tipo di disastri.

Pian piano si avvicinò pensando che fosse la cometa della sera prima.

Con molto stupore notò che si trattava di una navicella, dal modello irriconoscibile per il forte impatto che aveva subito.

Immediatamente si addentrò tra i pezzi cercando qualcosa di utile e costoso se riparato, ma non trovò niente, solo immense masse di metallo bruciato e compattato dall'ostile terreno.

Poi scrutò quello che rimaneva dell'abitacolo del guidatore, pensando allo sfortunato che aveva perso la vita lì dentro, e si avvicinò lentamente per non far cadere quello che rimaneva della navicella.

Ma a sua sorpresa lì non trovò nessun cadavere: solo stracci di vestiti e molto sangue.

Insospettita dalle tracce di sangue, che si dilungavano tra i vati pezzi staccati dell'astronave, le seguì.

Proprio dietro i resti delle ali di quest'ultima vide sbucare una mano piena di sangue.

Presto si avvicinò e trovò un ragazzo vestito interamente di nero, con i capelli corvini a contrasto con la sua lucente e bellissima pelle chiara, ormai quasi interamente ricoperta, insieme ai vestiti, di sangue.

Attratta dal ragazzo fece qualche passo verso di lui con molta difficoltà.

Subito vicina lo prese e lo trascinò, con molta fatica, sul suo veicolo dove scoprì, con sorpresa, che respirava ancora e che aveva necessariamente bisogno di cure mediche date le dimensione del pezzo di metallo che aveva conficcato in un fianco. 

Appena portato a casa prese di corsa, e con molta confusione, le numerose cure mediche di cui il ragazzo poteva aver bisogno e, in pochi secondi, riuscì a estrarre il pezzo di metallo e bendare la ferita.

Dopo molte ore il ragazzo si risvegliò di colpo e iniziò a fissare, con sguardo molto intenso e deciso, la ragazza.

-Come ti senti, va meglio?-

Ma il ragazzo non rispose.

-Ti ho trovato ricoperto di sangue e svenuto vicino a casa mia e ti ho portato qua, per provare a curarti con tutto quello che suno riuscita trovare in bagno. Non sono un medico e nemmeno la ragazza più ricca della Galassia, ma spero che ti senta meglio-

Il ragazzo ancora non fiatò.

-I farmaci hanno fatto effetto?- Disse Rey con l'ultima goccia di pazienza che aveva.

Ancora niente.

-Mi vuoi rispondere brutto idiota!- Urlò la ragazza con rabbia.

-Ma tu chi sei?- Sussurrò finalmente lui.

-Io sono Rey, e tu?-

-Ehm-m........Ky........no, Ben....si Ben, io sono Ben!- Balbettò lui.

-Ben cosa?-

-In che senso?-

-Avrai un cognome?-

-E tu invece? Mi hai detto che ti chiami Rey, nient'altro, non hai nemmeno nominato la tua famiglia!- Disse infuriato.

-I miei genitori mi hanno abbandonata quando era piccola, da lì sono rimasta sola- Sospirò quasi in lacrime.

-Mi dispiace non volevo-

-Non ti preoccupare ci sono abituata-

-Grazie di non avermi lasciato morire, non tutti mi avrebbero salvato, anzi, molti preferirebbero che facessi una brutta fine-

-Sei messo bene, comunque sono felice che tu sia ancora vivo e, non preoccuparti, non proverò ad ucciderti mentre dormi!- Ridacchiò con sarcasmo.

-Te ne sono grato sai!- Disse per poi iniziare a ridere con lei.

-Comunque, cosa ci facevi in mezzo al nulla, come hai fatto a schiantarti, che navicella usavi e come...... -

-Lo sai che sei proprio una piccola, ma noiosa, rottura! Se ho voglia ti risponderò  ora fa silenzio, con la botta che ho preso mi sta esplodendo il cervello-

Esclamò infastidito con una risata.

Anche lei non poté trattenersi e insieme fecero rimbombare le risate per tutta la casa.

REYLO: Non Possum Vivere Sine TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora