Capitolo 3

602 33 1
                                    

Sto correndo, i vaganti mi inseguono e tutto intorno a me è nero, non riesco a vedere nulla.

I rumori si fermano e compaiono i miei genitori: sono a terra e si trascinano a fatica verso di me rantolando di dolore e biascicando parole incomprensibili

Continuo a correre fino a quando vedo una figura girata di spalle

Capelli corti e neri, spalle larghe e braccia muscolose. Si gira verso di me ma non riesco a vedere il suo volto, è completamente sfocato
Parla, dice qualcosa ma non riesco a capire.

Poi, di colpo, una forte luce e tutto finisce.

Quel ragazzo.
So di conoscerlo, ma non riesco a mettere a fuoco il suo volto o anche solo ricordarmi il dove l'ho già visto.

Mi sveglio con un mal di testa atroce, ricordando quello che è successo.

Mi alzo fin troppo velocemente, cadendo a terra subito dopo per colpa di una fitta alla testa

Dopo aver dato uno sguardo intorno mi rendo conto di essere in una cella.

Mi trascino verso le sbarre e provo ad affacciarmi per vedere in che situazione ci eravamo cacciati.

Non avevo idea di dove fossi, di dove fossero i miei amici, di chi fossero quelle persone o cosa avrebbero voluto da noi.

Riuscendo ad alzarmi in piedi, inizio a scuotere le sbarre per attirare l'attenzione di qualcuno.

<<come ti chiami?>>

Impreco sottovoce non essendomi accorta di un ragazzino salire le scale

Resto un po' a squadrarlo fino a quando non mi rendo conto che quello davanti a me fosse lo stesso ragazzino ad avermi aiutato precedentemente

Prima che possa rispondere un uomo interviene

<<cosa ci fai qui?! Ti avevo detto di aspettare di sotto. allontanati dalle sbarre!>>

<<volevo solo sapere come si chiama>>

<<scendi senza fare storie, adesso.>>

Il ragazzino scende le scale e scompare, lasciandomi il modo di scrutare l'uomo di fronte a me

Camicia, pantaloni lunghi scuri e stivaletti da sceriffo, il tutto reso maggiormente realistico dalla fondina da cowboy con pistola annessa

Un figurino.

I capelli nero-grigiastro e il velo di barba risaltamo i lineamenti del suo viso e mi remdo conto che tutto sommato fosse un bell'uomo, magari anche ragionevole

<<come ti senti?>>

<<dove sono i miei compagni?>>

<<in altre celle e stanno bene, anche il tuo amico è sopravvissuto all'amputazione, lo abbiamo fatto curare dal nostro medico>>

<<perchè?>> alla mia domanda alza il sopracciglio, come se avessi appena detto la stronzata del secolo.

<<perchè lo hai fatto curare? Non è del tuo gruppo>>

<<perchè ogni vita è importante>>

'non è vero'
E' quasto quello che penso mentre mr cowboy apre la cella

Mi blocca le mani dietro la schiena con un paio di manette e mi trascina giù per le scale dove scorgo i miei compani legati a delle sedie.

Ci sono altre persone intorno a noi

Mi fanno sedere su un'altra sedia e mi legano ad essa

Do' un'occhiata veloce alle persone più vicine: il ragazzino di prima, una biondina, un cinese, un vecchio, un tizio con una balestra che sembra appena uscito da un film di mafia e il commissario Rex con cui ho parlato prima.

Dopo aver lanciato un'occhiata veloce agli altri mi concentro nuovamente sullo sceriffo

<<come vi chiamate?>>

Io e miei compagni ci lanciammo di sfuggita alcuni sguardi senza però dire una parola

<<vi abbiamo fatto una domanda ragazzini>>

Ci aspettava una conversazione lunga, al pari di un'interrogatorio

Per un'attimo pensai anche che non saremmo più usciti vivi da quella prigione, ma fu solo un attimo

Alla fine diedi inizio all'interrogatorio.

I Will Protect You-The Walking Dead- Daryl DixonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora