Prologo

397 11 1
                                    

Il silenzio assordante venne interrotto da un rumore totalmente nuovo alle orecchie del giovane guerriero, un rumore anormale. Era durato mezzo secondo, ma il rumore di ossa spezzate si era propagato per tutta la vegetazione circostante, facendo gracchiare e scappare gli uccelli.
Koa, il giovane guerriero, avrebbe voluto seguire i volatili in modo da allontanarsi il più possibile da quel terribile spettacolo che aveva davanti ai suoi occhi colmi di lacrime. Ma non lo fece: rimase immobile dietro a quel rovo spinato, lo sguardo fisso sul corpo di suo padre che giaceva a terra senza vita. Gli occhi di esso erano spalancati e trasmettevano una sensazione di puro terrore; il volto e il collo erano ruotati di centottanta gradi, di conseguenza il bambino vedeva solo il volto e la schiena del cadavere. Accanto ad esso si trovava un ragazzo giovane, ma non come Koa, infatti era più vecchio ma di età indecifrabile. Nonostante la sua giovane età, il ragazzo era uscito vincente dallo scontro avvenuto con il padre di Koa, grazie alla spaventosa mossa finale: l'osso del collo dell'uomo era stato spezzato a mani nude dal vincitore, che aveva eseguito l'azione con tale facilità da far sembrare le ossa fatte di carta. Agli occhi del bambino, il volto dell'assassino era simile a quello di un demone, come quelli presenti nelle storie terrificanti che gli venivano raccontate da sua sorella prima di addormentarsi. Ne ebbe la conferma quando il ragazzo si girò lentamente nella direzione del rovo che lo stava nascondendo: gli occhi del demone non avevano più l'iride colorata, ma c'era solo sangue che occupava la maggior parte del occhio e, mentre il resto del viso era deformato in un'espressione demoniaca che infondeva terrore, la bocca era l'unica cosa ancora umana, ad eccezione di due paia di denti lunghi e molto affilati.
Ci fu uno scambio di sguardi tra i due e fu come se si stessero studiando l'un l'altro, ma ognuno con espressioni diverse. Koa era letteralmente terrorizzato e temeva di essere ucciso come il padre, mentre il demone stava osservando la sua preda con una strana curiosità. Durò un attimo, ma il bambino riuscì a scorgere negli occhi dell'assassino una scintilla di esitazione e forse pietà. Quell'attimo bastò per dare tempo ai rinforzi di attaccare: alle spalle del ragazzo spuntarono due uomini con lance e coltelli ed uno di essi riuscì a conficcare nella gamba del demone una freccia appuntita, facendolo allontanare dal bambino. Ma la freccia venne estratta dalla gamba con un gesto veloce e preciso e sul volto del demone non apparve nemmeno una smorfia di dolore. Era finita. Quel essere sembrava non provare nessun tipo di dolore e i due uomini non sarebbero mai riusciti ad abbatterlo.
Il demone si diresse verso i nuovi avversari con una nuova sete di sangue e una seconda lotta ebbe inizio. Nel frattempo Koa realizzò che non ci sarebbero state possibilità di sopravvivere se fosse rimasto, così guardò un'ultima volta il copro del suo amato padre e voltò le spalle al combattimento. Iniziò a correre attraverso la vegetazione fino al punto di essere risucchiato dal buio, allontanandosi sempre di più da quel essere sovraumano.

LifebloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora