Capitolo 46

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Il villaggio di lupi mannari era un insieme di persone agitate che passavano di casa in casa per trovare qualcuno che avesse una soluzione al problema del vampiro. Quest'ultimo era ancora steso sul letto nell'abitazione della madre di Elliott e i suoi lamenti di intenso dolore erano udibili in ogni angolo del villaggio. Nessuno sapeva ancora come aiutarlo e man mano che passavano le ore, la speranza diminuiva sempre di più. Elliott, però, sembrava essere determinato a salvare il suo caro amico, difatti era impegnato in una conversazione con i membri più anziani.
«Dev'esserci un rimedio naturale o un medicinale che possa aiutarlo!» disse Elliott, quasi urlando. Subito dopo abbassò il capo e si scusò immediatamente per il suo comportamento, quindi cercò di riprendere il controllo.
Era spaventato, come non lo era mai stato, e l'idea di perdere Nolan per sempre lo terrorizzava. In fondo quel pensiero non aveva mai sfiorato la sua mente, perchè era sempre stato convinto che il suo amico sarebbe stato presente fino alla fine della sua vita da lupo mannaro, quindi sarebbe stato Nolan a perdere un amico. Invece in quel momento la situazione sembrava essere l'opposto e sembrava surreale.
«Mi dispiace Elliott, ma temiamo che la causa del male di Nolan sia magia oscura e troppo potente per noi» spiegò con calma una donna anziana. Quelle parole fecero scendere dagli occhi di un azzurro cupo di Elliott svariate lacrime, ma esso cercò di ricacciarle indietro al più presto. Doveva tornare da Nolan e di sicuro farsi vedere piangere non l'avrebbe aiutato affatto.
Quando il licantropo entrò nella casetta trovò sua madre intenta a spalmare sulle ferite di Nolan diverse sostanze verdognole che avrebbero dovuto aiutarlo a guarire. Ma ormai anche lei aveva perso le speranze vedendo che non c'era nessun miglioramento.
«Elliott, dovresti stare un po' con lui. Prima quando era cosciente ha chiesto di te» disse la donna e subito dopo appoggiò la ciotola che aveva in mano sulla scrivania, quindi uscì dalla stanza. Elliott sospirò e osservò con aria impotente l'amico steso sul letto, dopo di che si sistemò accanto a lui.
  «Ciao» Nolan salutò il licantropo con la voce ormai ridotta ad un debole sussurro e cercò di tenere aperti gli occhi il più possibile. Si sentiva estremamente debole e anche il minimo movimento richiedeva troppe energie; inoltre, il solito azzurro che caratterizzava i suoi occhi sembrava aver perso tutta la lucentezza e questo era un altro brutto segno di peggioramento.
«Come ti senti?» domandò Elliott, cercando di apparire normale e sereno.
«Le ferite mi fanno ancora male, ma sento che il dolore sta lentamente diminuendo assieme alla mia energia» rispose Nolan. Quest'ultimo era perfettamente consapevole che non c'era niente che si potesse fare per guarirlo e difatti stava iniziando ad accettare l'idea di star passando gli ultimi istanti della sua lunga vita.
«Stai tranquillo, gli anziani del villaggio stanno cercando una soluzione e vedrai che andrà tutto bene» lo rassicurò l'amico, ma Nolan scosse lentamente la testa.
«Elliott sai bene che con me non puoi mentire» disse Nolan, con un sorriso dolce stampato sul volto. «Sto morendo» concluse. A quelle ultime parole Elliott non riuscì più a recitare la parte dell'amico speranzoso e così crollò del tutto. Iniziò a piangere come un bambino piccolo e nel frattempo Nolan lo avvicinò a sé lentamente per stringerlo in un abbraccio.
«Non fare così. Pensa a quanti bei momenti abbiamo passato insieme nella nostra vita» sussurrò Nolan con dolcezza. Il licantropo sorrise e dopo di che si allontanò dall'amico per osservarlo in volto: il colorito della pelle stava diventando sempre più chiaro e inoltre si poteva notare l'espressione di dolore che esso cercava di nascondere.
«Spero solo che Justin e Scarlett siano riusciti a portare a termine il loro piano» disse Nolan d'un tratto. In quel momento avrebbe tanto voluto che essi fossero lì accanto a lui, in modo da vederli un'ultima volta e dirli addio, ma per ora non c'era traccia di loro.
«Sono sicuro che è così» lo rassicurò Elliott.
  I due giovani rimasero a parlare per altri minuti e arrivarono fino al punto di ridere assieme di gusto per certi ricordi della loro infanzia. Subito dopo, però, Nolan fu costretto a interrompere quel momento di spensieratezza a causa di un violento colpo di tosse. Questo gli provocò un dolore lanciate all'altezza del cuore, cosa alquanto strana dato che aveva smesso di battere decenni fa, e subito dopo sentì che il respiro cominciava a mancarli.
Aveva accettato ormai l'idea di star morendo, ma non accettava il fatto di non poter rivedere suo fratello un'ultima volta. Desiderava solo quello.
In quell'esatto momento il rumore di un motore d'auto si udì facilmente in tutto il villaggio e dopo qualche secondo sulla soglia della porta apparve una figura nota: Justin. Quest'ultimo si precipitò accanto al fratello e lo fissò con uno sguardo colmo di terrore e angoscia. Al contrario, Nolan gli rivolse un debole sorriso che poteva far intendere quanto fosse felice di vederlo lì accanto a lui.
«Quel maledetto stregone non vuole aiutarti! E io non posso accettare di perderti!» urlò Justin con rabbia.
Alle loro spalle apparve anche la figura di Scarlett, la quale si portò una mano alla bocca cercando di nascondere i singhiozzi. Essa si inginocchiò accanto al letto e appoggiò delicatamente una mano sulla spalla di Nolan, poi disse tra un singhiozzo e l'altro: «Mi dispiace tanto. Non ti saresti mai meritato una cosa del genere»
Nolan sorrise, un sorriso che non aveva niente a che vedere con i soliti radiosi che le regalava ogni volta che si incontravano nei corridoi dell'università. Il ragazzo portò con fatica la mano sulla guancia bagnata di Scarlett e in seguito disse in un sussurro: «Conoscerti quel lontano primo giorno di lezioni è stato un regalo speciale. Sei una ragazza fantastica e sopratutto forte, ricordatelo sempre»
Il vampiro si interruppe e un altro colpo di tosse gli mozzò il fiato. Solo dopo qualche istante riuscì a continuare: «So che ti chiedo una cosa molto difficile, ma prova ad andare oltre alle cose mostruose che ha fatto mio fratello nel passato. Io ho visto la luce in lui e non soltanto l'oscurità come ritiene lui»
Scarlett abbassò lo sguardo e tutte le cose orribili che Justin le aveva rivelato le tornarono alla mente; in quel momento le pareva impossibile ascoltare le parole di Nolan, ma si fidava di lui e forse per questo in un futuro avrebbe tentato di cercare quella luce in Justin.
La ragazza portò nuovamente lo sguardo nelle iridi spente dell'amico e dopo di che lo abbracciò con delicatezza. In seguito si allontanò di qualche metro dal letto e raggiunse Elliott in mezzo alla stanza. Entrambi erano in lacrime e nei loro sguardi c'era solo un profondo dolore.
  Justin aveva ascoltato ogni parola di quello che aveva detto suo fratello a Scarlett e realizzò che esso era l'unica persona che gli era stato accanto fin dall'inizio. Non aveva mai rivelato quanto gli fosse grato per questo e nemmeno il bene immenso che provava per lui.
«È tutta colpa mia se adesso sei in questa situazione» ammise Justin con gli occhi lucidi.
«Non dire così. Sappiamo entrambi quanto sia malvagio Zaahid» lo rassicurò il fratello. Justin però sapeva bene che non era il mago il responsabile di tutto ciò, sapeva anche che il senso di colpa non l'avrebbe più abbandonato per il resto della sua vita da immortale.
«Sei la persona più importante per me, non posso farcela senza di te» disse Justin e a quel punto le lacrime iniziarono a scorrere inarrestabili. Era la prima volta dopo la morte di sua madre che permetteva al dolore di fuoriuscire in quel modo; aveva sempre odiato piangere fin da quando era un semplice bambino umano e quando era diventato vampiro questo aspetto si era solo accentuato, anche perchè c'era la possibilità di reprimere ogni tipo di emozione. Quindi quel pianto disperato era un evento molto raro agli occhi di Nolan.
«Non arrenderti mai Justin» disse il biondo. «E non lasciare che il dolore e la rabbia ti facciano perdere nell'oscurità, abbandonando così il tuo lato umano e le emozioni ad esso collegate» aggiunse con tono serio. Justin riuscì solo ad annuire e in seguito appoggiò la sua fronte su quella del fratello, ritrovandosi così con lo sguardo fisso l'uno negli occhi dell'altro.
«Ti vendicherò, te lo posso assicurare. E rimarrai per sempre con me Nolan» disse Justin, singhiozzando. «Ed io sarò sempre al tuo fianco, come ho sempre fatto» rispose Nolan, facendo un'enorme fatica a pronunciare quelle parole.
Fu in quel momento che le palpebre di Nolan iniziarono a chiudersi lentamente, facendo scomparire così le familiari iridi azzurre che ricordavano la colorazione dei cieli più limpidi. Il respiro si interruppe d'un colpo e sotto al tocco di Justin non rimase altro che il corpo di un vampiro centenario senza vita.
«Addio fratello» sussurrò Justin tra le lacrime. In seguito si allontanò dal corpo di Nolan e si alzò in piedi. Rimase qualche istante a fissarlo, con in sottofondo i singhiozzi di Scarlett ed Elliott ancora alle sue spalle, poi si diresse lentamente verso l'uscita.
A quel punto Scarlett rivolse un'ultimo sguardo colmo di tristezza a Nolan e seguì Justin al di fuori della piccola casa. Lo trovò in mezzo alla strada sterrata con le braccia stese lungo i fianchi e i pugni stretti, a tal punto da far diventare bianche le nocche.
La ragazza non ci pensò due volte e così si avvicinò a lui per stringerlo in un forte abbraccio. Justin in un primo momento rimase immobile, con uno sguardo vuoto fisso in lontananza, poi però si abbandonò in quella stretta familiare e appoggiò la testa sulla spalla di Scarlett.
Pianse ancora, stavolta con più disperazione.
  Scarlett non poteva nemmeno immaginare come dovesse sentirsi Justin in quel momento, doveva essere un dolore insopportabile. Per questo lo tenne stretto a sé per svariati minuti, durante i quali nessuno dei due riuscì a dire una parola. In quel momento non servivano.
Passarono altri istanti e successivamente i due ragazzi vennero raggiunti da Elliott, che aveva ancora gli occhi gonfi e arrossati a causa del pianto.
«Vi aiuteremo noi» disse sicuro di sé. «E tu Scarlett avrai la protezione dell'intero branco» aggiunse, portando poi lo sguardo sul ciondolo a forma di lupo che pendeva dal collo della ragazza. Quest'ultima annuì e dopo di che spostò lo sguardo su Justin, il quale rispose allo stesso modo.
«Herman e Zaahid non la passeranno liscia per quello che hanno fatto a Nolan» continuò Elliott. Nei suoi occhi era comparsa una scintilla di sicurezza e sembrava essere pronto a tutto pur di vendicare l'amico.
«Si pentiranno amaramente di quello che hanno fatto!» commentò Justin, con la stessa sicurezza.
«Allora non perdiamo altro tempo» concluse Scarlett. Detto questo, i tre ragazzi si diressero verso l'interno di una casa più grande rispetto a tutte le altre e lì trovarono gran parte dei lupi mannari del branco. Sembravano essere pronti all'azione e questo diede a Scarlett e Justin una nuova speranza.
Iniziarono a discutere su come agire e solo dopo un'ora il grande gruppo lasciò il villaggio per entrare in azione. Si lasciarono alle spalle le  varie case, compresa quella dove si trovava il corpo di Nolan e Justin lanciò un ultimo sguardo in quella direzione, come per promettere al fratello che la sua morte non sarebbe stata dimenticata.

Scure nubi grigie avevano coperto l'intera città e questo non prometteva niente di buono, specialmente per il fatto che se avesse iniziato a piovere ogni odore sarebbe stato cancellato e i lupi mannari intenti nella ricerca del compagno di Herman sarebbero stati costretti ad abbandonare il piano.
Il branco si era sparpagliato per vari punti della città e della periferia in modo da coprire più terreno possibile; nel frattempo Scarlett e Justin avevano deciso di tentare direttamente nelle vicinanze della casa di Herman.
I due giovani si trovarono difronte ad un palazzo con pochi piani che non era nelle migliori condizioni, difatti vari punti delle pareti erano imbrattati di scritte o disegni senza senso.
Scarlett fece per proseguire nella direzione per arrivare all'ingresso, ma Justin le si parò davanti e le impedì di proseguire. In seguito disse: «Cosa credi di fare esattamente? Vuoi andare lì e bussare come niente fosse?»
La ragazza sbuffò, ma in fondo sapeva bene che Justin aveva ragione: dovevano cercare di non farsi notare perchè in caso contrario Herman non avrebbe esitato a scatenare la sua rabbia cieca su di loro. A quel punto i due giovani discussero per qualche minuto indecisi sul da farsi e arrivarono alla conclusione che era necessario creare un diversivo, ma non sapevano ancora quale.
Passarono svariati istanti durante i quali a nessuno dei due venne in mente un'idea adeguata per quella situazione e per un attimo furono sul punto di perdere la speranza. Successivamente, però, Justin venne distratto da un rumore quasi impercettibile di una chiave inserita nella serratura e questo fece comparire un'espressione alquanto preoccupata sul suo volto.
Scarlett inizialmente non capì, quindi Justin l'afferrò per i fianchi e in meno di un secondo la portò dietro all'angolo di un edificio dall'altra parte della strada, in modo da risultare invisibili per chiunque fosse uscito dall'ingresso del palazzo di Herman. Fu proprio quest'ultimo ad aprire la porta e una volta uscito si guardò attorno con sguardo attento.
Nel frattempo, Scarlett e Justin si sporsero leggermente dal loro nascondiglio e in questo modo poterono vedere la figura di Herman avvicinarsi ad un auto appena arrivata. Non riuscirono a capire chi fosse il conducente dato che i finestrini dell'auto erano oscurati, ma entrambi erano convinti che doveva trattarsi di Lyle, il vampiro che stavano cercando più di ogni altra cosa.
Quando Herman fu salito, il veicolo partì e si allontanò sempre di più da Scarlett e Justin ancora nascosti. Essi uscirono allo scoperto e si precipitarono verso l'auto di Justin parcheggiata qualche metro più il là del palazzo. In seguito il ragazzo mise in moto e si diresse nella direzione esatta che poco prima avevano preso i due vampiri.
A quel punto non rimase altro che cercare di non farsi notare e scoprire dove fosse diretto Herman.

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