Capitolo 44

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Quella notte il sonno non venne mai a trovare Scarlett. Passò diverse ore con lo sguardo fisso sul soffitto sopra alla sua testa e di tanto in tanto spostò lo sguardo sulla figura di Justin accanto a lei, il quale sembrava stesse dormendo beatamente. Ma lei non ci riusciva e la sua mente sembrava non darle tregua nemmeno per un secondo. Ripensò più volte a Nolan e sperò che al loro ritorno l'avrebbero trovato in condizioni migliori o persino guarito del tutto.
  La ragazza si alzò dal letto e si avvicinò all'ampia finestra dalla quale filtrava la luce intensa della luna. Si poteva intravedere la superficie calma del mare e in quel momento Scarlett sentì un forte desiderio di avvicinarsi, senza un preciso motivo. Rimase con lo sguardo fisso all'orizzonte per parecchio tempo e quando si voltò nella direzione del letto, trovò Justin intento a fissarla nella penombra.
«Non riesci a dormire?» domandò lui. Scarlett scosse la testa e si andò a sedere all'estremità del materasso.
«Vuoi parlare adesso?» chiese ancora Justin, stavolta però con un tono leggermente agitato. Lei si limitò a fissarlo per qualche istante e dopo un po' annuì con convinzione; a quel punto cercò di riordinare le numerose domande e decise di iniziare con quella più semplice e meno spaventosa.
«Come vi siete conosciuti tu ed Herman?» domandò.
Justin si prese qualche secondo per riportare alla memoria i numerosissimi dettagli della sua vita passata e in seguito iniziò a raccontare. I ricordi si fecero perfettamente nitidi nella sua mente, come se una parte di essi vivesse in lui senza lasciarli tregua.

L'aria gelida che caratterizzava la città di Londra durante l'inverno soffiò tagliente sul volto di Justin. Era quasi due anni che lui e Nolan si erano trasferiti lì, eppure non aveva ancora fatto l'abitudine a quel clima rigido ed imprevedibile. Inoltre, quel pomeriggio grigio era accompagnato anche da una lieve pioggia e questo fece innervosire maggiormente il ragazzo. Aveva sempre preferito posti caldi, nonostante la sua città natale in Canada fosse altrettanto fredda, e difatti non vedeva l'ora che passasse ancora qualche anno in modo da essere costretto a cambiare città. Come prossima meta i due fratelli avevano già deciso di fare ritorno in Australia; in questo modo sarebbero tornati a Sydney, nella città dove Nolan era nato e Justin aveva passato la sua adolescenza, ma anche dove entrambi erano stati trasformati in vampiri.
Justin aveva impresso nella mente il terribile ricordo della morte della madre, ma anche certi bellissimi, tra cui proprio il tempo passato con lei.
Quel giorno aveva deciso di passare del tempo in uno dei quartieri più isolati della città, un posto dove era sicuro di riuscire a nutrirsi di sangue umano senza essere notato.
Justin sentì dei passi lenti in avvicinamento e capì che quella era l'occasione perfetta che stava cercando, così si appiattì alla parete di cemento e attese qualche istante. Quando un uomo di mezza età entrò nel suo campo visivo fece per piombarli alle spalle, in modo da coglierlo di sorpresa ed evitare di farselo scappare, ma qualcuno lo anticipò.
Un ragazzo alto e da una folta chioma riccia comparve accanto all'uomo, il quale notò immediatamente i lineamenti demoniaci che erano comparsi sul volto del nuovo arrivato. Justin scosse la testa e pensò a quanto fosse stata stupida e precipitosa la mossa del vampiro: ci voleva strategia e pazienza riguardo alla ricerca di sangue umano, in modo da essere sicuri che niente potesse andare storto.
Difatti l'uomo si allontanò velocemente dal ragazzo ricciolo e incominciò a correre a perdifiato con un'espressione terrorizzata. Il vampiro lo raggiunse in pochi attimi e dopo di che strattonò con violenza l'uomo, per poi affondare i canini nella sua carne. L'uomo urlò e cercò di dimenarsi in ogni modo, ma senza successo. Il suo sangue stava velocemente fluendo via dal suo corpo e se il vampiro non si sarebbe fermato di lì a pochi secondi sarebbe morto.
Justin capì che era il momento di intervenire, così raggiunse con estrema velocità i due e una volta lì disse scocciato: «Così lo ucciderai idiota!»
Il vampiro dai capelli ricci alzò lo sguardo per qualche secondo e fu come se non avesse nemmeno sentito quelle parole, difatti riprese a succhiare il sangue dal collo dell'umano. A quel punto Justin sbuffò e così decise di dividere con la forza i due. L'impresa andò a buon fine, quindi si ritrovò in mezzo al vampiro furioso e l'uomo accasciato a terra senza forze.
«Vorrei finire il mio pasto» ringhiò il ricciolo.
«Non funziona così» rispose Justin, cercando di trovare un minimo di pazienza. Odiava incrociare la strada con vampiri appena trasformati, pensavano solo a nutrirsi e tralasciavano tutte le conseguenze delle loro azioni.
In fondo anche lui nel periodo subito dopo la trasformazione aveva avuto comportamenti del genere, ma fortunatamente gli era stato spiegato fin da subito che attirare l'attenzione sul mondo sovrannaturale non era una buona idea, quindi aveva imparato velocemente tutti i trucchi per riuscire a divertirsi comunque.
«Se lo uccidi non c'è divertimento e sopratutto faresti solo in modo di attirare l'attenzione sulla nostra specie, cosa che renderebbe molto più difficile nutrirsi» spiegò Justin con irritazione.
«Io faccio quello che voglio» rispose l'altro vampiro e subito dopo cercò di avvicinarsi nuovamente alla sua vittima. Justin, però, con una mossa veloce circondò il collo del ricciolo con una mano e strinse con forza. Il ricciolo rimase alquanto sorpreso da tutto ciò e così si ritrovò a boccheggiare in cerca di aria.
«Non capisci un bel niente!» disse Justin ormai senza nemmeno un briciolo di pazienza. «Non puoi pensare solo a te stesso in questo caso. Devi essere più furbo e spare come riuscire a nutrirti quando e dove vuoi, ma senza essere notato» aggiunse con più calma.
  A quel punto Justin mollò la forte presa dal collo del ragazzo, il quale tossì leggermente e aspirò più aria possibile. In seguito i due si fissarono per qualche istante senza dire niente, poi fu il ricciolo a parlare: «Insegnami come devo fare»
Justin rimase sorpreso davanti a quella richiesta che sembrava quasi un ordine e in un primo momento pensò di andarsene via, lasciando il nuovo vampiro al proprio destino disastroso. Ma qualcosa in quegli occhi verdi gli fece cambiare idea. Era chiaro che il ricciolo avesse una forte determinazione e inoltre pensava di aver tutto sotto controllo, idea sbagliata che aveva accompagnato anche Justin nel primo periodo di quella nuova vita.
«Mi ricordi me subito dopo la trasformazione» ammise Justin con un sorrisetto.
«Questo significa che mi insegnerai?» domandò il ricciolo con un sorriso, il quale fece comparire delle marcate fossette. Justin annuì e in quel momento ebbe la sensazione che tra loro si sarebbe formata un'amicizia molto bella.
Così i due ragazzi si voltarono verso l'uomo ancora accasciato a terra e il ricciolo osservò con attenzione ogni mossa di Justin.
«Mi chiamo Herman, comunque» disse d'un tratto il ricciolo, mentre Justin era impegnato ad iniettare nella ferita sanguinante dell'uomo del veleno di vampiro, direttamente dai suoi canini. Quando Justin ebbe finito l'operazione, si alzò da terra e disse: «Il veleno ha un effetto molto forte sugli esseri umani e in qualche modo i loro ricordi sull'aggressione di un vampiro vengono offuscati; quindi lui non sarà mai in grado di spiegare con precisione quello che è successo oggi. Ma per non rischiare inconvenienti è meglio scegliere altri tipi di umani, ad esempio giovani come noi impegnati a bere in locali o feste»
Herman iniziò a tenere a mente tutti quei nuovi particolari e in seguito osservò l'uomo a terra guardarsi attorno disorientato. Prima che esso potesse vedere i due vampiri, loro erano già scomparsi in un'altra strada vicina.
«Io sono Justin»
I due si sorrisero nuovamente e dopo di che si incamminarono in cerca di una nuova preda umana su cui fare pratica.

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