Capitolo 27

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Una forte e violenta fitta alla testa fece svegliare di soprassalto Scarlett. Essa aprì lentamente gli occhi e cercò di mettere a fuoco il necessario per capire in che luogo si trovasse. Si mise a sedere e realizzò che aveva passato l'intera notte su un pavimento di marmo molto freddo, con una terribile sensazione di disorientamento.
Quando si guardò attorno riuscì a focalizzare alcuni dettagli dell'ambiente circostante: si trovava in un soggiorno riempito da svariati mobili rustici che, per i gusti di Scarlett, rendevano troppo buia la stanza; la parete di fronte a lei ospitava tre finestre ampie che lasciavano intravedere il paesaggio all'esterno e Scarlett riuscì a scorgere qualcosa di molto insolito. Cercò di sollevarsi dal pavimento, ma un'altra forte fitta alla testa le impedì di svolgere l'azione e fu costretta a ritornare seduta.
Nel frattempo vari frammenti di ricordi della sera precedente le tornarono alla mente. L'ultima immagine chiara che aveva erano lei e Justin sulla spiaggia lontano dalla festa e subito dopo la preoccupazione nello sguardo del ragazzo rivolto verso l'ombra all'inizio della spiaggia. Ma dopo questo la mente di Scarlett pareva essere molto confusa, anche perché non riusciva a capire se avesse fatto solo un brutto sogno o se invece era davvero accaduto.
Nel dubbio provò a rialzarsi e questa volta il difficile tentativo andò a buon fine. La testa sembrava scoppiarle da un momento all'altro e allo stesso tempo aveva una sensazione di leggerezza, come se ogni pensiero fosse completamente scomparso dalla sera precedente.
Così, si avvicinò alle ampie finestre e il panorama che si trovò davanti agli occhi la lasciò letteralmente a bocca aperta. L'abitazione sconosciuta e insolita si trovava nel bel mezzo del nulla: al di fuori delle finestre si poteva osservare un terreno davvero secco e spoglio di vegetazione, se non per alcuni cespugli di vario genere e inoltre, se si poggiava lo sguardo all'orizzonte, l'unica cosa che si poteva scorgere era sempre quella terra deserta. Il panico iniziò a crescere dentro Scarlett. Dove si trovava? E soprattutto, come ci era arrivata fino a lì? Doveva assolutamente scoprirlo.
Iniziò a vagare per tutta la stanza e capì di non aver via di fuga dato che sia la porta che le finestre erano completamente bloccate. Si mise le mani nei lunghi capelli scompigliati e si ripeté di mantenere la clama in modo da riuscire a pensare con lucidità. Ma i suoi pensieri furono interrotti dal contatto della sua mano sinistra con qualcosa di liquido sul suo collo.
La ragazza avvicinò lentamente la mano davanti al viso e un brivido di terrore si propagò nel suo corpo quando vide tutte le dita coperte di sangue. Subito dopo riportò la mano sul collo e si accorse che c'era una ferita ancora aperta, ma non aveva idea di come se la fosse procurata. Il contatto con le dita tremanti provocò un dolore lanciante in corrispondenza della ferita e Scarlett fu costretta a ritrarre la mano con una smorfia di dolore.
Che cosa stava succedendo?! Non fece in tempo a pensare ad una risposta, che il grande portone di legno si aprì con un fastidioso cigolio. Scarlett si allontanò all'istante di qualche passo e si sistemò dietro al divano posto in mezzo al soggiorno. Apparve la figura di un ragazzo minuto, ma con uno sguardo pieno di cattiveria e con un sorriso davvero perfido.
«Bene, noto con piacere che ti sei svegliata» La voce era molto acuta e dal timbro chiaro, senza velature o incrinature. Il proprietario di quella voce cristallina era un semplice ragazzo dell'età di Scarlett, o forse di qualche anno più grande, ma sembrava un normalissimo ragazzo. Eppure se si trovava in quella abitazione con lei significava che era lui il responsabile di quel rapimento o qualunque cosa fosse.
«Chi sei?» La voce di Scarlett risuonò nella stanza con un misto di terrore e rabbia, ma cercò comunque di nascondere la parte spaventata. Il ragazzo entrò definitivamente nella camera e con passo lento e leggero si avvicinò a Scarlett senza mai distogliere il suo sguardo dal suo.
La prima cosa che notò Scarlett in quello sguardo fu il colore dei suoi occhi: erano di un azzurro chiarissimo, con diverse sfumature, ma tutte su un tono molto chiaro; in certi punti queste sfumature diventavano quasi trasparenti, rendendo l'iride simile al ghiaccio. E lo sguardo non era da meno. Infatti se Scarlett avesse dovuto scegliere una parola per descrivere quello sguardo avrebbe optato sicuramente per glaciale.
«Lyle» ripose semplicemente il ragazzo davanti a lei. Scarlett lo fissò e notò una calma impressionante che sembrò influenzare persino lei stessa, nonostante la grave situazione.
Di conseguenza si ritrovò a formulare la domanda con un tono di voce normale, riuscendo persino a mettere da parte la paura e la rabbia.
«Cosa mi hai fatto?» E scostò i capelli dal collo in modo da far vedere la ferita al ragazzo. Quest'ultimo prestò molta attenzione alla ferita sanguinante e la sua espressione cambiò radicalmente. Le due iridi che poco fa erano di un azzurro stupendo, si colorarono di un rosso acceso e la zona circostante si innervò di numerosi vasi sanguigni di un rosso più scuro. Alla fine, quindi, il colore dominante nei due occhi era il rosso, molto acceso e soprattutto anormale.
Scarlett indietreggiò ulteriormente fino a raggiungere una delle finestre e nel frattempo cercò di reprimere l'istinto di urlare dalla paura. Non poteva essere reale quello che stava succedendo! Eppure era molto più che sveglia, quindi non poteva essere solo un brutto sogno dal quale si sarebbe risvegliata, per poi riprendere la sua vita alla normalità nella bella città di Sydney.
Inoltre questo indicava che gli strani avvenimenti avvenuti la sera prima con Justin impressi nella mente di Scarlett, non erano frutto dell'immaginazione. La ragazza iniziò a ricordare tutto nel dettaglio: Justin davanti a lei in modo da proteggerla, l'ombra di un ragazzo che si avvicinava sempre di più, la faccia demoniaca e sovraumana di Herman ed infine lo scontro tra Justin e quel demone. Il problema era che l'immagine più spaventosa impressa nella mente di Scarlett era proprio il volto di Justin deformato con gli stessi lineamenti del demone che stava combattendo.
Questo significava che Justin non era quello che aveva sempre pensato e in quel momento varie sensazioni tra cui paura, ansia, panico e rabbia, iniziarono a bloccare il corpo tremante di Scarlett.
«Perdonami tesoro, ma non ho ancora fatto colazione stamattina» Detto questo il demone si avvicinò velocemente a Scarlett e una coppia di denti molto affilati spuntarono nel suo sorriso maligno. Sembravano i lunghi canini che caratterizzavano la figura del vampiro nella mitologia, ma questo non era affatto possibile nella vita reale. Eppure era così. Il ragazzo, che ormai aveva solo l'aspetto esteriore di esso, prese Scarlett per le spalle e la avvicinò bruscamente a sé. I canini affilati sfiorarono delicatamente la pelle della ragazza e dopo di che si avvicinarono alla ferita sul collo.
Scarlett, nel frattempo, cercò in tutti i modi di liberarsi da quel mostro, ma la presa del ragazzo era così forte che non riuscì a muoversi nemmeno di qualche centimetro. Questo permise a Lyle di affondare i canini nella ferita senza problemi, provocando un forte dolore alla sua vittima.
Scarlett urlò e cercò di dimenarsi: era la seconda volta che provava quel dolore ed ebbe paura di perdere i sensi come era accaduto la sera prima con Herman.
Dopo vari tentativi di fuga andati a vuoto, Scarlett si arrese e si lasciò cadere tra le braccia del demone che pian piano le stava portando via tutte le forze vitali. Infatti, subito dopo la testa cominciò a girarle a causa del sangue che stava fluendo via dal suo corpo, mentre il ragazzo acquisiva sempre più forze.
In quel momento apparve un secondo ragazzo dal grande portone e non appena vide quello che stava succedendo, si avvicinò di corsa ai due in modo da separarli. Scarlett cadde a terra ormai senza più forze e l'ultima cosa che riuscì a udire fu una voce familiare che proveniva dal ragazzo che l'aveva separata da quel mostro. «Lyle cosa diavolo stai facendo?» chiese Herman con rabbia.
«Non sapevo che dovesse rimanere in vita! Se ogni volta che esci non mi dici niente di cosa fai è ovvio che poi combino casini!» si giustificò il ragazzo dalla voce cristallina.
«Non è questo il punto! Lyle, tu combini sempre qualche tipo di casino e non te ne rendi nemmeno conto» La voce di Herman era alquanto nervosa, ma c'era anche un misto di preoccupazione.
Lyle per tutta risposta sbuffò e iniziò a camminare ininterrottamente per tutta la stanza, sperando con tutto il cuore che la ragazza stesa a terra si sarebbe risvegliata. Herman imitò Lyle e si ritrovarono a camminare nervosamente per la stanza e in seguito fianco a fianco, le mani che quasi si sfioravano. Ad un certo punto Lyle si fermò di colpo e posò lo sguardo sull'alta figura del ragazzo riccio che aveva accanto.
«Mi dispiace Herman» Quelle scuse uscirono dalle labbra di Lyle in un soffio e se non fosse stato per l'udito sviluppato del ricciolo, nessun umano avrebbe potuto udire quelle parole. Herman si girò in modo da ritrovarsi faccia a faccia con Lyle e prima di parlare gli scappò un dolce sorriso. Era raro sentire delle scuse da parte di Lyle e proprio per questo entrambi rimasero sorpresi da quelle parole. Dopo di che, Herman si avvicinò ulteriormente al ragazzo che appariva tanto minuto vicino alla sua figura imponente e, con un po' di titubazione, posò la mano sulla sua guancia morbida. Il ragazzo sorrise per quel gesto dolce e ripeté a se stesso quanto fosse stato fortunato ad aver incontrato Herman svariati anni fa. «Insieme troveremo una soluzione Ly» Quel soprannome sulle labbra di Herman fece apparire un enorme sorriso sul volto di Lyle e subito dopo i due ragazzi si avvicinarono con il desiderio di lasciare un dolce bacio l'uno sulle labbra dell'altro. Ma un verso di dolore proveniente dall'altra parte della stanza li interruppe, facendoli allontanare frettolosamente l'uno dall'altro.
Questo indicava che la ragazza era ancora viva e per questo motivo i due ragazzi si guardarono con aria sollevata e gioia.
Successivamente la ragazza fu presa in braccio da Herman, che decise di portarla sul divano di pelle al centro della stanza in modo da farla riprendere dallo svenimento. Dopo qualche istante, Scarlett aprì gli occhi e la prima cosa che vide furono i visi dei due ragazzi che la osservavano con un'espressione colma di sollievo.
Ci mise qualche secondo a ricordare nuovamente cosa fosse successo la sera prima e quella mattina. Una volta aver chiarito le idee confuse si mise a sedere di colpo e raggiunse la parte opposta del divano, in modo da allontanarsi da quei due mostri, nonostante il loro aspetto fosse tornato totalmente umano. «Se provate ancora a farmi del male...» Scarlett non terminò la frase a causa della voce tremante, così si costrinse a calmarsi. I due ragazzi si allontanarono di qualche passo, in modo da farle capire che non avrebbe più ricevuto morsi sul collo.
«Devi perdonare Lyle, ma non sa ancora nascondere correttamente la sua sete di sangue» spiegò il ricciolo. «Vedrai che se obbedirai ai nostri ordini senza fare storie, non ti succederà niente» terminò. Scarlett rimase in silenzio e con lo sguardo cercò di individuare una via di fuga. Doveva assolutamente scappare dal quel terribile posto e soprattutto allontanarsi da quei due esseri demoniaci prima che l'avessero uccisa davvero.
L'unica uscita disponibile era il grande portone di legno del salotto, ma ancora prima che la ragazza fece il primo passo i due ragazzi le si pararono davanti minacciosi. Non sarebbe mai riuscita a scappare.
«Non provarci neanche» ringhiò Lyle. A quel punto la ragazza si sistemò sul davanzale della finestra e tenne lo sguardo fisso sulle figure dei due ragazzi.
La posizione del sole all'esterno della finestra suggeriva che l'ora di pranzo era vicina. Scarlett si domandò quanto tempo fosse passato dalla sera dell'incubo, sperando poi che non fosse trascorso più di un giorno. Le domande iniziarono a tormentarla e quando notò che Herman uscì dal salotto, Scarlett prese un po' di coraggio e si rivolse all'unico ragazzo rimasto.
«Perché sono qui?» chiese cercando di non apparire spaventata, cosa che in realtà lo era terribilmente. Lyle si voltò verso di lei e le sorrise, quasi dolcemente. Dopo di che il ragazzo si avvicinò ad un gatto dal manto bianco e iniziò ad accarezzarlo lentamente.
«Sei qui per questo» E il ragazzo indicò l'animale sotto al suo tocco delicato. Scarlett non riuscì a capire e spostò lo sguardo confuso da Lyle al gatto.
«Justin, il falso umano che ha cercato in tutti i modi di ingannarti, ha osato chiedere aiuto ad uno dei maghi più potenti e pericolosi per farla pagare ad Herman» iniziò a raccontare Lyle. Nel frattempo il felino si allontanò dalle carezze del ragazzo e si avvicinò lentamente a Scarlett, che sollevò i piedi per poi posarli sul davanzale.
«Il tuo amico ha sempre avuto questo problema di vendicarsi per qualsiasi cosa» continuò il ragazzo. «E stavolta, per una sciocchezza avvenuta qualche settimana fa, Justin ha perso la testa e ha chiesto ad uno stregone di trasformare l'amata sorella di Herman in quell'abominio» Ed indicò il gatto che poco a poco si era posizionato accanto alla finestra.
Scarlett lo guardò incredula e scosse la testa ripetutamente, non riuscendo a credere ad una singola parola uscita dalla bocca di quell'essere sovraumano. Ma esso aveva un'espressione seria in volto e questo fece capire a Scarlett che non erano menzogne.
«Com'è possibile?» domandò Scarlett sempre più confusa. In seguito osservò più attentamente il felino sotto ai suoi piedi e sussultò leggermente quando notò che i piccoli occhi erano completamente rossi, simili a quelli dei due ragazzi durante la loro trasformazione in presunti vampiri.
Sembrava una storia così assurda e se non si fosse trovata in quella reale situazione, avrebbe anche fatto due risate sulla spiegazione di Lyle riguardo alla gatta.
«Con il tempo imparerai che in questo mondo tutto è possibile, per questo motivo il tuo amico Justin ha deciso di compiere un'azione così vergognosa» rispose il ragazzo con disgusto. «È un grave crimine privare ad un vampiro il suo aspetto demoniaco e a questo punto Justin dovrà pagare per questo, e lui lo sa bene» concluse.
Scarlett ascoltò con stupore tutte quelle assurde parole, ma specialmente con orrore. Era tutto così surreale e non poteva essere davvero possibile.
«E perchè c'entro proprio io in tutta questa storia?» domandò Scarlett con timore.
Il ragazzo dalle iridi di ghiaccio le rivolse uno sguardo pieno di tenerezza, ma il ghigno malefico non abbandonò il suo volto.
«Lilith è la persona più importante per Herman, così come lo sei tu per Justin» disse Lyle, sul volto un espressione compiaciuta. «Herman non sa ancora se riuscirà mai ad avere indietro la sorella e fino ad allora Justin verrà ripagato con la sua stessa mossa, o peggio» Il ghigno pieno di cattiveria si allargò ulteriormente sul volto del ragazzo e Scarlett sentì un brivido di paura scorrerle lungo la spina dorsale.
Cosa stava ad indicare quel peggio?

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