Capitolo 14

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Una volta essersi aperte le porte dell'ascensore, i due ragazzi si ritrovarono davanti ad un lungo corridoio illuminato. Justin iniziò a camminare e l'unico suono che si poteva udire era il rumore del suoi passi, per il resto c'era una quiete assurda. Ai lati del corridoio si trovavano svariate porte di vetro che lasciavano intravedere uffici ben ordinati e spaziosi, ma non c'era traccia dei dipendenti.
Scarlett seguì il ragazzo titubante e gli domandò dove fossero diretti. Però la preoccupazione maggiore della ragazza era sapere se quell'area del palazzo era accessibile al pubblico, ma potè facilmente immaginare che non era così.
«Che stai facendo?» domandò Scarlett non appena il ragazzo aprì una delle porte. Ma esso non rispose e si limitò a farle un cenno di seguirlo all'interno. Scarlett incrociò le braccia al petto e rimase ferma al di fuori dell'ufficio fissando Justin con aria severa.
«Non possiamo entrare qui» disse Scarlett. Lui per tutta risposta alzò gli occhi al cielo e con un movimento veloce afferrò il polso della ragazza, dopo di che la trascinò all'interno dell'ufficio.
«Se ti fidi di me vedrai che alla fine sarai contenta di avermi seguito fin qui» disse il ragazzo.
Scarlett sbuffò rumorosamente, ma in seguito decise di seguire Justin nel bel mezzo della stanza. L'ufficio era molto grande ed era arredato con svariati mobili metallici; una forte luce proveniva dall'ampia vetrata posta dal lato opposto rispetto alla porta d'ingresso e al di fuori si poteva scorgere una terrazza altrettanto grande. Il ragazzo proseguì in quella direzione e dopo di che aprì la portafinestra.
«Di chi è questo ufficio?» chiese Scarlett guardandosi attorno. «E soprattutto come fai a conoscere questo posto? Non potremmo nemmeno essere qui» continuò lei.
«Rilassati» disse Justin. «È l'ufficio di una persona che conosco molto bene ed è per questo che so come muovermi in questo posto»
Scarlett decise di fidarsi, nonostante avesse ancora qualche dubbio sul fatto se potevano stare in quell'area o meno. Così, i due ragazzi uscirono al di fuori della portafinestra e si ritrovarono nella terrazza dell'ufficio.
La ragazza rimase meravigliata dal panorama che si trovò davanti e dopo di che si avvicinò alla ringhiera. I palazzi altissimi che Scarlett aveva visto all'entrata della mostra non appena era arrivata, si trovavano adesso alla sua stessa altezza e da lì erano visibili i tetti di essi.
Inoltre in lontananza si poteva scorgere la riga azzurra dell'oceano e le numerose imbarcazioni che occupavano le sue acque.
«È bello, non è vero?» chiese Justin, spuntando alle spalle della ragazza. Quest'ultima annuì e notò che Justin si trovava a debita distanza da lei e dalla ringhiera. Trovò questo suo comportamento molto strano, ma decise di non fare domande.
«Dipingi, ti piace l'arte, ma ho come l'impressione che stare a questa mostra è l'ultima cosa che vorresti» osservò Justin d'un tratto. Scarlett sospirò e tenne lo sguardo fisso sull'orizzonte, pensando a quanto fossero piene di verità le parole appena udite.
«Perché sei qui?» insistette il ragazzo, non curandosi del fatto di risultare invadente.
«Per mio padre» disse semplicemente lei. Ma in fondo sapeva che le domande di Justin non si sarebbero interrotte lì; era come se anche lui avesse un'incontrollabile curiosità che lo spingeva a indagare, proprio come accedeva a lei stessa. Quindi riusciva a capire quel comportamento.
«E dov'è lui?» chiese Justin, che nel frattempo non si era mosso di un centimetro dalla sua posizione distanziata.
«Che ti prende?» domandò Scarlett riguardo al suo comportamento ambiguo. Sembrava che esso volesse stare alla larga da qualcosa, come se ne avesse paura. Ma la ragazza non riuscì a capire quale era la causa.
«Niente» rispose lui seccato. «Non hai risposto alla mia domanda» continuò.
Tutta quella insistenza di norma non avrebbe dato fastidio a Scarlett, anche perchè a volte era lei la prima a comportarsi così, ma l'argomento del quale si stava parlando era davvero delicato e di sicuro non ne voleva parlare con Justin.
«Non è qui» rispose la ragazza, cercando di accentuare la sua irritazione sempre più crescente. Ma questo non bastò per tenere a freno le domande di Justin. Difatti dopo pochi istanti arrivò un'altra domanda e Scarlett alzò gli occhi al cielo, rivolgendo poi uno sguardo infastidito al ragazzo.
«E per quale motivo sei a questa mostra per tuo padre malgrado la sua assenza?»
A quel punto la ragazza si lasciò invadere dalla rabbia e per questo motivo si trovò a rispondere con tono alquanto irritato, facendo comparire un'espressione sorpresa sul volto di Justin.
«Mio padre ci ha abbandonate molto tempo fa e l'unica cosa che mi importa di lui è non rivederlo mai più, chiaro? E direi che questi non sono affari tuoi, quindi potresti smetterla di tartassarmi di domande? Anche perché io non te ne ho fatta nessuna riguardo ai padri diversi che avete tu e Nolan» disse la ragazza, lasciando fuoriuscire tutta la rabbia che provava. Ma dopo pochi secondi si calmò leggermente e si rese conto di aver alzato troppo la voce, così rivolse a Justin uno sguardo di scuse. Esso non disse nient'altro e non accennò al fatto di scusarsi per la sua insistenza. Inoltre Justin era rimasto qualche secondo spiazzato quando Scarlett le aveva detto che lui e Nolan non avevano lo stesso padre, in fondo era una cosa riservata e l'unico che aveva potuto spifferare tutto era di certo Nolan.
Passarono svariati minuti durante i quali nessuno dei due osò dire una parola e Scarlett si limitò ad osservare con attenzione le automobili che scorrevano veloci sulla strada sottostante.
Non riusciva a capire tutta quella curiosità da parte di Justin riguardo a suo padre: in fondo si conoscevano da poco e delle domande così specifiche erano strane, anche perché prima d'ora non avevano mai passato molto tempo da soli in modo da conoscersi a fondo.
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri e dopo di che si voltò verso Justin, il quale era rimasto fermo al centro dell'ampia terrazza. Scarlett lo fissò con aria interrogativa e notò che esso era rimasto per molto tempo con lo sguardo fisso sulla ringhiera di metallo, giocherellando nel frattempo con il bracciale di cuoio che portava al polso. Dalla sua espressione si poteva intuire che c'era qualcosa che lo innervosiva molto e solo dopo aver riflettuto per qualche istante Scarlett capì cosa turbava il ragazzo.
«Il panorama da quassù è bellissimo» osservò d'un tratto Scarlett. Non arrivò nessuna risposta e Justin si limitò ad annuire. A quel punto Scarlett decise di forzare un po' la situazione.
«Non ti chiedo perché ti interessa così tanto il motivo per cui sono qui, ma toglimi una curiosità: soffri di vertigini?» domandò la ragazza e dopo di che studiò con attenzione il volto di Justin.
«No» rispose lui semplicemente. In seguito Justin posò lo sguardo sulla ragazza e non lo distolse per svariati istanti. Scarlett non poté fare a meno di essere rapita da quello sguardo e difatti i due si ritrovarono a fissarsi. Erano sguardi curiosi quelli che vagavano tra i due, senza il minimo disagio. Inoltre era la stessa situazione che aveva caratterizzato i loro primi incontri.
«Avvicinati» disse la ragazza, per poi indicare la ringhiera accanto a lei. Con sua grande sorpresa, Justin si diresse nella sua direzione e nel frattempo non distolse mai lo sguardo dalle sue iridi azzurre. Arrivò a pochi centimetri da Scarlett, ma non osò spostare lo sguardo oltre la ringhiera che li separava dal vuoto.
Per un momento la ragazza pensò che Justin non soffrisse di vertigini, anche perché aveva un'espressione molto convinta che non lasciava trapelare nessuna emozione a riguardo.
«Sei bravo a nascondere le cose» commentò Scarlett, dopo aver osservato a lungo il ragazzo. Quest'ultimo non aveva ancora distolto lo sguardo da lei e sembrava starsi impegnando profondamente per mantenerlo saldo.
«Guarda giù» disse lei. Per la seconda volta in poco tempo, Scarlett rimase sorpresa dall'azione di Justin: esso distolse lo sguardo dai suoi occhi e con un movimento del capo rapido poggiò lo sguardo sulla strada al di sotto della terrazza.
La ragazza rimase quasi delusa dal fatto di aver creduto male, ma subito dopo Justin si allontanò bruscamente dalla ringhiera e chiuse gli occhi per qualche secondo. Il petto del ragazzo si alzava e si abbassava velocemente e solo dopo altri secondi esso si tranquillizzò del tutto.
Successivamente fulminò con lo sguardo la ragazza, la quale ricambiò con uno pieno di sfida.
«Così puoi provare come ci si sente a parlare o fare una cosa per niente piacevole» disse Scarlett, facendo ricordare a Justin di tutte le domande insistenti riguardo a suo padre.
Il ragazzo sbuffò e dopo di che si diresse nella direzione della portafinestra. Scarlett lo seguì con lo sguardo e in seguito lo raggiunse, ma una volta lì si fermò a causa di un segno della mano da parte di Justin. Esso sembrava essere sull'attenti, come se stesse cercando di udire qualcosa che la ragazza non era in grado di sentire. A quel punto Scarlett fece per chiedere spiegazioni, ma il ragazzo la precedette.
«C'è qualcuno» disse semplicemente. Dopo di che esso si appiattì al muro accanto all'entrata e fece cenno a Scarlett di fare lo stesso. Lei non esitò ad imitarlo e nel frattempo si maledisse per aver dato retta a Justin e alla sua idea folle di entrare in un ufficio privato.
Ma ormai era tardi per tornare indietro e l'unica cosa che i due giovani potevano fare per non essere scoperti e cacciarsi in qualche guaio, era nascondersi.
«Non è l'ufficio di una persona che conosci, giusto?» sussurrò Scarlett in preda al panico.
Il ragazzo non rispose e mantenne la sua attenzione sull'entrata della terrazza. Finalmente anche Scarlett riuscì ad udire quello che in precedenza le era sfuggito e una voce di un uomo risuonò all'interno dell'ufficio.
«Jacob ti ho detto mille volte di non lasciare aperta la terrazza!» disse la voce.
«No, stavolta non c'entro» si giustificò una seconda voce maschile.
Nel frattempo Scarlett si voltò verso Justin per constatare se avesse in mente un piano per evitare di finire nei guai, ma esso si guardava intorno come se stesse cercando un'altra via d'uscita. Ma l'unica via era la portafinestra.
«Possiamo dirgli che siamo finiti qui per sbaglio» propose la ragazza, ma mantenendo un tono di voce basso. Justin per poco non si lasciò sfuggire una risata e dopo di che si voltò verso la ragazza.
«Non crederanno mai a una cosa del genere» rispose lui, con tono di sufficienza. «Penseranno che siamo venuti qui per rubare qualcosa» continuò.
A quel punto Scarlett rimase in silenzio e capì che Justin aveva ragione: in fondo nessuno dei due poteva provare di conoscere uno dei proprietari dell'ufficio e inoltre nessuna scusa sarebbe stata in grado di salvarli da quella situazione.
  Quando Scarlett aveva varcato l'entrata di quell'edificio non avrebbe mai pensato di incontrare Justin e di ritrovarsi poi intrappolata con lui in un ufficio, eppure le cose erano finite in questo strano e terribile modo.
«Dobbiamo trovare un modo per...» La frase di Scarlett venne interrotta dalla mano di Justin che si andò a posare sulla sua bocca, impedendole di continuare a parlare. Dopo pochi secondi uno dei due uomini uscì dalla portafinestra e si ritrovò nella grande terrazza.
Scarlett trattenne il respiro e sperò con tutto il cuore che l'uomo non si spingesse oltre la soglia della porta, anche perchè così si sarebbe facilmente accorto della presenza dei due intrusi.
Justin, accanto a lei, non distolse per un secondo lo sguardo dall'uomo basso e robusto, ma sul suo volto non c'era neanche un'ombra di preoccupazione. Anzi, sembrava essere semplicemente impaziente di aver di nuovo la terrazza tutta per sé.
Successivamente l'uomo si voltò e rientrò nel suo ufficio, per poi chiudersi la porta alle spalle. Ma la cosa che preoccupò maggiormente Scarlett fu il rumore della serratura, segno che la porta dell'ufficio era stata chiusa a chiave.
«E adesso cosa facciamo?» domandò Scarlett, alzando la voce più di quanto pensasse.
Ma Justin non si scomodò nemmeno a risponderle e questo fece innervosire molto la ragazza. D'altro canto era soltanto colpa di Justin se erano finiti in quella situazione e dell'ingenuità di Scarlett per essersi fidata di lui.
«Mi spieghi perché non ti stai preoccupando di trovare una soluzione?» disse Scarlett, dopo aver tentato numerose volte di rivolgersi a Justin.
«Rilassati, okay?» disse semplicemente lui.
Ma Scarlett lo fulminò con lo sguardo e dopo pochi istanti gli urlò contro: «È tutta colpa tua! E non mi stai nemmeno aiutando a trovare una soluzione per uscire da questo casino!»
Quelle parole non sembrarono nemmeno sfiorare il ragazzo, che nel frattempo cominciò a camminare tranquillamente da una parte all'altra della terrazza senza avvicinarsi troppo alla ringhiera.
Scarlett si mise le mani nei capelli corvini scompigliando così l'acconciatura e l'unico suo desiderio in quel momento era tornare dalla sorella e allontanarsi il più possibile da Justin, anche perchè la tentazione di strangolarlo era forte.
  D'un tratto la serratura dell'ufficio scattò nuovamente e con un veloce e delicato movimento Justin prese la ragazza per le spalle, per poi condurla nelle vicinanze del muro dove fino a pochi istanti fa si erano nascosti.
«Lasciami parlare con loro» disse Scarlett, cercando di liberarsi dalla presa forte del ragazzo. Ovviamente non ebbe successo nella sua impresa e così si ritrovò immobilizzata al muro di cemento.
«Zitta» sibilò Justin. Ma Scarlett sembrava essere convinta sul suo piano, anche perchè se no sarebbero rimasti bloccati lì in eterno.
«Justin» disse lei più ad alta voce, ma la mano del ragazzo le impedì di parlare.
«Ho sentito qualcosa» disse una voce proveniente dall'interno. Dopo di che si udirono dei passi avvicinarsi sempre di più e la figura dell'uomo basso e robusto riapparve sulla soglia della porta.
A quel punto Scarlett iniziò ad emettere dei mugolii di protesta, cercando di scansare la mano di Justin. Lui alzò gli occhi al cielo esasperato e capì che sarebbero stati scoperti in pochi secondi se Scarlett non si sarebbe calmata.
Così, liberò la bocca di Scarlett dalla presa della sua mano e con un movimento rapido poggiò le labbra sulle sue.
Rimase solo silenzio.

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