15. That Fateful Accident

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Avere un cuore in due non è facile

Ognuno vuole più della metà per sé
Che se mi faccio male poi lo senti tu
Chi resta ne ha di più

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Le prove libere del venerdì erano andate piuttosto bene: Andrea aveva conquistato il miglior tempo in quelle della mattina, solo per essere superato e retrocedere in una comunque buonissima terza posizione in quelle del pomeriggio, dove a dominare era stato Jorge Lorenzo.

Anna aveva seguito ogni passaggio sul traguardo dal box di Andrea, comodamente seduta sulla sua poltrona, e la stessa cosa aveva fatto il giorno seguente: anche nelle FP3 suo fratello era andato piuttosto forte, riprendendosi il miglior tempo nella sessione combinata.

«Devo decisamente ricominciare a portarti alle gare con me, Nina.» esordì, dopo aver lasciato la sua Suzuki in mano al proprio Team e aver dato qualche istruzione veloce per come settarla per le qualifiche del pomeriggio. «Mi porti decisamente fortuna!» Le mostrò un sorriso enorme, mentre allungava una mano ancora guantata a scombinarle i capelli, l'altra che armeggiava per slacciarsi il casco. Se lo tolse, liberando la sua fluente massa di capelli, ora sudati, e glielo porse.

«Ammettilo che mi vuoi qui con te solo perché sono il tuo portafortuna e non perché ti manco!» scherzò Anna, poggiandosi il casco sulle gambe e tambureggiando le dita sulla superficie lucida col numero ventinove in giallo fosforescente. «Altrimenti mi lasceresti alla mia triste vita a Vasto!» aggiunse melodrammatica, assumendo un tono e un atteggiamento che aveva copiato proprio dal fratello.

Andrea roteò gli occhi con un ghigno divertito. «Ti piacerebbe che fosse così semplice e invece no!» Le si avvicinò e la stritolò in un abbraccio laterale. «Non ti libererai maaaaai di me, sorellina cara.» Le stampò un rumoroso e sudato bacio su una guancia.

«Che disgrazia!» replicò Anna, con una risata, spingendolo lontano. «E grazie per avermi impregnata col tuo odore macho.» aggiunse, storcendo il naso in una smorfia.

Andrea scoppiò in una risata allegra. «Così gli uomini ti stanno alla larga!» ammiccò.

Anna gli tirò il cappello col suo logo, che però lui afferrò al volo con un'altra risata, prima di indossarlo. «Le prove della MotoGP sono finite, se vuoi tornare al Motorhome ti raggiungo tra poco, che prima devo finire alcune cose coi ragazzi.» disse, indicando il suo Team con un cenno del capo.

Anna annuì distrattamente. «No, ti aspetto, tanto non ho niente di meglio da fare.» rispose, scrollando le spalle, mentre i suoi occhi si dirigevano verso lo schermo piatto appeso alla parete accanto, nella quale stavano trasmettendo le prime immagini dai box di Moto2.

Voleva vedere come se la cavava Alex.

Andrea seguì la traiettoria del suo sguardo e fece per dire qualcosa. Poi sembrò ripensarci. «D'accordo, allora rimani pure lì, basta che non stai in mezzo ai tecnici e non li distrai.» borbottò.

«Ricevuto!» esclamò distrattamente Anna, ormai presa dall'inquadratura del box della Marc VDS, dove Joan Mir stava parlottando col suo Team. Alex ancora non era arrivato.

Andrea sospirò, poi si mise al lavoro.

*

La caduta era stata brutta, molto più di quello che si sarebbe mai aspettata, nonostante con Andrea avrebbe dovuto essere abituata a vedere uomini ai quali teneva fare ben più di un semplice capitombolo da una moto.

Eppure, a quei colpi al cuore non ci si abituava mai.

La Kalex di Marquez aveva scodato dopo una curva presa forse con un po' troppo entusiasmo (Alex aveva accesso due caschi rossi nei primi settori, quindi capiva che stava cercando di spingere al massimo per rubare il miglior tempo di quelle terze prove libere) e Anna non riusciva a capacitarsi del fatto che lui non avesse lasciato andare la moto subito. Aveva cercato invece di domarla, come un cowboy in sella a un toro imbufalito che cercava di disarcionarlo con tutte le sue forze. La moto lo aveva però tradito quando la ruota anteriore aveva incontrato la ghiaia e si era sdraiata su un lato, facendo letteralmente volare Alex.

𝐂𝐑𝐀𝐒𝐇² - 𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐲𝐨𝐮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora