The ghosts of the past

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Ricordi strani e confusi invadono la mia mente in un mix tra passato e presente, ho qualche reminiscenza della giornata passata, all'inizio è tutto sereno; le sue mani calde, le sue braccia forti, le sue labbra morbide e quelle dolci parole che mi cullavano rassicuranti.

Ma poi c'è altro; il freddo, il terrore e la rabbia nell'argento fuso e nell'oceano blu poi ancora la paura, il dolore, l'angoscia e la disperazione che esplodono dentro e fuori di me, e infine quegli occhi neri come la pece, così terribilmente vuoti e spenti, l'odore di sigaretta appena accesa, il sapore del sangue nella mia bocca, il bruciore dei segni sulla mia pelle e il suono muto eppure assordante di qualcosa che dentro di me stava per spezzarsi di nuovo...

Apro gli occhi all'improvviso, tremando in preda al mio incubo, il cuore impazzito, il respiro concitato, ho le lacrime agli occhi, sono fradicia e spaventata.

Stringo forte le braccia attorno a me, ansimo , mi viene da vomitare, chiudo gli occhi e sento le sue mani addosso a me, il suo fiato sulla mia pelle, il suo odore perfino, lo sento addosso, lo vedo ovunque, devo alzarmi subito, non voglio che lui mi veda così.

Mi porto una mano alla bocca cercando di controllarmi, devo assolutamente raggiungere il bagno; mi sento male, ho caldo, soffoco, il dolore insopportabile alla schiena mi impedisce di pensare lucidamente in più sono letteralmente incastrata, Ale come sempre mi teneva stretta a sé e non sembrava volermi lasciare.

Non so come ma riuscì a precipitarmi in bagno, appena in tempo, mi piegai sulla tazza e rigettai tutto lo schifo che mi sentivo addosso, dentro e fuori.

Ero così arrabbiata con me stessa per tutto quello che mi era successo, così triste, così spaventata.

Piansi in silenzio in ginocchio sul pavimento del bagno, poi dopo non so quanto riuscì a tirare lo sciacquone e a raggiungere il lavabo, mi sciacquai il viso e mi lavai i denti.

Dovevo rimettere insieme i pezzi, non potevo permettere che mi vedesse in queste condizioni, un antidolorifico e un'aspirina erano un buon punto di partenza, dopo di che presi coraggio e mi guardai.

Fissai il volto pallido, stanco e provato riflesso nello specchio, la guancia destra era gonfia e violacea, gli occhi erano rossi e lucidi, avevo un aspetto terribile per non parlare del mio corpo, mi sentivo indolenzita, le fitte non sembravano voler smettere e più stavo in piedi più i dolori aumentavano.

Mi sfilai la felpa, sperando di alleviare un pò quella tortura ma quando alzai lo sguardo non riuscì a dire una parola; la mia schiena era rossa, piena graffi e lividi, i miei polsi erano viola e potevo ancora vedere i segni lasciati dalla cintura con cui mi aveva legata.

Il mio corpo era pieno di lividi, il mio collo, il mio seno e persino l'interno coscia, erano costellati di suoi segni: le impronte delle sue mani, delle sue dita, della sua bocca su di me.

Non ero affatto pronta, quello che vidi nello specchio mi scioccò a tal punto che mi ritrovai un'altra volta piegata in due, in preda ai conati.

Peccato che non ci fosse più niente da buttare fuori...C'era solo il dolore e quello non se ne sarebbe andato tanto facilmente, lo sapevo bene.

Strinsi forte il mio petto, in preda all'angoscia; lo squarcio era stato riaperto, lo sentivo, le ferite avevano ricominciato a sanguinare, pensavo fosse finita e invece era tutta un illusione.

Strinsi forte il ripiano mentre sentivo ogni parte di me sgretolarsi, il vuoto era ancora lì più freddo e buio che mai.

"Non ce la faccio...Non posso sopportare tutto un' altra volta, lei tornerà..." Ansimai stringendomi la testa tra le mani disperata.

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