«Qualcuno chiami il 119, cazzo!» gridò Harry.Liam parve tornare in sé. Fu proprio lui, tra tutte le persone presenti, a rispondere alla richiesta di Harry: si frugò freneticamente in tasca, mentre Harry continuava a cercare il battito della donna. Quando fu certo che non c'era, decise di praticarle un massaggio cardiaco.
Tirò la testa e il mento della donna all'indietro, intrecciò le mani, le posò sullo sterno e iniziò la compressione ritmica.
Uno, due, tre, quattro...
«Mandate un'ambulanza allo stadio della Branton Glen, c'è una donna... è morta... cioè sembra morta!»
...dodici, tredici...
«Non me lo ricordo l'indirizzo! È a Branton, lo stadio... cioè è più tipo un campo sportivo grosso... siamo nel parcheggio...»
...rincoglionito! Ventisette, ventotto, ventinove, trenta!
Qualcuno disse l'indirizzo a Liam, che lo ripeté all'operatore al telefono.
«Come dice? ...Fantastico! ...Harry, c'è un ambulanza già qui allo stadio per la partita! Arrivano subito!»
Harry fu felice della notizia: la procedura era faticosa ed era da solo, a praticarla.
Aveva appena terminato la prima serie di compressioni, quindi si chinò sul viso della donna per praticarle la respirazione bocca a bocca. Soffiò aria nei suoi polmoni e osservò il petto che si alzava. Una, due volte.
Ora doveva ripetere il massaggio. Intrecciò di nuovo le mani.
Uno, due, tre, quattro...
«Sì... esatto... un mio amico le sta praticando un massaggio cardiaco... no... sì... lo sa fare, sua madre è infermiera, gliel'ha insegnato lei... sì... sì...»
«Grande Styles...» mormorò un tifoso.
....ventisei, ventisette, ventotto, ventinove, trenta!
Di nuovo respirazione. Di nuovo massaggio. La procedura andava ripetuta finché non sarebbe arrivata l'ambulanza. E Harry lo fece.
Ma non stava funzionando. La maga era ancora priva di vita.
Circa alla quinta ripetizione si udirono finalmente le sirene. Harry percepì che la folla faceva spazio per far fermare il mezzo.
«Ci pensiamo noi, adesso!» disse uno dei paramedici correndo verso di lui. Harry, stremato, si fece da parte.
Avrebbero usato i defibrillatori. Ma non sarebbe servito a nulla. Percepiva il vuoto, dentro quella donna. Uno strano vuoto.
Harry chinò la testa, in bocca il sapore amaro del fallimento.
«Che c'è, Haz?» chiese Liam.
«È morta...» disse Harry.
Provò una delusione intensa, straziante. Era la prima volta che praticava una rianimazione cardiopolmonare ed era stato come nell'esercitazione con il manichino: inutile. Si aspettava di poterle ridare la vita, e si rese conto di averlo sperato come si spera in una magia. Ma non c'era nulla di magico nella medicina. Le procedure mediche non erano incantesimi.
Si sentì così sciocco.«Styles, sei comunque un grande...» disse un uomo lì accanto. Diede il via a un applauso a cui si unirono tutte le persone presenti. Harry sentì di non meritarlo. Perché lo stavano applaudendo? Per averci provato?
Come ai bambini scemi a scuola?
«Sei un eroe...»
Una voce si staccò nettamente dalle altre. Apparteneva a una donna che poteva avere un'età tra i trenta e i quarant'anni: magra, capelli scuri, cortissimi, naso importante. Indossava un tailleur con pantaloni dal taglio molto semplice. Aveva una strana espressione di trionfo sul viso. «Anche se non l'hai salvata» aggiunse. «Non avevo mai visto qualcuno fare quello che hai appena fatto... è stata una scena molto emozionante.»
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L'ultimo evocatore - Larry Stylinson
FanfictionLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Harry. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, vec...