8. Sei tu?

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Harry scosse con violenza Louis, che stava ancora ridendo. «Ascoltami cazzo!»

«Oddio...» disse Louis tra le risa, «sai qual è la cosa divertente? È che sei serissimo! Ci credi veramente!» Trattenne a stento un'altra risata.

«Louis, guardami! Ti prego, torna in te!»

Louis scoppiò di nuovo a ridere e Harry si sentiva più stupido ogni secondo che passava.

Non sapeva cosa fare. Come si rompe un incantesimo?

Strinse la presa sulle spalle di Louis e lo guardò ridere, frustrato dall'impotenza.

Lo guardò, desiderando con tutto se stesso di rimetterlo a posto, ed ebbe un déjà-vu.

La visione che aveva avuto due giorni prima, mentre la maga dei desideri moriva tra le sue braccia, durante quel breve momento di confusione di cui ricordava solo suoni e immagini. Quello strano castello di prismi scintillanti. Vide qualcosa di simile, dentro Louis, nel suo profondo nucleo.

Era opaco, oscuro, spigoloso.

Lo vide per un istante, e in un istante scomparve, con l'ennesima risata sguaiata di Louis. «Sono in me, te l'assicuro» disse infine lui, quando si fu calmato.

Harry mise da parte il fugace attimo di déjà-vu che aveva appena avuto. Decise di insistere: «Nei giorni scorsi hai incontrato Sibylla Cooman? Ti ricordi per caso di averla vista? Lei o... qualcuno con atteggiamenti simili?»

«Ma chi? Maga Magò?» Louis si liberò con un gesto secco della stretta di Harry.

«Sì! Lei! Io e Liam l'abbiamo incontrata, due giorni fa.»

Louis spalancò gli occhi. «E cosa voleva?»

«È morta tra le mie braccia. E prima di morire mi ha messo in guardia. Mi ha detto che...» Harry esitò, indeciso per un attimo se dirglielo. «Mi ha detto che sono in pericolo.»

Louis alzò un sopracciglio, di nuovo serio, forse persino preoccupato. «Wow. Non mi stupisce che pensi che mi abbiano fatto un incantesimo. Ma ti assicuro che sono in me.»

«Come fai a esserne sicuro? È palese che non sei in te, cazzo! Sei sicuro che non hai fatto qualche incontro strano? Guardami! Guardami negli occhi!»

Louis inclinò la testa, sollevò appena un angolo della bocca. «E perché? Vuoi ipnotizzarmi?» Poi sospirò. «Povero Harry...» disse con voce abbattuta.

«Non ti sto dicendo una cazzata, non sono diventato scemo. C'era anche Liam, chiedi a lui, se lo senti ancora.»

«Ma io ti credo, che l'hai incontrata. Però ti posso assicurare con certezza assoluta che non sono vittima di un incantesimo.»

«E come fai a esserne sicuro?»

«Sono perfettamente in me.»

«Come cazzo fai a esserne sicuro?!» Harry ripeté la domanda alzando la voce e scandendo più lentamente le parole.

«Perché è per questo che ci siamo lasciati!» sbottò Louis, con la voce carica di rabbia, tristezza, rancore.

Harry fece un passo indietro, turbato dall'ennesimo, improvviso cambio di umore.

Louis strinse i pugni. «Ci siamo lasciati perché tu non volevi accettare che io stessi cambiando. E perché ti sei impuntato con quella cazzata che non volevi scendere a compromessi.»

Harry fece schioccare la lingua. «Tu li chiami compromessi. Io li chiamo avere il culo al posto della faccia e fare finta che sono il tuo assistente personale mentre tu fai finta di uscire con una ragazza, quando lo sanno tutti che siamo gay. Tutti, Lou. Tutti! Tutti i nostri amici che ci prendono in giro e i tuoi compagni di squadra che se la ridono e...»

L'ultimo evocatore - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora