..Mark era in piedi davanti a lui, di schiena, con i pantaloni abbassati. Harry si sentì orribile.E infuriato.
Infuriato con Mark. Nonostante Harry l'avesse implorato di resistergli, gli era praticamente saltato addosso.
E infuriato anche con se stesso. Si disse che non era colpa sua. Ma non era vero. Era anche colpa sua. Avrebbe potuto resistere. Avrebbe potuto scappare, andare a nascondersi da qualche altra parte.
Invece era rimasto lì, e aveva ceduto agli influssi dell'incantesimo.
Forse sarebbe bastato che mi facessi una sega, pensò, una sega per i cazzi miei.
Faticava a comprendere l'enormità di ciò che gli era successo. Artemide Vinci gli aveva fatto un incantesimo. Come e perché lo avesse fatto Harry non ne aveva idea. Ma l'aveva fatto. Aveva usato della magia su di lui.
Magia.
Devo chiamare Liam. Devo parlarne con lui. Subito. Stasera.
Lo avrebbe fatto certamente preoccupare, ma con chi altro avrebbe potuto discutere di quegli argomenti? Con nessuno. Solo con lui. Il suo migliore amico.
Gli avrebbe detto tutto, non solo ciò che era successo quella sera. Gli avrebbe mostrato la foto in cui appariva la donna della Polaroid a Southampton, gli avrebbe detto delle visioni prismatiche. Harry si stava iniziando a convincere che avessero anch'esse un significato magico: non poteva essere una coincidenza che fossero iniziate proprio quel giorno, il fatidico giorno in cui Maga Magò era morta tra le sue braccia.
Forse potrei andare a Bristol da lui... Se mi vede in carne e ossa vivo e vegeto si agita di meno.
Un sospiro di Mark lo riportò alla realtà. Si rese conto di avere i pantaloni ammucchiati sui piedi. Si chinò per tirarli su, li riallacciò, mentre Mark faceva lo stesso.
Infine il ragazzo si voltò verso di lui. «Lo pensi ancora?»
«Penso cosa?» gli chiese Harry, con lo sguardo fisso nel vuoto.
«Che non mi vorrai mai più?»
Mark lo cinse, appoggiò il mento al suo petto, lo guardò dal basso. Harry, per qualche istante, si sentì talmente in colpa che l'abbracciò. Non era un abbraccio d'amore, la sua intenzione era quella di consolarlo.
Ma Mark lo interpretò diversamente. «Oh, Harry...» disse dolcemente. Posò la guancia sul petto, ricambiò la stretta. Harry si rese conto che stava facendo di nuovo la cosa sbagliata, quindi lo allontanò.
Sì, lo penso ancora.
Come cazzo faccio a dirglielo?
Come faccio a dirglielo ed essere credibile?
Come faccio a dirglielo e non farlo sentire una merda?
Mark non sembrò preoccuparsi dell'improvvisa freddezza di Harry. Gli rivolse un sorriso malinconico. «Hai paura di rimanere di nuovo scottato, vero? È per questo che fai tanto il duro... Un po' ti capisco, sono rimasto scottato anch'io, una volta...»
Mark stava interpretando la realtà secondo parametri da soap opera, senza conoscere la verità. Ma Harry non poteva dirgli la verità.
Decise allora di fare quello che gli riusciva meglio. Decise di fare lo stronzo.
«Mark, non farti film. Non sei il mio tipo. Avevo voglia di scopare. Abbiamo scopato. Sto a posto.» Quelle parole uscirono a fatica dalla sua bocca.
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L'ultimo evocatore - Larry Stylinson
FanfictionLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Harry. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, vec...