17. Un tipo romantico

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Non era la prima volta che Harry faceva sesso con qualcuno dopo aver lasciato Louis. Aveva avuto qualche avventura, tramite Tinder. Nessuna storia che fosse proseguita dopo il secondo appuntamento. Nessun ragazzo fisso. Ma gli incontri occasionali non se li era fatti mancare.

Era però la prima volta che sentiva di aver fatto qualcosa di profondamente sbagliato.

Quel ragazzo non gli piaceva. Non lo attraeva. Aveva ceduto solo per frustrazione, perché gli era rimasta addosso l'eccitazione dell'approccio mancato con Andy. Aveva letteralmente approfittato del primo culo di passaggio.

Mark si appoggiò al suo petto con aria sognante.

Effettivamente era almeno un mese che stavo a secco.

Forse dovrei riattivare Tinder e cercare qualcuno nell'area londinese.

«È stato stupendo...»

«Ok» disse Harry, alzandosi. Il suo sguardo cadde sul pavimento, sul preservativo usato che aveva indossato fino pochi minuti prima. Chiuse gli occhi e prese un respiro. «Mettiamo subito in chiaro una cosa: questa esperienza non si ripeterà. Mai più.»

«Mai dire mai...» sussurrò Mark alle sue spalle.

Harry si voltò e lo guardò negli occhi. No, il suo sguardo cadde involontariamente in mezzo alle sue gambe. Era completamente nudo, steso sul letto sfatto in una posa ammiccante. Harry fece un piccolo sforzo e alzò di nuovo lo sguardo agli occhi. «Sono serio. E voglio essere sincero: tu non mi piaci. Non sei il mio tipo. La cosa non si ripeterà. Capito?»

Mark sorrise. «Dieci minuti fa non mi pareva di non essere il tuo tipo...»

«Ero eccitato, ok? Ero eccitato per i cazzi miei. Se vuoi ti chiedo anche scusa: scusa. Non si ripeterà.»

Mark si fece improvvisamente serio, sembrò aver capito che Harry non stava scherzando.

«E ti ricordo che fino a mezz'ora fa stavi piangendo per il tuo fidanzato cornificatore.»

Mark si mise a sedere sul letto, raccolse le gambe contro il petto, le cinse con le braccia. «Quello stronzo lo mollo. Mi ha tradito.»

«Bravo. Ma mollalo per te stesso e non per me. Capito? Perché con me non ci saranno replay.»

Mark annuì debolmente. «Come sei categorico...»

«Vado a lavarmi» disse Harry infilandosi i pantaloni senza le mutande. Prese le cose per il bagno e uscì. Aveva il cellulare con sé, lesse i messaggi che erano arrivati durante quella mezz'ora di blackout.

Erano tutti di Andy. Un paio di messaggi a cascata in cui gli chiedeva scusa di essersene andato di tutta fretta e gli proponeva un'uscita insieme, loro due da soli, dopo la cena sociale che si sarebbe tenuta il mercoledì successivo al secondo turno della FA Cup.

La partita era martedì, e sarebbe stata la loro prima trasferta. Sia sua madre che suo padre avevano promesso che sarebbero scesi da Doncaster,  per vederlo. Harry non ne capiva il motivo: lui certamente non avrebbe giocato (Lajovic non l'aveva fatto entrare alla scorsa partita, che era contro una squadra di National League, mentre la Southampton FC giocava in B) e il risultato sarebbe stato con ottima probabilità una sconfitta.

Harry pensò alla cena, prima ancora che al possibile appuntamento successivo con Andy: era un incontro dal carattere ufficiale, a cui avrebbe partecipato anche una fetta di dirigenza e a cui erano invitate mogli e fidanzate dei giocatori, quindi non un'occasione divertente.

Ho fatto coming out col parrucchiere tabagista. Potrei approfittare della cena per farlo anche con tutti gli altri.

E chi lo considera Lajovic e la sua omofobia.

L'ultimo evocatore - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora