21. Jem e il parrucchiere

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Di nuovo.

Era la terza volta che qualcuno gli stava facendo piedino sotto il tavolo. Inizialmente pensava fosse Andy, che era seduto proprio di fronte a lui. Poi gli era venuto per un istante il dubbio che fosse Serafin, che chiacchierava fittamente con Andy, seduto alla sua sinistra, ma si diede dell'idiota per averlo pensato: perché mai Serafin Konjuh avrebbe dovuto fargli piedino? Fu solo in quel momento che percepì nettamente un tacco. A spillo.

Alzò gli occhi verso la donna alla destra di Andy: si trattava di Agnese, la bellissima moglie di Raul (che sedeva, ignaro di tutto, un posto più in là). Lei gli sorrise fugacemente, poi scostò lo sguardo. Ma il suo piede continuava a insistere sulla gamba di Harry, e stava salendo verso il ginocchio.

Agnese era davvero bella, lo capiva persino Harry che non era un amante del genere femminile: capelli neri, lineamenti regolari ma non banali, e un seno sodo e prosperoso messo in mostra da una profonda scollatura.

Se Raul si accorge che ci sta provando...

Harry decise di adottare una strategia drastica. Allungò la mano sotto il tavolo, le afferrò gentilmente il piede, e altrettanto gentilmente lo spinse lontano da sé.

Lei si voltò verso di lui, sollevò un sopracciglio. Harry scosse lentamente la testa, serio.

Hai capito che non ci sono speranze?

Agnese sorrise. E Harry sentì di nuovo il piede sulla sua caviglia.

Evidentemente non è abituata ai rifiuti...

La cosa non lo stupiva, bella com'era. Annoiato, decise di alzarsi.

«Dove vai?» gli chiese Serafin.

«A pisciare» rispose seccamente Harry.

Ma farti i cazzi tuoi?

«Sempre elegante, Styles» commentò Gus, che sedeva pochi posti più in là accanto a sua moglie, al loro stesso tavolo.

Era una cena molto tranquilla. Erano presenti mogli e fidanzate e buona parte della dirigenza. Erano distribuiti su tre tavolate. Mark, il parrucchiere tabagista, era presente come previsto, ma fortunatamente sedeva a un altro tavolo: Harry non avrebbe potuto sopportare anche i suoi sguardi languidi.

Fu proprio contro di lui che andò quasi a sbattere, mentre si scostava dalla propria sedia: le tavolate erano vicine. Mark tornava, insieme a un compagno primavera, da una pausa sigaretta, Harry lo intuì dall'odore di fumo che portava con sé, appiccicato ai vestiti.

«Ah, ehm... senti...» Mark tossì con aria imbarazzata. «Proprio te, cercavo.»

Harry roteò gli occhi, prevedendo, dal tono, una rottura di scatole. «Dimmi.»

«Ho perso le chiavi.»

Harry lasciò cadere le braccia. «Sei sicuro? Non è che le hai lasciate in stanza?»

«Come sarebbe a dire: ho perso le chiavi?» Si intromise Gus, che evidentemente stava origliando la conversazione. Fece un sorrisetto incredulo. «Vivete insieme?»

«Purtroppo per me, condividiamo la stanza al convitto» rispose Harry indicando Mark.

«Stai al convitto delle giovanili?» chiese Serafin, mentre si alzava a sua volta in piedi. «Ma quanti anni hai?»

Harry si rese improvvisamente conto che agli occhi dei suoi compagni vivere al convitto doveva sembrare una cosa estremamente sfigata. Nessuno di loro alloggiava lì, avevano tutti una casa indipendente, di proprietà o in affitto.

L'ultimo evocatore - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora