20. 2 agosto 1980

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«Oh cazzo...» si lasciò sfuggire Harry.

«Pronto?! Sei in linea?» La voce della madre gracchiò dall'altoparlante lontano.

«Mamma?» Harry si rese conto che stava ansimando, si impose di calmarsi. «Qualcuno vi ha dato fastidio?»

Ma che, sono scemo?

Che cazzo di domande mi metto a fare così di punto in bianco?

«Qualcuno chi?» La madre per fortuna sembrava divertita. «Hai capito dove siamo? Vieni tu?»

«Arrivo subito!» Harry chiuse la chiamata, sperando che Liam fosse ancora in linea, sull'altra chiamata, quella in sospeso. «Liam! Ci sei?»

«Sto qua.»

Harry si morse un labbro. Era il caso di fargli vedere la foto in cui appariva la donna? Forse durante quella settimana in cui non si erano sentiti, il bravo Liam aveva fatto altre ricerche, a differenza di Harry, che aveva completamente ignorato il problema. Forse aveva scoperto qualcosa? Se gli avesse mostrato la foto avrebbero potuto discuterne insieme.

Ma non voleva farlo preoccupare più di quanto fosse certamente già preoccupato. Liam era un tipo così ansioso...

«Prooontooo?» cantilenò Liam.

Harry decise infine di non dirglielo. «Sì, eccomi! Dai, raccontami del goal.»

«Haz, tutto bene?»

Ha il sesto senso, cazzo!

Capisce subito quando c'è qualcosa che non va.

«Sì, scusa, sto correndo per andare a riprendere mia madre, che tra mezz'ora, poi, abbiamo appuntamento all'autobus per tornare a Londra.» Era una mezza verità. Harry stava davvero correndo, per raggiungere sua madre e sua nonna più in fretta possibile: ma non perché fosse in ritardo. La ragione era che non gli piaceva che quella donna si trovasse nelle loro vicinanze.

«Ah, siete in autobus? Non ci dovevate andare in treno?»

«Casini alla stazione...» spiegò Harry. «Il due agosto cade il quarantennale della strage di Londra*, e stanno già a are casino ora, con una settimana di anticipo... va beh, non ti sto a spiegare, ho seguito poco, sinceramente, e mi sembra che hanno pure ragione, quindi non mi lamento.»

«Scusa... che giorno hai detto?» la voce di Liam sembrava improvvisamente preoccupata.

Harry stava correndo a più non posso, e dopo aver corso mezz'ora sul campo si sentiva stanco e a corto di fiato. Iniziò a scorgere, da lontano, l'ingresso davanti al quale avrebbero dovuto esserci sua madre e sua nonna. Ancora non riusciva a vederle.

«Che giorno cosa? Il due agosto?»

«Due agosto?»

Dove cazzo stanno quelle due rincoglionite?

«Liam, mi sembri un pappagallo. Sì! Due agosto! Che cazzo di giorno è il due agosto? Il compleanno di qualcuno?»

«Il quarantennale, hai detto...» Liam parlava con un filo di voce.

Harry si fermò un attimo, smise di cercare sua madre e sua nonna tra la folla, si concentrò sulla telefonata, perché aveva uno sgradevolissimo presentimento, a proposito di ciò che stava pensando Liam.

«Liam...»

«Due. Agosto. Mille. Novecento. Ottanta.»

Improvvisamente, a Harry parve di ricordare. «Non dirmi che era...»

L'ultimo evocatore - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora