19. Esordio

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Lo stadio della Southampton fu una vera delusione: non era molto più capiente di quello del Charlton ed era, per giunta, vecchissimo. Sembrava sul punto di sgretolarsi sotto il peso dei pochi coraggiosi che erano venuti a vedere quel triste turno eliminatorio di FA Cup.

Harry, seduto in panchina, rivolse un'occhiata alla curva ospiti, dove una trentina di tifosi venuti in trasferta da Londra sbandieravano striscioni rosso-bianchi: il Charlton aveva gli stessi colori sociali dell' Arsenal e la loro maglia casalinga era rossa, con delle strisce bianchi verticali. Oggi avrebbero indossato la seconda maglia, bianca con solo due strisce bianche nei lati. Si chiese se i suoi genitori e sua nonna fossero là, in curva con gli altri tifosi, o avessero preso un biglietto in tribuna. Non gliel'aveva chiesto.

La partita era in stallo. Il secondo tempo era cominciato da dieci minuti e il risultato era fermo sul 2-2. Il Charlton faticava a mantenere ordinata la difesa, la squadra si stava chiudendo sempre più a catenaccio. Continuando così il terzo gol della Southampton sarebbe arrivato molto presto.

Il vantaggio iniziale era stato del Charlton. Un gol al secondo minuto, merito di un'incursione scriteriata di Raul, che aveva mandato la difesa della Southampton nel panico per un buon quarto d'ora di gioco. Era stata in quella situazione confusa che il Charlton era riuscito a segnare un secondo gol, questa volta del capitano Gus, di testa su calcio d'angolo.

Ma dopo quei primi minuti, la squadra sulla carta più forte era riuscita a riorganizzarsi e aveva da quel momento dominato la partita. I due gol degli avversari erano arrivati entrambi nel primo tempo, al trentesimo e al quarantunesimo. Lajovic, dalla panchina, si era infuriato. E durante la pausa tra i due tempi aveva dato in escandescenze: «Siete dei coglioni!» aveva gridato. «Vi state cagando addosso, non sono più forti di noi! State perdendo perché siete delle femminucce!»

Ciò che più colpiva Harry, di quella partita, era l'intensità. C'erano solo due categorie che separavano la Northern Premier League dalla Football League One, e tre dalla Football League Championship, ma a Harry sembrava che il livello di quella partita fosse venti volte più alto, rispetto a quelle della Northern.

Stava pensando queste cose, seduto in panchina, mentre guardava i suoi compagni lottare sul campo, quando l'allenatore gridò il suo cognome.

È arrivato il momento, pensò con trepidazione.

«Scaldati» disse Lajovic.

Quella semplice parola fermò per un istante il battito del cuore di Harry. Si tolse rapidamente i pantaloni della tuta e scattò in piedi. C'erano altri due compagni che correvano a bordocampo.

Nemmeno nei suoi sogni più arditi avrebbe pensato di esordire alla seconda partita ufficiale. Non riuscì a evitare di sentirsi un po' emozionato.

No, non semplicemente un po'. Le braccia e le mani gli tremavano. Sentiva poca forza nei muscoli, le ginocchia instabili.

E dai, Haz. Schiena dritta e cazzo duro.

Non è niente, ne hai giocate a dozzine, di partite.

Nella Northern Premier League.

Cercò di calmarsi pensando ad altro. Ma non c'erano molti pensieri gradevoli e rilassanti, nella sua testa, in quel momento della sua vita.

Non passarono neanche cinque minuti e l'allenatore richiamò Harry accanto a sé.

«Forse sto facendo una cazzata» disse Lajovic, riflettendo ad alta voce. «Un allenatore più prudente aggiungerebbe un uomo in difesa e punterebbe alla lotteria dei rigori.» Sospirò, si voltò verso Harry. «Ma io non sono un fifone. Vediamo se il tuo ingresso riesce a confondergli le idee. Conto sul fatto che non ti conoscono.»

L'ultimo evocatore - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora