18. Specchio riflesso gnè gnè gnè

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Quella notte Andy e Harry condivisero la camera dell'hotel tre stelle nel centro di Southampton in cui la squadra aveva deciso di alloggiare, e Andy fu di parola: andò a dormire prestissimo e dormì profondamente per tutta la notte.

Harry lo osservò dormire, per un po', con in testa delle fantasie dai contorni poco definiti, e questi pensieri, insieme alla tensione per la partita dell'indomani, lo tennero sveglio a lungo.

I due letti erano affiancati, distanti circa un metro uno dall'altro (un solo piccolo comò li divideva). Se Harry avesse allungato il braccio avrebbe potuto toccarlo. La stanza era al buio, ma non c'erano persiane alle finestre, solo pesanti tende blu, che non filtravano del tutto il chiarore dei lampioni. Harry intravedeva il suo viso dai lineamenti spigolosi, marcati. Cosa c'era in quel viso che gli piaceva? Forse proprio il fatto che non fosse banale. L'esatto opposto di quello di Mark.

Stanco di tormentarsi, si girò sull'altro fianco, le ginocchia piegate ad angolo. Il letto era corto.

Tutti i letti sono corti.

Il letto di casa sua aveva il materasso più lungo del normale, e lì riusciva a dormire con le gambe distese. Ma nei letti di dimensioni standard doveva tenere sempre le gambe un po' rannicchiate. Dopo due settimane di sonno su un letto simile, al convitto di Londra, ormai ci aveva fatto l'abitudine.

Nel vuoto notturno, e con l'oggetto del suo flebile desiderio alle sue spalle, tornò ad assillarlo una preoccupazione che durante il giorno riusciva a zittire: la donna della Polaroid. Il monito di Maga Magò: sei in pericolo. Ma da cosa? Da chi?

E quella strana visione prismatica... Non era riuscito a cancellare il ricordo di quell'allucinazione. Aveva qualche significato? O era solo una stupida suggestione?

C'era, inoltre, un'altra piccola questione che lo assillava. Non un problema, ma un piccolo peso che non si era più tolto: non aveva più sentito Liam dalla sera successiva al battesimo. Solitamente si chiamavano a vicenda quasi ogni giorno, per raccontarsi delle rispettive giornate, prendere in giro i propri compagni, parlare di sciocchezze. Ma Harry sapeva che se l'avesse sentito avrebbero finito per parlare di magia, e non ne aveva alcuna voglia. Forse anche Liam aveva avuto remore simili, perché anche lui si era astenuto dal chiamarlo.

Gli mancava.

L'indomani anche il Bristol avrebbe giocato la FA Cup, contro i Leeds United, a Leeds. Harry prese il cellulare che era in carica sul comò. Erano le due di notte. Gli scrisse un messaggio.

In culo alla balena per domani. Fateli neri! Ho guardato i tabelloni e voglio Charlton-Bristol alle semifinali di FA Cup!

Era un messaggio paradossale, ovviamente. Né il Bristol né tantomeno il Charlton avevano la benché minima speranza di arrivare in semifinale. Avevano poche speranze di passare persino il secondo turno eliminatorio. E per arrivarci, tra l'altro, il Charlton avrebbe dovuto affrontare anche l'Everton FC di Louis, agli ottavi.

Due spunte grigie segnalarono a Harry che il messaggio era stato recapitato. Liam aveva il telefono ancora acceso, probabilmente con la suoneria spenta. L'avrebbe letto l'indomani.

Poco dopo aver riposto il telefono sul comò, la stanchezza ebbe il sopravvento sulle paranoie, ma i pensieri sgradevoli non lo abbandonarono, e gli regalarono una notte popolata da sogni confusi in cui Andy diventava Louis e poi Liam, e poi di nuovo Louis, e infine la donna della Polaroid, perseguitando Harry all'interno di un labirinto d'erba disegnata con il gesso, in cui echeggiava la voce di Maga Magò, che ripeteva incessantemente: omnia vincit amor... omnia vincit amor...

La mattina Harry trovò due spunte blu, accanto al messaggio di Liam, segno che l'aveva letto, ma non si era degnato di rispondere. Harry si pentì un po' di averglielo mandato.

L'ultimo evocatore - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora