«Che ci fai qui?» gli chiese Harry. Brutale. Forse troppo brutale, più brutale di quanto intendesse.Ma Louis non parve curarsene, sorrise.
Quel sorriso stupendo che gli illuminava tutto il volto.
No... non tutto il volto. I suoi occhi sono strani, oggi. Febbrili.
Louis entrò in casa senza attendere di essere invitato, le mani in tasca, la camminata un po' dinoccolata, diversa dal solito, quasi annoiata. Harry chiuse la porta dietro di lui.
«Ehi, Wendy!» esclamò Louis, allungando la mano destra per accarezzare il cane. Ma Wendy si ritrasse, saltò sul divano e lo guardò da lontano con le orecchie basse. «Che c'è? Non mi riconosci?» In tutta risposta Wendy emise un ringhio e si rincagnò ancora di più, con le orecchie e la coda adese al corpo. Louis si rivolse ad Harry, fece un sorriso amaro. «Mi odia anche il tuo cane, adesso?»
Undici mesi e mezzo. Erano passati undici mesi e mezzo dall'ultima volta in cui l'aveva visto. Nonostante Louis vivesse a Doncaster, e tornasse spesso dai genitori, Harry aveva cercato in tutti i modi di evitare di incontrarlo di persona. E c'era riuscito.
«Mi dici che cazzo vuoi? Non stavi a Mikonos col tuo fidanzato?» lo incalzò Harry.
Louis si fece improvvisamente serio. La sua espressione divenne ansiosa. «Voglio fare l'amore con te» disse in un sospiro.
Harry non ebbe nemmeno il tempo di stupirsi per quella frasetta da romanzo rosa — un'espressione che Louis non aveva mai usato — perché se lo ritrovò addosso, con le braccia al collo e il viso a pochi centimetri, la bocca socchiusa in un tentativo di bacio.
Harry infilò un braccio tra di loro, lo spinse via, per una questione di puro e semplice orgoglio, perché il suo corpo gli stava dicendo di reagire in maniera completamente opposta. Ma Louis era forte, era un atleta, puntò le gambe, lo avvinghiò con le braccia. Harry ricordò tutte le volte in cui era riuscito ad avere la meglio su di lui, fisicamente, forte della sua differenza di peso e di altezza.
Non era più così.
«Tu mi ami ancora» gli disse Louis parlandogli davanti alla bocca, sempre quella stessa espressione melodrammatica sul viso. «Dimmelo... dimmi che mi ami ancora...»
Quelle parole completamente prive di senso mantennero Harry sufficientemente lucido, gli diedero la forza di resistergli.
Ma che cazzo sta dicendo?
Dimmi che mi ami?!
«Sei impazzito o hai bevuto?» gli chiese, con un sorriso incredulo.
Quella richiesta era completamente fuori dal mondo.
Harry non aveva mai detto a Louis quella frase. La trovava vuota, sdolcinata, priva di significato.
Fatti, non parole, era il suo principio morale.
Louis lo sapeva. E gli era sempre andato bene. Perché Louis non era stupido e lo capiva. Capiva che tutte le volte in cui gli aveva detto Ti amo, il sottinteso era che il sentimento fosse reciproco.
E allora perché adesso veniva da lui con quella richiesta? Che senso aveva?
Louis insisté. «Dimmelo. Non fare il duro, in realtà sei un tenero, io lo so...» Era una provocazione? «Lo so che mi ami ancora...»
Harry era confuso da quelle richieste. Gli stringevano lo stomaco dall'emozione, e allo stesso tempo lo infastidivano. Gli sembrava quasi che Louis stesse cercando di provocarlo.
STAI LEGGENDO
L'ultimo evocatore - Larry Stylinson
FanfictionLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Harry. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, vec...