Capitolo 7

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Pov's Olive

Vi sentite mai un peso morto?
Uno che non ha più voglia di fare niente?
Uno che vorrebbe sdraiarsi su un divano e mangiare un barattolo di nutella guardando un film?

In questo momento sarei disposta a fare qualsiasi cosa pur di non stramazzarmi al suolo.

E menomale che Victor aveva detto che era vicino.

Ripeto. La voglia di andare in un college per studiare mi riempie di gioia.
Avete visto come sto sprizzando felicità da tutti i pori?

Ovviamente chi mi conosce, sa già che il mio commento non è altro che una battuta fuoriuscita male.

Alzo gli occhi al cielo infastidita.

Stiamo camminando su un sentiero di ghiaia stretto costellato da alberi, e il mio umore è pari a zero.

A chi diavolo è venuto in mente di costruire un collegio in mezzo agli alberi?

Devo dire però che è parecchio piacevole: l'aria è fresca e mi scompiglia i capelli e il sole è alto nel cielo; paragonandolo al tempo di ieri, qui è un paradiso.

Si sentono degli uccellini canticchiare allegri e spensierati al contrario di me.

Alla mia destra ci sono dei bellissimi fiori di tutte le varie forme e colori; a stento mi sono trattenuta a raccogliere delle tenere margherite bianche.

Con il morale ancora visibile pure sotto le suole delle mie piccole scarpe numero 38, chiedo a Victor, che procede moderato e deciso senza l'ombra di una piccola goccia di sudore sulla fronte:«Victor, quanto manca ancora.. Non credo di farcela ancora per molto. La cosa bizzarra che hai detto, però, è che si trovava vicino alla città, ma qua io vedo solo alberi»

Victor, cammina ancora e devo rincorrerlo, per raggiungerlo: va decisamente troppo veloce per chi ha fatto ginnastica a scuola, ma dove i risultati non si sono ancora visti da nessuna parte, e dubito fortemente che si vedranno molto presto:«Siamo quasi arrivati»

E continuiamo a mettere un piede dopo l'altro sulla ghiaia, che mi rende le cose parecchio complicate.

Per poco non mi stramazzo al suolo, se non ci fosse stato Victor a tenermi per le braccia:«Basta Victor. Sono un peso morto, non ce la faccio più!!» mi lamento, rimettendomi in piedi e aggiustando la maglietta nera; con che coraggio ho messo una maglia dal colore così scuro in una giornata così soleggiata?

Victor mi sorride per poi togliersi da davanti a me e farmi vedere aldilà degli alberi.

Si vede un gran collegio, non tanto lontano da qui, con un tetto a spiovente con tegole marroni e tante finestre per far entrare la luce del sole.

Ok, forse non è tutto perduto.

Non faccio in tempo per rimettermi a camminare sul piccolo sentiero, che sento due braccia prendermi dai fianchi e tirarmi su.

Mio fratello comincia a farmi girare insieme a lui, ridendo per la felicità.

La sua risata si sprigiona nell'aria ed è così contagiosa che mi metto a ridere anch'io, entusiasta e sorridente.

«Siamo arrivati, Olive!! Non ci posso credere! Siamo arrivati!! Ce l'abbiamo fatta, Olive!» urla, contento e sereno come non l'ho mai visto prima.

E mi porta ancora più in alto con le sue braccia ancora attaccate ai miei fianchi.
Sento l'aria fresca che mi colpisce il viso e sento che potrei toccare il cielo con un dito, dalla tanta felicità presente.

Non posso che urlare anch'io dalla gioia, ridendo come non ho mai riso in vita mia.

Chi ci vedrebbe, penserebbe subito che siamo due idioti impazziti che fanno giravolte, rischiando quasi di cadere.

Un §orriso sotto le §telle (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora