Pov's SimonNon lo capisce, non capisce che deve stare lontana da me.
E, invece, no, continua a starmi accanto, non preoccupandosi che magari le farò di nuovo del male.
Ora sono qui, ad osservarla danzare con me.
Ero venuto a cercarla per consolarla, di solito me ne frego, ma Cecilia ha veramente esagerato con le parole.
Chiamarla feccia, oltretutto.
Si vede che ci è rimasta malissimo, è scappata in lacrime.
Quello che non mi aspettavo, invece, è che si sfogasse così tanto, arrivando pure a dire parolacce.
Chissà quante cose ha dentro quella mente tanto furba quanto fragile.
Osservo ogni suo lineamento, tutti lineamenti dolci e innocenti.
La faccio roteare, facendola ridacchiare e facendo alzare di poco il suo vestitino.
Non pensavo mettesse davvero una cosa del genere, quando è entrata in mensa non sembrava neanche lei.
Era una bambola di porcellana, lo è ancora ora.
Non ha note di imperfezioni, il mascara è solo un po' colato per via delle lacrime.
La spingo verso di me e la vedo arrossire, cosa che mi fa sorridere.
La faccio dondolare lentamente tra le mie braccia, a ritmo delle lente note della canzone.
Sono sempre stato bravo a danzare, mio padre mi ha costretto a prendere lezioni di danza perché pensa che mi serviranno in futuro.
Il mio futuro è diventare preside, non un ballerino.
O almeno è quello che vorrebbe che diventassi mio padre, un preside.
Ma non so cosa voglio fare in futuro e di sicuro non voglio diventare come mio padre.
La ragazza dai capelli castani chiude gli occhi quindi io ne approfitto per guardarla ancora più intensamente.
È così rilassata, il suo sorriso è così sincero che mi fa impazzire.
Ma quello che mi attrae di più sono le sue labbra.
Smettila di sorridere, Fiona, perché mi fai venire voglia di baciarti e non posso.
È così fragile tra le mie braccia che incrocio ancora di più le nostre mani.
Quando prima si è seduta su di me, per la prima volta il suo sguardo era di una sofferenza che non avevo mai visto.
Non su di lei e non con così tanta intensità.
E il suo modo di guardarmi in qualche assurdo modo mi ha eccitato.
«Hai dimenticato il tuo quaderno in biblioteca» parla finalmente aprendo gli occhi.
I suoi occhi nocciola mi scrutano e io arrossisco, colto sul fatto a guardarla.
Il mio quaderno.
Ecco cosa avevo dimenticato.Non avrà mica letto...?
«Sono belle le frasi scritte nei due post-it. Sei tanto poetico. Per chi erano dedicate?»
Cazzo, le ha lette, quindi.
Oh, Dio mio.
Continuo a tenere le nostre dita intrecciate, ma comincio ad essere infastidito.
«Lo sai che non si guardano le cose altrui?» rispondo soltanto.
Le faccio fare un'altra giravolta e la spingo di nuovo a me.
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Un §orriso sotto le §telle (#Wattys2019)
RomanceOlive è una bambina di 11 anni molto legata al padre, il quale le insegna il potere del sorriso e delle sue conseguenze positive che ne derivano. Dopo la sua tragica morte, assieme alla madre, di cui Olive ne rimane sconvolta, viene presa in affidam...