Capitolo 16

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Pov's Olive

Mi trovo davanti a una porta di legno scuro con qualche decorazione speciale.

Da uno spiraglio sotto la porta intravedo uno spicchio di luce.

Sono in piedi, braccia lungo i fianchi vestita con pigiama colorato da orsacchiotti.

La cosa mi pare molto familiare, come le altre porte che vedo di fianco a questa.

Sento di conoscere questo posto, è come se ci fossi già stata, come se lo avessi già vissuto.

Sto per entrare quando qualcosa di familiare mi fa fermare.

Un'ombra si sovrappone alla mia mettendosi di fianco a me finché non noto che si tratta proprio di mio padre.

Rimango basita, a bocca aperta e fatico a pronunciare qualsiasi parola che nasconderebbe tante emozioni.

«P-papà» riesco finalmente a parlare, convinta di avere in faccia un espressione incredula.

Qualche ciocca dei suoi capelli neri gli ricade sulla fronte, mentre i suoi occhi verdi mi scrutano con dolcezza.

Quella dolcezza che tanto mi era mancata.

Il suo corpo, però, è cristallino, chiaro, puro, come se non fosse veramente qui.

«Ciao, mia cara» la sua voce calma e rassicurante mi fa venire le lacrime agli occhi.

Non riesco a trovare le parole, quindi lascio che sia lui a guidare questa conversazione impossibile e surreale.

«Mi sei mancata. Immagino anche a te»

Annuisco soltanto con le lacrime che in questo momento stanno scendendo sulle mie guance.

«Q-quanto vorrei abbracciarti» dico con voce tremante.

Lui mi regala un sorriso amaro, come se pensasse la stessa cosa.

«Non ho tanto tempo. Tra poco ti sveglierai. Voglio lasciarti un avvertimento, piccolina. Sono contento che stai seguendo i miei insegnamenti, non sai quanto mi rendi felice, ma attenta a ciò che fai. Le persone non sono mai come te le aspetti, puoi aspettarti il meglio o il peggio da loro.
Attenta a ciò che stai dicendo a persone che non conosci fino in fondo, soprattutto a lui»

Si avvicina a me; si vede che si sta trattenendo dall'abbracciarmi.

«Con questo ti lascio, piccolina. Sta tranquilla, ci rivedremo più presto di quello che pensi. Salutami quel testone di tuo fratello. Ti voglio tanto bene»

Prima che possa dire qualsiasi cosa, mi tocca per un attimo la fronte con un dito.

Sento subito il vuoto, poi un'altra immagine che non riesco ad identificare, prima di ritrovarmi di nuovo sul mio letto.

Mi alzo di soprassalto con la schiena tutta sudata.

Ho ancora gocce calde sulle mie guance, cerco di trattenere singhiozzi inevitabili, mentre mi appresto a guardare l'ora.

Sono le 2 e 14.

Guardo i due letti che si trovano di fianco a me.

Fiona ed Emma stanno ancora dormendo profondamente, ignare del mio stato emotivo.

Un §orriso sotto le §telle (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora