Capitolo 40

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Pov's Berenice

Sono una stronza, non avrei dovuto fingere davanti a lui.

Victor è così dolce, premuroso, gentile e si preoccupa molto per me.

Non avrei dovuto fare così e me ne accorgo solo ora.

Finisco di truccarmi ed esco dal bagno, con Candida e Cecilia che gironzolano nella stanza.

Non sanno del bacio e non ho intenzione di dirglielo.

È una cosa piuttosto personale e non voglio condividerla con nessuno.

È stato così dolce, anche nel bacio.

È stato un bacio casto, privo di perversione, come se Smith non mi volesse forzare troppo.

Anche se non lo ammetto, è stato il migliore bacio che avessi mai dato a qualcuno.

Con Enoch non ci siamo mai scambiati baci, per il semplice fatto che non avevamo mai provato amore l'uno verso l'altra.

«Cos'é quel muso lungo?» inizia Cecilia, osservandomi.

«É per il tuo caro popolano? Il piano è andato bene, no?» continua Candida e io annuisco titubante.

È l'ultimo giorno di scuola prima che sia Natale, ma ho il morale sotto le scarpe.

«Si, è andato esattamente come volevo» per niente.

So che è andata malissimo, perché il mio intento era solo allontanarlo da Olive.

Invece mi ci sono affezionata troppo, arrivando pure a baciarlo.

Mi metto la giacca della divisa e me ne vado, senza aspettarle.

È presto, ma ho bisogno di riflettere.

Ho bisogno di riflettere su Smith, su come mi comporterò con lui.

Mi manca così tanto, di prima mattina mi aspettava sempre davanti alla mia stanza cosicché andassimo in classe insieme.

Ora no, ora vado da sola, come sempre.

Ha bisogno di pensare anche lui quindi quando lo incontro nel corridoio con Enoch, Christian e Simon mi fermo e svio il suo sguardo con le lacrime agli occhi.

Quel ragazzo mi ha tirato fuori dei tratti sensibili che io non conoscevo di me stessa.

Ci osserviamo per un attimo e anche se non vorrei mi incanto a guardarlo.

La sua camicia aderisce troppo al suo petto insieme alla cravatta allentata.

Solo su una cosa mi soffermo per un secondo di troppo.

Ha le occhiaie, come se non avesse dormito niente, e gli occhi lucidi, come se avesse pianto tutta la notte.

Non ho mai conosciuto un maschio così sensibile.

«Berenice, non ci hai aspettato» si lamenta Cecilia, raggiungendomi insieme alla sua gemella.

«Scusatemi, sono partita troppo in fretta»

Loro mi guardano stralunate e confuse, subito dopo tutte e due alzano un sopracciglio.

Che ho detto ora?

Apro il mio armadietto, mentre scorgo più in là Smith aprire il suo.

«Non hai mai chiesto scusa neanche sotto tortura» commenta Candida con i libri stretti al petto.

«Non è che il popolano ti ha cambiato l'animo? Sei sicura di essere la Berenice che conosciamo?»

Alzo gli occhi al cielo, mentre stringo i pugni per la rabbia.

Un §orriso sotto le §telle (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora