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La signora Worland era un'elegante donna sulla settantina. Appena la vide, Luke le andò incontro, baciandole la mano galantemente. "Oh avvocato!" il tono della donna era affranto "non posso credere di essere veramente qui per il processo, a dovermi difendere da quelle odiose bugie! Se il mio povero Edmund mi vedesse ora!". "Stia tranquilla signora Worland. Andrà tutto bene." Il tono di Luke era calmo e rassicurante, quasi affettuoso. "Lasci che le presenti la mia segretaria, la signorina Kate Brooks. Senza di lei sarai perduto" si girò verso Kate e le fece l'occhiolino. Kate arrossì, confusa: questo Luke Skøndar così gentile sembrava un'altra persona rispetto all'avvocato arrogante che aveva conosciuto. "Mie care signore, il processo inizierà alle tre, ora è mezzogiorno, lasciate che vi offra un pranzo nel ristorante qui davanti al tribunale" propose Luke. "Oh avvocato lei è un vero gentleman!" trillò la signora Worland afferrando il braccio che lui le aveva porto e lasciandosi guidare verso l'uscita. Spiazzata, Kate non potè far altro che seguirli.

Il ristorante scelto da Luke era molto elegante, e in cuor suo Kate ringraziò Jeon che quella mattina l'aveva costretta ad indossare il tubino nero. Durante tutto il pranzo Luke era stato impeccabile, mentre la signora Worland non aveva perso occasione per raccontare della sua vita e del defunto marito. "Io e il mio Edmund ci siamo conosciuti quando lui era già vedovo ormai da anni... è stato amore a prima vista! Nonostante non fossimo più giovani, avevamo capito subito di essere anime gemelle che ci avevano messo un po' per incontrarsi! E anche ora che non c'è più io riesco a sentire la sua presenza." si passò un fazzoletto sugli occhi, asciugando una lacrima. "E lei è fidanzata mia cara?" chiese. Kate sentì lo sguardo di Luke posarsi su di lei, interessato. "Io no signora Worland...niente anima gemella per me, mi concentro sul mio lavoro" rispose, un po' imbarazzata. "Oh mia cara ma lei è così carina! sono sicura che presto arriverà, cosa ne pensa avvocato?" sentendo quella frase Kate rischiò di strozzarsi con l'acqua che stava bevendo. Dannazione, c'era proprio bisogno di chiedere il suo parere? Un sorrisetto enigmatico compare sul viso di Luke "Mi fa molto piacere sapere che la signorina Brooks preferisce dedicare le sue energie al lavoro piuttosto che agli affari di cuore" rispose alzando il calice di vino verso di lei, quasi come volesse brindare alla notizia.

Quando finalmente rientrarono verso il tribunale, Kate cominciò a sentire un nodo d'ansia stringerle lo stomaco: la signora Worland si era rivelata una donna veramente dolce, ma Kate sapeva che questo non sarebbe bastato per vincere la causa. "Madame il giudice sta per arrivare, si accomodi in aula. Io arriverò tra un minuto" ordinò Luke alla signora Worland e fece cenno a Kate di seguirlo nella stanza dove si erano sistemati quella mattina. "Può passarmi la mia valigetta Kate? l'ho lasciata sul quella sedia". Kate gliela porse. "Non abbiamo molte speranze, vero mr Skøndar?" "Ha così poca fiducia nelle mie capacità di avvocato?" "Non abbiamo quasi nessuna prova concreta" "Sicuramente non è un caso facile. Mi servirà anche un po' di fortuna. In effetti, un bacio portafortuna potrebbe aiutare" Kate sgranò gli occhi. Non riusciva a credere che Luke potesse essere così sfacciato. Si era trasformato di nuovo: l'uomo gentile che le aveva offerto il pranzo era scomparso e al suo posto era tornato il playboy arrogante che la fissava sogghignando. Il gatto che gioca con il topo. Ma questa volta non rimarrò ferma a fare il topo. Con il cuore che le batteva a mille Kate gli lanciò uno sguardo di sfida e si sollevò sulle punte, premendo le labbra contro le sue. Per un istante Luke rimase immobile, come se non si aspettasse quella risposta audace, e Kate si illuse di aver ottenuto il controllo. Ma durò solo un attimo: Luke lasciò cadere a terra la valigetta e affondò le mani tra i suoi capelli, stringendola a sé mentre rispondeva con passione al suo bacio. Kate mugolò quando lui le morse il labbro, desiderando che quel momento durasse per sempre. Fece scorrere le mani sulla sua camicia, accarezzando il petto muscoloso, e scese sempre più in basso, fino alla sua cintura. A quel punto Luke la interruppe bruscamente, allontanandosi. "Basta così Kate, o non sarò più in grado di presentarmi davanti al giudice" disse con voce roca. Kate sentiva di avere le guance in fiamme e i capelli scompigliati. Lui si sistemò il nodo della cravatta e riprese la valigetta abbandonata a terra. "Ci vediamo in aula" le sussurrò all'orecchio.

L'udienza fu lunga e stancante. L'avvocato McCain presentò le sue prove e a malincuore Kate doveva ammettere che sembravano piuttosto convincenti: innanzitutto, del nuovo testamento di cui parlava la signora Worland non c'era traccia, esisteva solo un vecchio testamento dove il defunto Edmund lasciava l'intera società ai suoi figli. In più, McCain aveva raccolto varie testimonianze, tra cui un referto medico, dimostrando che negli ultimi anni della sua vita il Edmund Worland non era stato lucido mentalmente. "E' una bugia, una schifosa bugia!" singhiozzò la signora Worland dal banco degli imputati. "Silenzio!" intimò il giudice "Grazie avvocato McCain. Ora la parola alla difesa. Avvocato Skøndar, venga avanti". Luke si alzò, posizionando davanti al giudice. Non c'era la minima traccia di preoccupazione sul suo viso. "Grazie vostro onore. Sarò breve. Quest'intero processo è una farsa. Sono in grado di provare che le testimonianze portate dal signor McCain, incluso il certificato medico, sono state comprate." Dalla sala si levò un brusio "In più, sono riuscito a recuperare l'ultimo testamento redatto dal signor Worland prima di morire" "Non è possibile!" urlò l'avvocato McCain, livido di rabbia. "Silenzio!" Il giudice sembrava perplesso "Avvocato Skøndar, le sue sono accuse gravi... può provare quello che dice?". "Certamente." Luke si avvicinò trionfante al giudice, consegnandogli la valigetta che aveva portato con sé. "Qui dentro troverà il testamento, oltre che una serie di registrazioni audio che dimostrano come i giovani fratelli Worland si siano messi d'accordo per cercare di incastrare la mia cliente". "Vostro onore! Tutto questo non è legale!" L'avvocato McCain era paonazzo. Un sorriso arrogante comparve sul viso di Luke "Sembra proprio che sia stato io a farti il culo, Roger". Il mormorio nella sala cresceva. Il giudice batté più volte il martello per ristabilire l'ordine. "Silenzio! Silenzio! Grazie avvocato Skøndar. Faremo analizzare le nuove prove che ci ha fornito. La faccenda è grave, si prefigura il reato di falsa testimonianza. Questo processo è ufficialmente rimandato!".

La felicità della signora Worland era indescrivibile: abbracciò Luke più volte, senza riuscire a trattenere le lacrime. Quando finalmente rimasero soli, Luke si rivolse a Kate facendole l'occhiolino "sembra che il portafortuna abbia funzionato signorina Brooks." Kate non rispose a quella piccola provocazione. Il suo viso era serio e teso: "Come ha ottenuto quelle prove mr Skøndar? Perché non ne sapevo nulla? E' il mio lavoro occuparmi dei documenti dei suoi casi". Luke strinse le spalle "Ho i miei metodi. E non sono obbligato a condividerli con lei" disse in tono rude. "I suoi metodi illegali?" Kate alzò la voce. Sentiva la rabbia aumentare "Per lei è tutto un gioco, vero Luke? Venire qui, tirare fuori il coniglio dal cappello, sorprendere la giuria. Ma questo è anche il mio lavoro. Io ho delle responsabilità. Devo registrare ogni documento che verrà usato nei suoi casi. E se ci sono delle irregolarità, ho l'obbligo di segnalarle ai soci anziani dello studio. E adesso dal nulla spuntano fuori prove importantissime che lei è riuscito ad ottenere in modi misteriosi. Cosa dovrei fare? Far finta di nulla? Mentire con gli altri su come abbiamo ottenuto quei documenti? E' per questo che mi ha fatto venire qui oggi?" Gli occhi di Luke si incupirono "Pensavo che lei non fosse così fissata con le regole Kate. Anche baciare il suo capo non è consentito, ma non mi sembra che si sia fatta tanti problemi prima." disse sarcastico. Kate avvampò: quindi questo era stato il piano di Luke fin dall'inizio. Sedurla, per poi coinvolgerla nei suoi metodi illegali. E lei era stata così stupida da cascarci. Da pensare di poter avere anche solo una chance in quel gioco proibito. "Me ne vado" disse semplicemente. "E domani mattina darò le dimissioni". Luke non rispose. I suoi occhi verdi ardevano, un misto di rabbia e dispiacere. Kate uscì dal tribunale, lasciandosi Luke alle spalle.

Fuori in strada il tempo si era rannuvolato. Kate cercava di camminare il più veloce possibile, ma era difficile con i piedi stretti in quelle scarpe con il tacco scomode. Si sentiva stupida, delusa e ferita. In quel momento una grade macchia dai vetri oscurati le si affiancò. "Ha bisogno di un passaggio signorina?" il viso di Roger McCain comparve da dietro il finestrino abbassato. Sorrideva, e i suoi occhi grigi scintillavano.


**** ANGOLO AUTRICE***

primo litigio tra i due! E ora che succederà? Lo scoprirete presto...

Questo capitolo è dedicato a @elisacastello17

baci, Zoe

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