Tre 🔥

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Alle 7.30 di sera Kate era pronta ad uscire e tornare a casa. Era soddisfatta di sé: aveva lavorato bene quel pomeriggio. Luke non era riapparso né aveva telefonato, quindi era stato molto più facile concentrarsi Era riuscita ad affrontare i rappresentanti della PGG e spostare l'appuntamento, gestendo la situazione con professionalità e gentilezza. Era come se quel sorrisetto di sfida di Luke l'avesse spinta a dare il meglio, risvegliando la sua anima competitiva. Aveva poi risolta la questione dei fiori, ordinandoli dal fioraio più costoso della California. Tanto i soldi non saranno certo un problema per l'avvocato Skøndar , aveva pensato. E comunque se vuole farmi gestire i regali per la sua fidanzata, allora si fa a modo mio!. Con un sospiro chiuse l'agenda e ricontrollò i documenti per il giorno dopo: l'indomani Luke sarebbe andato in udienza e doveva essere tutto pronto. Si chiuse la porta alle spalle, lasciando scivolare la chiave in borsa e si avviò verso l'ascensore.

In quel momento le porte automatiche dell'ascensore si spalancarono e Luke Skøndar si materializzò sul corridoio. Nella mano destra teneva una valigetta ventiquattrore, nella sinistra una bottiglia di whisky. I capelli erano leggermente scompigliati e gli donavano un'aria più selvaggia. "Signorina Brooks! Dove sta andando?" Kate sobbalzò "Io--sto andando a casa Mr Skøndar. Sono le 7.30" gli fece notare. Lui si avvicinò a percorrendo il corridoio lentamente, mentre Kate rimaneva paralizzata davanti alla porta della sua stanza. Si sentiva come una gazzella che osserva un predatore. "Venga nel mio ufficio" Il tono non ammetteva repliche.

Kate deglutì e si limitò a seguirlo in silenzio. Luke spalancò la porta della sua stanza e si lasciò cadere sulla poltrona. "Allora" disse mentre posava la valigetta sulla scrivania e apriva la bottiglia di whisky versandosene una generosa dose nel bicchiere di cristallo "Ha fatto quello che le ho chiesto?". Kate annuì, rimanendo in piedi vicino alla scrivania. "Si mr Skøndar. L'appuntamento con i legali della PGG è stato spostato alla settimana prossima, e i fiori sono stati consegnati". Gli occhi verdi di Luke erano fissi su di lei. "Hanno fatto problemi quelli della PGG?" "Non erano contenti, ma alla fine hanno accettato il nuovo appuntamento". Luke scolò il bicchiere con un unico sorso e si alzò in piedi. "Molto bene. E mi dica, cosa gli ha detto per convincerli?". "Che lei aveva avuto un impegno improvviso. Mi sono scusata per il contrattempo, ma ho spiegato che lei non è un avvocato come gli altri. E' il migliore al quale potevano rivolgersi e ne varrà la pena". Kate finì di pronunciare la frase e con un impeto di audacia lo fissò negli occhi. Lui sogghignò. "Prende il suo lavoro molto seriamente signorina Brooks". Non era sicura che fosse un complimento.

"Faccio del mio meglio". Sostenere il suo sguardo era diventato impossibile. Lui fece un altro passo verso di lei. Era vicinissimo ora, vicino come lo era stato la sera precedente. Kate sentì di nuovo quel brivido caldo attraversarle la schiena. "Eppure io ieri sera le ho fatto una domanda, ma lei non mi ha risposto". Kate avvampò. La voce di lui era roca e si insinuava dentro la sua testa facendola impazzire. "I-io sono a sua disposizione p-per qualsiasi cosa" balbettò mordendosi il labbro. Non sapeva cosa altro dire. La mano di lui si allungò verso di lei e le sfiorò il collo. D'istinto, Kate chiuse gli occhi. Sentiva le gambe tremare e si appoggiò alla scrivania per non cadere. "A mia disposizione..." Sentì il fiato caldo di Luke sulla sua faccia. Le labbra di lui le sfiorarono il viso, andandosi infine a poggiare sul suo collo. Kate strinse le nocche sulla scrivania, cercando disperatamente di resistere all'impulso di aggrapparsi alla sua camicia. Luke cominciò a baciarle il collo lentamente, mentre con la mano le accarezzava il fianco. Kate si lasciò sfuggire un gemito, incapace di trattenersi. Sentiva il fuoco scorrerle sulle vene e tutto il calore sembrava raccogliersi in mezzo alle sue cosce. Intanto mano di Luke era arrivata al bordo della sua gonna e lentamente iniziò a risalire lungo la gamba. "Mr-mr Skøndar" mormorò lei con un filo di voce. "Shhh" sussurrò Luke premendo la mano libera contro la sua bocca "Non le ho dato il permesso di parlare signorina Brooks". Kate mugolò mentre lui tornava a torturarle il collo. Era la tortura più piacevole che avesse mai provato. Gemette di nuovo quando la mano di Luke sfiorò le sue mutandine ormai molto bagnate. Desiderava disperatamente che lui la toccasse lì, proprio sotto la stoffa bagnata, lì dove sentiva le pulsazioni aumentare, lì dove il calore si concentrava.

Ma Luke all'improvviso si staccò da lei, allontanandosi di qualche passo. Kate spalancò gli occhi, confusa e con il respiro affannato, sentendosi come se fosse rimasta tutto quel tempo con la testa sott'acqua. Lui la guardava con un'espressione indecifrabile, gli occhi verdi che brillavano. "Avrei potuto farti venire su quella scrivania Kate" era la prima volta che le dava del tu "ma così è più divertente." Con un sorrisetto tornò a sedersi sulla sua poltrona come se nulla fosse accaduto, aprì a valigetta e cominciò a sfogliare i documenti.

Kate rimase immobile, incredula, mentre il suo cervello cercava di processare quello che era accaduto. "Può andare signorina Brooks. Ci vediamo domani. Verrà in udienza con me, si vesta in modo adeguato." Luke aveva usato il solito tono rude, che non ammetteva repliche. Finalmente Kate si mosse e uscì dalla stanza senza fiatare, chiudendosi la porta alle spalle.

Solo una volta fuori dall'edificio, con l'aria fresca della sera che le accarezzava il viso, le sembrò di essere finalmente lucida. Sentiva di avere le guance arrossate e tutto il suo corpo tremava. Non riusciva a credere a quello che era successo. Non riusciva a credere di averglielo permesso. Non riusciva a credere di averlo desiderato. Luke Skøndar aveva giocato con lei come un gatto che gioca con il topo.

Mentre si avviava verso casa alzò lo sguardo verso il maestoso palazzo che si era lasciata alle spalle. Si poteva notare una luce accesa al penultimo piano, il piano che ospitava l'ufficio di Luke. Ovviamente era troppo distante per scorgere qualcosa, ma una parte di lei era convinta che lassù, da dietro la tenda, lui la stesse osservando.


***** SPAZIO AUTRICE *****

Le cose cominciano a diventare hot! Continuate a seguire la storia, siamo solo all'inzio!

Baci, Zoe.

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