L'appartamento di Luke era lussuosissimo, ma più piccolo di quanto Kate aveva immaginato. La cucina e il salone si trovavano nello stesso ambiente, un ampio open space, circondate da vetrate che permettevano di godere di un panorama mozzafiato sulla città. L'arredamento era moderno e minimalista: due divani, tavolini, diverse poltrone e un grosso pianoforte nero.C'erano poi la camera da letto, dove aveva sistemato Luke, uno studio e un bagno enorme con vasca idro-massaggio. Kate entrò nel bagno e inumidì un asciugamano con acqua fredda, per poi passarlo delicatamente sulla fronte di Luke. La situazione si era stabilizzata: era riuscita a farlo bere, la fronte scottava di meno e aveva smesso di agitarsi. Ora Luke dormiva respirando piano, con un'espressione serena dipinta sul viso, come se inconsciamente avesse percepito che qualcuno si stesse prendendo cura di lui. "Kate..." lo sentì sussurrare. "Mr Skøndar, è sveglio?" ma lui non rispose, aveva mormorato il suo nome nel sonno. Chissà se mi sta sognando pensò Kate, e arrossì al solo pensiero. In quel momento, disteso su quel letto, Luke le sembrava terribilmente fragile e terribilmente bello. Con un dito sfiorò la sua fronte, il naso e le labbra carnose. Chi sei davvero Luke? pensò. Playboy arrogante, gentleman affettuoso, avvocato con misteriosi legami con la malavita e ora uomo fragile, alle prese con i suoi demoni. Una parte di lei desiderava disperatamente conoscerlo davvero, ma un'altra parte, più prudente e razionale, aveva paura.
Con un sospiro si allontanò dal letto. Mi sono meritata una doccia, pensò. Si liberò finalmente del tubino ed entrò nella grossa vasca, lasciandosi massaggiare dall'acqua calda. Una volta finito, frugò negli armadi di Luke fino a che non trovò una maglietta larga abbastanza da poterle fare da camicia da notte. Si sentiva un po' in imbarazzo a prendere in prestito così un indumento di Luke, ma non poteva tollerare ancora il tubino. Si riavvicinò al letto per controllare la situazione: Luke dormiva tranquillamente. Con un sospiro, Kate si accovacciò nell'altro lato del letto. Erano appena le 10 di sera, ma si sentiva esausta. Si era meritata un po' di riposo, dopo tutto lo stress accumulato, pensò. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal respiro di Luke, addormentandosi.
Quando si risvegliò non aveva idea di quanto tempo fosse passato: la stanza era buia e dalle finestre si vedevano le stelle. Probabilmente era notte fonda. Si girò verso il lato del letto dove dormiva Luke e si accorse che era vuoto. Cazzo. Si alzò e corse verso la sala principale: le lampade erano accese e emanavano una luce soffusa, Luke era in piedi di spalle, rivolto verso i fornelli. A giudicare dal profumo e dal rumore di olio che sfrigolava, stava cucinando qualcosa. Era a piedi nudi, e indossava un semplice t-shirt bianca e dei pantaloni della tuta che enfatizzavano le gambe muscolose e le natiche scolpite. Kate arrossì. Non l'aveva mai visto in abiti così casual, l'intera situazione era surreale: era a casa del suo capo, nel pieno della notte, vestita solo con una sua maglietta mentre lui cucinava tranquillo. "Ben svegliata signorina Brooks. Ha dormito bene?" Kate sussultò a quelle parole. Il tono di Luke era tranquillo e leggermente ironico. Si girò verso di lei e Kate potè finalmente studiare la sua espressione: il viso era rilassato, la bocca incurvata in un accenno di sorriso. "Emh io..." farfugliò imbarazzata. Sentì lo sguardo di Luke scivolarle addosso "Ti sta bene. Dovresti tenerla" mormorò, indicando la maglietta che le indossava. Kate si sentì avvampare per la confidenza che c'era in quel tono, mentre cercava di tirare il bordo della maglia perché le coprisse le cosce il più possibile. In quel momento sarebbe voluta sparire. "Io... mi scusi è che...insomma ho cercato qualcosa da mettermi e...comunque ecco dovrei proprio andare, mi sembra che lei si sia ripreso..." "Kate." Il tono di Luke era fermo "Per favore, siediti a tavola." continuava a darle del tu, come se dopo quella sera una barriera fra loro due si fosse infranta. Kate ubbidì, sedendosi sulla moderna sedia di fronte al tavolo in marmo. Solo in quel momento si accorse che era già apparecchiato per due. Luke la raggiunse in silenzio, portando con sé la padella sfrigolante che conteneva una splendida omelette. "Ti avrei offerto del vino, ma non mi sembra il caso" mormorò Luke ironico. Tagliò metà dell'omelette e la trasferì nel suo piatto. "Mangia, per favore". In silenzio, Kate portò una forchettata verso la bocca. Era deliziosa. "Ti piace?" Lei annuì. Sul viso di Luke era comparsa l'espressione soddisfatta che Kate era così abituata a vedere "deve essere il migliore sempre, in tutto" pensò. "Ora Kate credo sia arrivato il momento di parlare. Mi dispiace per quello che è successo, mi dispiace che tu abbia dovuto vedermi in condizioni così pietose. Ti sono grato per avermi portato a casa. Capisco che la situazione sia... beh diciamo inusuale. Hai fatto ben più di quello che era nei tuoi doveri, ne sono consapevole." Mille domande frullavano nella testa di Kate " Non ti dispiace per quello che è successo in tribunale? Non ti dispiace aver giocato con me? Non ti dispiace avermi sedotta per cercare di coinvolgermi nei tuoi metodi illegali? Chi sei veramente? Perché stanotte hai cercato di distruggerti ? Cosa sono io per te?" alla fine deglutì e disse semplicemente "Ho fatto quello che ritenevo giusto, mr Skøndar. Domani mattina presenterò le mie dimissioni, come le avevo già detto." Luke rimase impassibile ma per un attimo a Kate sembrò di poter scorgere la sua mascella contrarsi. "Capisco." "Non è per quello che è successo questa sera. Io non condivido i suoi metodi, Mr Skøndar. Non ho intenzione di infilarmi in nessuna situazione illegale" Lui annuì. Kate si sentì gelare, una parte di lei aveva sperato che Luke negasse tutto, che le desse spiegazioni convincenti. Aveva davvero ragione l'avvocato McCain? "Non so cosa ti abbiano detto su di me Kate" un lampo passò sugli occhi verdi di Luke "ma voglio solo che tu sappia che spesso il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è sottile. Io ho imparato a vivere su quel confine." proseguì "comunque, rispetto la tua decisione. Ti scriverò delle ottime referenze e farò in modo che tu non abbia problemi a trovare un altro posto." "La ringrazio" rispose Kate dopo un attimo di silenzio. "Puoi anche smetterla di darmi del lei, ormai non sono più il tuo capo, no?". Kate annuì. Una parte di lei si sentiva sollevata eppure c'era qualcosa, come una piccola spina che premeva contro il suo petto.
"Allora ti ringrazio, Luke. E questa omelette è veramente deliziosa". Luke scoppiò in una risata profonda. "Lo so, sono veramente un uomo da sposare!" era tornato il suo solito tono ironico, quasi provocatorio. Le lanciò una delle sue occhiate di fuoco. Kate avvampò e abbasso lo sguardo, mordendosi il labbro. "E' anche per questo che non posso lavorare con te. Perché quando vuoi ti basta guardarmi così e io non capisco più niente. Ho pensato di poter giocare al tuo gioco, ma ho perso" pensò. "Kate..." mormorò lui. Quella voce, il modo in cui riusciva a insinuarsi nella sua spina dorsale, facendola tremare. Si alzò in piedi, allontanandosi dal tavolo. "Ora dovrei proprio andare Luke. Ci siamo detti tutto quello che dovevamo dirci." Anche Luke si era alzato e ora era davanti a lei "E' notte fonda Kate, e non puoi certo uscire così, per quanto io pensi che ti doni particolarmente la mia maglietta" Kate era avvampata"Mi rimetterò il vestito, ovviamente. E chiamerò un taxi". "E' davvero quello che vuoi?" Luke allungò la mano e le accarezzò una guancia. Era come se avesse lanciato benzina su una fiamma mai assopita: Kate sentì il suo intero corpo andare a fuoco. Si morse il labbro, cercando di resistere "Luke..." Lui le prese il viso tra le mani, costringendola a guardare dritto in quegli occhi verdi. "Non sono più il tuo capo... quello che succede questa notte non lo saprà nessuno...e da domani mattina non ci vedremo più" mormorò con voce roca, avvicinandosi sempre di più al suo viso. E' vero pensò Kate mentre sentiva la mente annebbiarsi. Le labbra di Luke si impossessarono delle sue. Kate mugolò aggrappandosi alle sue spalle muscolose, mentre Luke la sollevava senza sforzo, dirigendosi in camera di letto.
**** SPAZIO AUTRICE***
ciao a tutti!! Sono finalmente riuscita a recuperare la password di questo account! Purtroppo ho avuto vari problemi che mi avevano allontanata dalla scrittura, ma con questa quarantena ho più tempo libero e ho deciso di tornare ad aggiornare questa storia! Spero vi possa tenere compagnia!
Un bacio a tutti,
Zoe
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[ GIOCO PROIBITO ]🔥
RomanceKate Brooks, 23 anni, viene scelta come nuova segretaria personale di Luke Skøndar, il più giovane tra i soci del prestigioso studio legale Goodman & Portfall. Luke è conosciuto come "l'avvocato del diavolo": arrogante, sexy e autoritario, è imposs...