Tredici 🔥

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"Mr Skøndar?" Kate bussò alla sua porta con un filo di voce. Sentiva lo sguardo ghiacciato di quell'uomo su di sé mentre entrava nell'ufficio. Luke chino sui documenti sulla sua scrivania così come lo era stato durante tutti il giorno. "Mr Skøndar? C'è... qualcuno... lì fuori" lo chiamò di nuovo, cercando di controllare il tremolio della sua voce. Luke alzò gli occhi verso di lei. Quando il suo sguardo incrociò quello preoccupato di Kate cambiò immediatamente espressione. "Che succede?" chiese, alzando di scatto e avvicinandosi a lei "stai bene? sei pallida..." Kate sbattè le palpebre, sconvolta da quel tono quasi gentile che non si sarebbe mai aspettata. "C'è un signore lì fuori che vuole parlare con lei. Non ha appuntamento ma..."La mascella di Luke si contrasse e il suo sguardo si rabbuiò. Si mosse immediatamente verso la porta, come a voler creare una barriera tra lei e l'uomo lì fuori. "Resta qui" le ordinò in un tono che non ammetteva repliche. "Luk--mr Skøndar... cosa sta succedendo? chi è quell'uomo?" La reazione di Luke non aveva fatto altro che spaventarla ancora di più. "Kate ascoltami" Luke la prese per le spalle, fissandola dritta negli occhi "Resta. Qui." ripeté, scandendo bene le parole. "E non uscire finché non rientro". Prima che Kate potesse chiedere altro Luke uscì chiudendosi bene la porta dell'ufficio alle sue spalle.

Kate sprofondò su una delle poltrone cercando di controllare quel nodo allo stomaco che sentiva e il battito ansioso del suo cuore. "Quell'uomo non è un normale cliente". Il modo in cui si era guardato intorno, quel ghigno, quello sguardo, quella sicurezza nel suo tono. E la faccia scura di Luke... "Quell'uomo è un criminale". La consapevolezza di quel pensiero la colpì come uno schiaffo. Si alzò dalla poltrona, avvicinandosi alla porta chiusa e cercando di sentire cosa stava accadendo lì fuori, ma l'ufficio di Luke era ben insonorizzato e riusciva a sentire solo suoni sfocati, forse una discussione. Passarono minuti che le sembrarono ore, poi all'improvviso un tonfo. Kate soffocò un grido e senza più badare agli ordini di Luke spalancò la porta. L'uomo si stava rialzando in piedi da terra, probabilmente Luke l'aveva colpito. Aveva un ghigno spaventoso sul viso. "Devo dedurre che è un no? Peccato..." "Sparisci" la voce di Luke era dura. Kate non poteva vederlo in faccia ma immaginava la sua espressione. L'uomo si allontanò verso gli ascensori. "Se cambi idea sai dove trovarci Lukas. Ciao bambolina!" Disse scoppiando in una risata crudele e ondeggiando la mano in direzione di Kate. Kate sobbalzò a quell'ultimo saluto chiaramente rivolto a lei. Luke si girò di scatto: l'espressione sul suo volto faceva paura. "Ti avevo detto di stare dentro" ruggì precipitandosi verso di lei, spingendola dentro l'ufficio e sbattendo violentemente la porta alle loro spalle. A Kate sembrava ancora di poter sentire la risata dell'uomo risuonare nel corridoio.

"Io chiamo la polizia" mormorò, senza riuscire a smettere di tremare. Luke si passò una mano sugli occhi: sembrava veramente esausto. "Kate..." "No, basta, io chiamo la polizia. Ci sono le telecamere all'ingresso dello studio, possono rintracciarlo e..." Kate si sentiva sull'orlo di una crisi di nervi. Luke sospirò "...e cosa? non ha fatto nulla di illegale entrando qui dentro." la voce di Luke era calma ora. "Chi era? uno dei tuoi amici criminali?" Luke sospirò di nuovo. "Siediti un attimo per favore, e cerca di calmarti." "Calmarmi? Uno sconosciuto con la faccia da psicopatico è appena stato qui, mi ha chiamata "la famosa segretaria" che non so cosa voglia dire ma non promette nulla di buono, tu mi hai chiusa in ufficio e poi sei andato a picchiarlo e alla fine se ne è andato ridendo e tu mi dici che mi dovrei calmare? Beh scusami tanto ma questa non è la tipica fine giornata lavorativa che mi aspettavo e se sono un po' scossa e..." la sua voce era stridula. Prima che potesse continuare Luke la sollevò da terra e ignorando le sue proteste la mise di peso seduta sulla poltrona. Versò del whisky su un bicchiere di cristallo e glielo passò. "Bevi. Per i nervi". Kate si sentiva sfinita; prese il bicchiere che lui le porgeva e buttò giù un sorso. Era disgustoso ma in qualche modo riuscì a farla calmare. Luke si sedette di fronte a lei. "Ora facciamo un po' di chiarezza." Luke sembrava aver ripreso il pieno controllo e parlava ora nel suo solito tono calmo "Quell'uomo si chiama Gunnar e lavora per... diciamo un'organizzazione. Non è mio amico. Il suo capo era interessato ad assumermi tempo fa e io detto di no. Ora lo hanno mandato a chiedermelo di nuovo." Kate sentiva la testa che le girava "un'organizzazione?!" Luke si strinse le spalle "probabilmente il termine esatto è mafia svedese." Kate trattenne a stento un conato di vomito. "Dobbiamo... la polizia..." ripeté debolmente. "La polizia non può fare nulla. Questa gente sa come muoversi, ufficialmente sono immacolati. Credimi, sto facendo il possibile per cercare di incastrarli... Ho bisogno di un loro errore, una prova, un appiglio legale che mi permetta di portarli in tribunale" All'improvviso il comportamento di Luke di quella mattina cominciava ad avere un senso...era su questo che aveva lavorato tutto il tempo? "Al momento però c'è un problema che non avevo considerato." La voce di Luke si era fatta seria: "tu". "I-io? cosa?" Kate fu sul punto di lasciar cadere il bicchiere. "Mi dispiace molto. Non avrei mai voluto una cosa del genere. Qualcuno ha passato delle informazioni." "E' questa la famosa segretaria" la voce dell'uomo risuonò nella testa di Kate: questa volta non riuscì a trattenersi e il bicchiere scivolò a terra andando in frantumi. "Come ho già detto, questa gente sa come muoversi" proseguì Luke, ignorando i cocci per terra. "Non faranno niente di apertamente illegale. Non verranno a cercarti per rapirti o cose del genere" "Ah beh questo mi rassicura molto, allora è tutto a posto, che vuoi che sia! Sono solo nel mirino di un'organizzazione criminale!" mormorò Kate sarcastica. "Dovremo comunque essere prudenti. Quindi finché non risolverò questa situazione ti trasferirai da me." "CHE COSA?!" Kate si alzò in piedi allibita. "Tu sei un pazzo. Io ora me ne vado, vado dalla polizia e non metterò mai più piede in questo studio" Anche Luke si alzò e la prese per il braccio. "Se vai ora dalla polizia non risolverai nulla. Nessuno ti ha minacciata esplicitamente. Non possono fare nulla per proteggerti. Ma finché rimani con me nelle vicinanze mi assicurerò che non ti succeda nulla." Kate cercò di divincolarsi dalla sua stretta. "Lasciami andare. E' tutta colpa tua se sono finita in questa situazione allucinante!" "Kate..." il tono di Luke sembrava quasi una supplica. "Pensi davvero che potrei mai lasciare che ti succeda qualcosa?". I suoi occhi verdi brillavano intensamente mentre la guardava. Kate pensò a quante volte quegli occhi l'avevano incantata, impedendole di ragionare. "Non sei esattamente una persona di cui mi fido. Non mi hai dato assolutamente nessuno motivo per fidarmi di te e da quando ti conosco ho avuto solo guai." rispose con amarezza. Luke non disse nulla. Rimasero in silenzio a fissarsi, in piedi in mezzo ai cocci di vetro.

"Suppongo di non avere altra scelta." disse infine Kate "Dormirò sul divano. E non voglio avere nessun tipo di contatto con te, sia chiaro". Luke si lasciò sfuggire quello che sembrava un sospiro di sollievo. "Ti accompagno a casa a prendere i vestiti e tutto quello che ti serve." Mentre uscivano dall'ufficio senza scambiarsi una parola Kate sentì il telefono vibrare: era un messaggio. «Ciao, ho finito ora di lavorare e devo ammetterlo, non ho fatto altro che pensarti :) Posso invitarti a cena fuori questo sabato? Victor.» "oddio, non poteva esserci tempismo peggiore!"

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