Dodici 🔥

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Quella mattina Kate andò a lavoro sentendosi quasi di buon umore. Aveva messaggiato con Victor per tutta la sera ed era stato piacevole. Victor era gentile e simpatico e le aveva fatto capire il suo interesse ma senza essere viscido. Avevano parlato in generale del lavoro, su quanto i superiori possano essere stressanti. Lui le aveva detto che era uno sportivo e Kate aveva ammesso di essere un po' pigra. Avevano scherzato su questa cosa con leggerezza. Poi Victor aveva sondato il terreno, chiedendole se si sentiva con qualcuno. Kate aveva risposto di no, ma prima di inviare quel messaggio aveva fissato a lungo lo schermo, sentendo un inspiegabile senso di tristezza. Alla fine prima di andare a dormire lui le aveva mandato un messaggio augurandole la buona notte e Kate l'aveva trovato un gesto dolce. Ancora non le aveva chiesto di uscire, ma Kate sospettava che l'avrebbe fatto presto. Gli avrebbe detto di si, ovviamente. Si meritava un bravo ragazzo, un ragazzo gentile che la rispettasse. Anche se in quel momento non sentiva nessun brivido per questa nuova conoscenza, una che una volta che lei e Victor si fossero rivisti dal vivo sarebbe stato diverso. Era sicura che se Victor l'avesse presa per mano o baciata avrebbe provato di nuovo quel brivido e quel calore. Si, doveva andare così. Victor era quello giusto.

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Come ogni mattina preparò i documenti da firmare, i casi da rivedere , l'agenda e il caffè doppio che Luke chiedeva sempre. In piedi davanti alla porta del suo ufficio fece un respiro profondo: doveva entrare, appoggiare tutto sulla scrivania e andarsene. "Calma e sangue freddo" pensò: sarebbe stata cortese e distaccata e non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione. Bussò decisa ed entrò: la stanza era avvolta in una nuvola di fumo e puzza di sigarette "Ma che diavolo?" Kate tossì, disgustata. Luke era seduto dietro la scrivania, davanti a lui fogli sparsi, il computer e l'immancabile bottiglia di whisky. Al contrario del solito la sua camicia era spiegazzata e i capelli arruffati. "Oh dio, ha passato la notte in ufficio a lavorare?!" Kate era allibita. "I suoi documenti mr Skøndar e il caffè? Posso aprire la finestra? c'è un aria terribile qui dentro." Luke alzò gli occhi verso di lei, guardandola appena "si si" mormorò distratto tuffandosi immediatamente sui nuovi documenti che gli aveva portato. "Non è per niente sana questa cosa" pensò Kate mentre apriva la finestra per far cambiare l'aria. "Le ricordo i suoi appuntamenti per questa mattina: un meeting alle 11.00 e una conference call all'1.30. Poi ci sono gli appuntamenti del pomeriggio. Devo ordinarle il pranzo in ufficio?" "No, mangerò qualcosa appena avrò tempo" il tono di Luke era sbrigativo. Kate aggrottò le sopracciglia e aprì la bocca per ribattere, ma poi si fermò. Perché avrebbe dovuto importarle? Luke voleva lavorare fino allo sfinimento? Beh affari suoi! Doveva smetterla di preoccuparsi per quell'uomo. "Come desidera signore" disse in tono asciutto e uscì. Alla fine era andata bene, nessun giochetto o provocazione da parte di Luke. "E se ha deciso di morire di lavoro in quell'ufficio meglio così!". Tornò alla sua postazione e controllò il telefono: Victor le aveva appena mandato per augurarle il buon giorno.


Arrivata alle cinque del pomeriggio Kate si sentiva veramente esausta. Lavorare con Luke era sempre stato stressante, ma quel giorno sembrava essere preso da una strana frenesia: l'aveva costretta a fare su e giù tra l'ufficio e l'archivio alla ricerca di vecchi casi di cui aveva inspiegabilmente bisogno. Le aveva fatto sposare appuntamenti e prenotare nuove consulenze senza un attimo di tregua. Eppure Kate si rendeva conto che questa volta non lo stava facendo per farle un dispetto o metterla alla prova, sembrava davvero concentrato su qualcosa di importante, qualcosa che Kate non riusciva a capire. Tutte le volte che era entrata nel suo ufficio l'aveva a mala pena degnata di un'occhiata, sempre al telefono con qualcuno o chino sul suo computer o su i suoi fogli. Ora finalmente quella giornata stava per finire, non vedeva l'ora di tornare a casa e farsi un bagno, magari con bicchiere di vino. E ovviamente scrivere a Victor: lui le aveva mandato dei messaggi nel corso della giornata ma non aveva avuto neanche un attimo di tempo per rispondere. In realtà non ci aveva neanche pensato, era stata troppo presa dal lavoro. Si certo Kate, il """lavoro""" la voce ironica di Jeon le risuonò nella testa. Beh, Jeon si sbagliava. "Sono stata davvero presa dal lavoro" borbottò tra sé e sé, come per giustificarsi. Mentre era persa nei suoi pensieri notò con la coda dell'occhio le porte dell'ascensore che si aprivano e una figura maschile farsi strada verso di lei. Aggrottò le sopracciglia: non era una figura familiare e per quell'ora non era previsto nessun meeting. "Salve, ha bisogno di aiuto? Su questo piano si trova l'ufficio dell'avvocato Skøndar" disse con voce professionale. L'uomo si avvicinò verso di lei: doveva avere circa 50 anni ed era massiccio, i capelli lunghi biondi erano pettinati all'indietro e gli occhi azzurri ghiacciati si guardavano intorno, come per esplorare l'ambiente. "Oh no dolcezza, sono proprio nel posto giusto" aveva un accento strano e un tono di voce che a Kate non piacque per nulla. "Mi può dire il suo nome cortesemente? L'avvocato è molto impegnato e non ha nessun appuntamento segnato per quest'ora". L'uomo si sporse verso di lei, sogghignando e squadrandola dalla testa ai piedi "Quindi questa è la famosa segretaria..." mormorò parlando tra sé. Kate aggrottò le sopracciglia, confusa "Mi può dire il suo nome per favore?" insistette. Quell'uomo la inquietava ma cercò di sforzarsi per rimanere professionale. L'uomo allungò la mano verso la sua scrivania, prendendo una caramella dalla ciotola e portandosela alla bocca dopo aver gettato la cartaccia per terra con noncuranza. "E' proprio un bel posticino qui. Da brava dolcezza, vai a dire all'avvocato che è arrivato un vecchio amico. Sono sicuro che mi riceverà." Kate aprì la bocca per protestare, ma l'occhiata che l'uomo le rivolse la fece raggelare. Lentamente, con il cuore che le batteva all'impazzata per l'ansia, bussò all'ufficio di Luke.

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