Capitolo 13

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Dyna entrò nella sua cella seguita da Gwen.
"Chi ti ha detto ciò che dobbiamo fare?" Le chiese Gewn.
"Mia madre ha un sacco di libri che parlano della nostra razza." Le disse chiudendo la porta e ponendo dei sigilli sul chiavistello. "e ha cominciato a farmeli studiare, ho detto ad Alsiel che sarà fiero di me, così mi sono applicata e mi sono imbattuta in questo volume." Dyna aveva già superato Gwen di tre anni, il suo processo di sviluppo era molto più veloce quindi riusciva a capire ciò che dicevano i testi. "La Metamòrphosis è un processo lungo e doloroso. Comunque è un processo biologico naturale per noi segugi infernali. Il processo di trasformazione è molto complesso."
"In cosa consiste?" Le chiese Gewn.
"Non c'è bisogno che tu lo sappia..."
"Voglio saperlo." Voleva essere pronta. Dyna la guardò in silenzio per un lungo attimo, ma poi parlo.
"Il processo comporta la rottura dei tessuti e la sostituzione del numero di cellule che compongono l'organismo. Gli ormoni sono responsabili della crescita," e gli ormoni di Gwen erano in subbuglio a causa del suo amore per Andras, quello era qualcosa che avrebbero usato a loro favore, "e della metamorfosi attraverso vari segnali inviati al cervello, la muta è legata a veri segnali come il ritmo cardiaco. Questo attiva la produzione di ormoni e attiva la crescita."
"Va bene, questo è quello che accadrà a te, ma a me? Io non sono un segugio degli inferi." Le disse Gwen guardandola confusa, non aveva capito molto di ciò che le aveva detto. "Io come faccio?"
"C'è un modo..." Dyna si morsicò le labbra, fece un respiro profondo. "Devo morderti."
"Cosa!?" Gwen la fissò sbarrando gli occhi. "Farà male!"
"È l'unico modo, devo morderti per passarti i miei agenti chimici." Le disse. "Puoi ancora tirarti indietro, perché farà male." Non voleva nasconderle niente.
Gwen le si avvicinò. "Mordimi."
Dyna mutò diventato un segugio.
Gwen non urlò quando i denti di Dyna gli affondavano nel braccio.
Poi il torpore la avvolse, Gwen chiuse gli occhi e si accasciò, Dyna si mosse accompagnandola a terra, si sdraiò al suo fianco.

Andras guardava Alsiel con rabbia. "Avresti dovuto dirmelo!"
"Non saremmo comunque arrivati in tempo." Gli rispose Alsiel, neanche lui era felice della cosa, ma non avrebbero comunque potuto fare niente.
"E con ciò? Io sarei andato da Gwen!"
"Andras..."
"Azazel sei un idiota." Disse tra i denti. "Alsiel, mi hai deluso." Gli girò le spalle e stava per uscire dalla sua stanza, poggiò la mano sulla maniglia della porta cercando di aprirla, ma non ci riuscì. "Fammi uscire!" Gli ordinò.
"No." Gli disse Azazel avvicinandoglisi. "Ho esagerato, ma non incolpare Alsiel di questo."
"Avrebbe potuto opporsi, avrebbe potuto dirmelo! Ma non l'ha fatto."
"Padre!" Lo chiamò Alsiel con tono pieno di disperazione. "Padre!"
Quando Andras vide l'angoscia negli occhi di Alsiel chiuse i suoi per un attimo.
"Alsiel, non lasciare che Azazel..." Si interruppe di colpo. "Tu non sei così. Fammi andare adesso."
Alsiel chiuse gli occhi e lo lasciò andare.
Non pensavo si sarebbe arrabbiato tanto. Disse Azazel con un sospiro.
Ti avevo detto che stavi esagerando, ma quando si tratta di stuzzicare mio padre non riesco a fermarti. Si lamentò Alsiel.
Azazel rimase in silenzio. Non avrebbe saputo che dire.
La cella dove Dyna e Gwen stavano portando avanti la metamorfosi era ancora chiusa. Aveva parlato con Demetra e Chyna, le due erano riuscite a sfuggire alla loro sorveglianza. Ora Demetra e Chyna stavano vegliando le loro creature, anche se non potevano entrare nella cella, la porta era circondata dal fuoco.
Stava pensando a quello quando Nicolas bussò contro il battente e si poggiò con una spalla allo stipite.
"L'hai fatto arrabbiare di brutto è." Gli disse Nicolas, aveva i capelli neri sciolti, le ciocche rosse si muovevano sinuose.
Alsiel guardò istintivamente fuori dalla finestra. Maledetta luna nera. Era la prima volta che capitava da quando Kara aveva creato il sigillo.
"Come stai?" Gli chiese Alsiel preoccupato.
"Bene. Ma non devi preoccuparti per me adesso."
"So di aver sbagliato, sono stato un idiota." Gli disse. "Comunque, alcune volte non riesco a fermarlo."
Nicolas si staccò dallo stipite e gli si avvicinò.
"È arrabbiato perché è preoccupato. Cosa avresti fatto se ti fossi trovato nella stessa situazione?" Gli chiese Nicolas.
"Alla stessa maniera, forse peggio." Disse Alsiel.
Azazel sbuffò nella sua mente, ma anche lui sentì una fitta di rimorso. Aveva ragione Nicolas, aveva sbagliato.
"Sei sceso nelle segrete?" Gli chiese.
"No."
"Vuoi che venga con te?" Sapeva che suo fratello aveva bisogno di ancora un po' di tempo, amalgamarsi con Azazel non doveva essere per niente facile..
"Sì."
Nicolas sospirò e lo guardò negli occhi. "Alsiel..."
"Vuoi rimproverarmi ancora?" Gli chiese con voce stanca.
"Non perdere te stesso, io sono qui, sono sempre qui."
Alsiel annuì e stava per passargli accanto, ma Nicolas lo trattenne. "Alsiel!?"
"Non so se sarò in grado di non perdermi." Una lacrima gli scivolò lungo la guancia.
"Ti aiuterò io." Gli disse con un sorriso incoraggiante.
"Grazie."
Nicolas gli gettò un braccio sulle spalle e lo avvicinò a sé, lo faceva sempre prima che tutto quel casino gli crollasse addosso. "Non ringraziarmi marmocchio, andiamo dai."
"Marmocchio?" Alsiel scostò appena il capo e lo fissò corrugando le sopracciglia.
"Puoi essere diventato una specie di Dio greco," indicando il suo corpo, indossava solo i pantaloni e il gilet "ma sei comunque un marmocchio per me." Spezzando così la tensione.
Alsiel sorrise al fratello.

Shaw fece segno alle guardie di lasciare la sala del trono. Nessuno aveva osato quasi respirare, il silenzio era carico di tensione e paura. La paura di sua sorella prevaleva su tutti.
Shaw era seduto sul trono e la guardava con freddezza.
"Perché l'hai fatto?" Le chiese con tono così freddo da far tremare Xenia.
Sua sorella era accasciata nel centro della sala, i capelli sciolti scompigliati toccavano il pavimento intorno a lei. Aveva cercato di liberarsi, ma non c'era riuscita. "Rispondi!" Urlò alzandosi con rabbia dal trono. I vetri tremarono al suono della sua voce.
Lei alzò il capo e lo fissò con rabbia. "Non volevo farti del male. Ti voglio bene!"
"Come osi! Dimmi la verità, maledizione! Sei così assuefatta a mentire che non sai quale sia? Come hai potuto farmi una cosa simile?" Quando sentì i vetri tremare di nuovo trattenne la rabbia.
"Tu mi hai sottratto il trono!" Sbottò lei con rabbia.
"Io!? Nostro padre mi ha messo sul trono! Lui mi ha designato! Non l'ho chiesto io!" Ad ogni frase tutto cominciò a tremare intorno a loro.
"Shaw..."
"Non osare chiamarmi per nome! Io sono il tuo re! Devi essere ossequiosa nei miei confronti." Un vetro andò in frantumi.

" Un vetro andò in frantumi

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"Mio signore." Disse lei tra i denti. "Come avresti reagito se ti fossi trovato al mio posto?"
"Ti avrei sostenuto." Le rispose.
"Non puoi saperlo!" Xenia si alzò da terra, si scostò i capelli dal viso con entrambe le mani.
"Mi hai cresciuto come un figlio! Io ti amavo, per me non eri solo una sorella, era una figura materna." Una fitta di dolore gli traversò lo stomaco. "Cazzo!" Disse posandosi un amano sullo stomaco, ma poi riportò la sua attenzione su di lei.
"Shaw io ti amo, sei mio fratello, ma non essere così ottuso, forse non avresti agito nel mio stesso modo. Ma mi avresti allontanato dal regno, lo avresti fatto." Gli disse lei con tono pieno di amarezza.
"Avresti dovuto uccidermi e prenderti il trono, sarebbe stato più onesto da parte tua." Le disse Shaw, poi chiamò le guardie. Il dolore stava aumentando, doveva prendere la medicina che gli aveva lasciato Nives.
Le guardie entrarono nella sala del trono. "Conducetela nelle segrete." Disse loro. "La sua nuova sistemazione l'attende. Incatenatela."
Le guardie presero Xenia per le braccia, ma lei cercò di liberarsi.
"Uccidimi e falla finita." Gli disse Xenia con rabbia.
Shaw rise freddamente.
"Ti piacerebbe." Le si avvicinò e le prese il mento tra le dita costringendola a guardarlo negli occhi. "Con te ho appena cominciato." Sorrise. "Il tuo calvario è appena cominciato." Poi la lasciò andare spingendola indietro. "Portatela via."
Le guardie la afferrarono per le braccia e la condussero via.
Xenia rimase in silenzio.
Le guardie la condussero lungo i corridoi.
Gli oscuri al suo passaggio cominciarono a guardarla con disgusto, nessuno si sarebbe mai aspettato che i loro dubbi si sarebbero tramutati in realtà. Lei camminava a testa alto, lanciava sguardi carichi di disprezzo, ma adesso nessuno aveva più paura.

Il negromante busso piano alla stanza di Shaw.
"Mio signore posso entrare?"
"Un attimo." Shaw prese un cucchiaio della medicina e chiuse gli occhi, si passò la lingua sulle labbra. Un brivido di piacere lo percosse da capo a piedi, si poggiò con le mani al tavolo per non cadere. Diavolo, quel sangue era delizioso, neanche il sangue dell'angelo nero che aveva ucciso gli aveva dato un tale piacere. Si raddrizzò e poi diede il permesso al negromante di entrare. "Dimmi?"
Gli porse la chiave delle catene e della cella. "La principessa è stata incatenata."
"Come ti chiami?" Gli chiese Shaw, solo in quel momento si rese conto che non conosceva i nomi degli oscuri che lo circondavano, ma solo i loro titoli.
"Zeph, mio signore."
"Grazie."
"Di cosa? nessuno di noi pur sospettando, ha osato fare niente." E di quello si sentivano in colpa. Si prostrò ai suoi piedi e gli chiese perdono.
"Giurami fedeltà. Ho bisogno di un braccio destro."
"Vi giuro fedeltà mio signore." Si portò il polso alle labbra si morse a sangue e poi l'offrì a Shaw.
Shaw accettò il suo dono, leccò il sangue guarendo la sua ferita. Però poi lo morse ancora, ne bevve il sangue.
"Non dovrai mai tradirmi." Gli disse, non sarebbe più stato facile fidarsi di qualcuno.
"Mai mio signore."

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