capitolo 15

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"Carino qui." Disse Nicolas guardando il paesaggio che lo circondava, non l'avrebbe mai immaginato. Tutto era tenuto in modo perfetto, sembrava una piccola oasi, il sole stava tramontando e tutto era soffuso da una luce quasi dorata.
"Per quanto possa sembrare assurdo, nonostante Xenia tenesse il re sotto controllo per ucciderlo, faceva tutto ciò per lui." Gli disse Eileen indicandogli il paesaggio. "Shaw ha sempre amato la natura." Fece loro strada attraverso le vie del paese.
Tutti li guardavano con un misto di curiosità e timore.
"È sempre stata così assetata di potere?" Era stato Samael a porre la domanda.
"Non lo so." Lei non frequentava molto la corte. Il giorno che era morto il re, si era trovata là solo perché aveva da depositare le carte che attestavano la sua parentela con Kian.
"Non avete avuto neanche una visione?"
"Usavo il mio dono pochissimo, cercavo di sopprimerlo." Rispose Eileen a Samael.
"Perché?"
"Perché il re amava circondarsi di oscuri potenti." La voce le tremò. "Mio padre era un negromante..." La voce le si spezzò.
"Non siete costretta a dirci cosa accadde." Samael non voleva soffrisse a causa di quei ricordi.
"Non importa, sono passati così tanti anni e la cosa ancora mi turba. Comunque, mio padre fece un errore, non so di che genere e lui lo fece uccidere. Non accettava i fallimenti." Raccontò. "Così mia madre mi condusse al villaggio, lei era una semplice oscura e io ero ancora piccola e il mio dono non si era mai manifestato, quindi il re credette che fossi normale." Si avviarono verso il castello. "Solo dopo capimmo che era mio padre con i suoi intrugli ad aver nascosto il mio potere. Gli sarò sempre grata per questo."
"Di solito i genitori agiscono per il nostro bene." Nicolas le si era avvicinato. "Vostro padre voleva proteggervi e l'ha fatto."
"Sì, ha protetto me e mia madre al meglio delle sue possibilità." Un sorriso dolce e nostalgico le piegò le labbra. Poi si fermò davanti al portone, le guardie avevano incrociato le lance per non farli passare. "Dobbiamo vedere il re." Disse Nicolas con tono fermo.
"Vi attendeva?" Chiese una delle guardie guardandolo con astio.
"No, ma è urgente." Gli disse posando la mano sull'impugnatura della frusta.
"Porterò un messaggio..." La guardia non ebbe il tempo di finire la frase che Eileen si irrigidì rimanendo immobile.
Samael si spostò mettendosi davanti a lei e la guardò negli occhi. "Xenia si è liberata?" Le chiese con tono urgente.
"Sì, sta andando da Shaw! Non arriveremo in tempo!" Con orrore.
Nicolas a quel punto si mosse richiamò le ali e si sollevò in volo, Eileen aveva indicato loro gli appartamenti reali mentre salivano lungo la strada.

Shaw la guardava con rabbia gli occhi socchiusi.
Era entrata nella sua stanza attraverso un passaggio segreto, Shaw non ne aveva mai conosciuto l'esistenza. Aveva schivato il suo attacco istintivamente. Xenia avanzava verso di lui, era armata! Come faceva a tenere delle lame d'argento a mani nude? Non si era aspettato che riuscisse a liberarsi!
Perché non riusciva ad usare il suo potere, era come bloccato! Schivò un altro attacco e la colpì con un calcio al fianco mandandola a sbattere contro la porta chiusa.
Xenia si sentì mancare il fiato quando andò a sbattere contro il legno. "Come hai fatto a liberarti?" Le chiese Shaw, senza distogliere lo sguardo da lei.
"Ho solo piagnucolato un po' ad una delle guardie, e quell'idiota mi ha portato il libro degli incantesimi oscuri. Ovviamente avevo occultato l'identità del libro." Aveva parlato di quel libro al fratello, gli aveva detto che loro padre lo aveva sottratto ad un negromante molto potente e che la dentro vi erano alcuni incantesimi che poteva usare anche un oscuro dalla mente scaltra. "Sono riuscita così a liberarmi dalla manipolazione di Kian e a riprendere il mio potere." Gli disse tornando all'attacco. Con una giravolta scagliò la lama contro Shaw, che nonostante fosse privo dei suoi poteri riuscì a schivarla solo per un soffio. "Smetti di opporti! Muori maledizione!" La voce piena di rabbia e disperazione.
"Come tieni bloccati i miei poteri?" Le chiese, si guardava intorno nella sua stanza in cerca di un'arma. Perché non c'è n'erano? Quello era assurdo!
"Con l'aiuto del libro nero ho creato una rete di sicurezza." Gli rispose Xenia. "Sai, in caso Azazel avesse fallito nell'ucciderti." Shaw non capiva. "La tua camera e piena di simboli, li ho creati personalmente, essi bloccano il tuo potere." Appena finì di dirgli ciò lo attaccò di nuovo, Xenia era stata sempre molto abile nella lotta. Era stata lei ad insegnargli a combattere, ma non gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva.
Shaw non riuscì a schivare il suo affondo, la lama gli penetrò nella spalla. Il dolore fu lancinante, si lasciò sfuggire un urlo, ma non cedette, le afferrò la mano e stringendo forte si estrasse la lama dalla carne. "Lasciati andare. E tutto finirà in fretta." Gli sussurrò contro le labbra. Stava per calare l'altra lama quando stavolta fu lei ad urlare. Un urlò straziante. Shaw le aveva girato il polso con forza facendole cadere una delle lame.
"Io ti amavo." Le disse Shaw con le lacrime agli occhi, quel tradimento gli aveva spezzato il cuore.
"Io ti amo ancora. Ti amerò sempre." Xenia lo guardava. Una luce folle balenò nel suo sguardo. Shaw si liberò di lei con uno scatto agile, ma lei tornò ad attaccarlo ancora, si bloccò di colpo quando un'ombra oscurò la finestra e poi il sibilo di una frusta riempì l'aria intorno a loro.
Xenia si sentì bruciare la pelle e lasciò cadere l'altra lama. Che diavolo! Poi rimase senza parole. Un angelo nero dalle maestose ali nere era entrato dalla finestra. Appena i suoi piedi avevano toccato per terra le aveva fatte svanire.
Nicolas si muoveva agile come una tigre, ogni suo movimento era aggraziato, l'aveva disarmata con rapidità.
Nicolas aveva assistito per un attimo allo scontro fra i due, aveva dovuto calcolare la grandezza della finestra per poter entrare e quello gli aveva fatto perdere attimi preziosi, quella bastarda aveva ferito Shaw. "Strano modo di dimostrare il proprio amore." Disse Nicolas guardandola con disgusto.
"Che ne puoi sapere tu!?" Scagliandoglisi contro, cercò di penetrare nella sua mente in modo da fargli abbassare le difese, quando andò a sbattere contro un mero muro di oscurità.
Nicolas schivò il suo attacco spostandosi di lato così rapidamente che Xenia perse l'equilibrio per un attimo. Lui fece schioccare di nuovo la frusta, essa pareva un'estensione del suo corpo, si avvolse intorno alla gola di Xenia, diede uno strattone all'indietro e lei cadde riversa sul tappeto che copriva il pavimento.
Nicolas la guardò con disgusto, poi posò il suo sguardo su Shaw. "Intendete ancora lasciarla vivere?" Gli chiese.
Shaw si riscosse, quando aveva visto Nicolas piombare nella sua stanza il fiato gli si era mozzato in gola. Vederlo lottare era qualcosa di incredibile, si muoveva con una sensualità così naturale!
"Vi sembrerò un codardo, ma non voglio ucciderla." Shaw posò il suo sguardo su Xenia. Sua sorella era sdraiata per terra, i capelli si allargavano intorno a lei sul tappeto, con le mani cercava di allentare la frusta.
"Uccidimi!" Urlò. "Maledizione! Non ti ho insegnato ad essere un codardo!" Le lacrime le riempirono gli occhi scivolandole sulle guance. "Sono un mostro! Ti ho fatto cose che una sorella non avrebbe mai dovuto fare!" Aveva cominciato a singhiozzare. "Perché? Perché non mi uccidi!?" Urlò.
Shaw si passò le dita tra i capelli frastornato e la guardò in silenzio per un lungo attimo. "Perché sei mia sorella, e nonostante io sia furioso con te per ciò che mi hai fatto, non posso farlo!" Disse inginocchiandosi al suo fianco. La liberò dalla frusta e la aiuto a sedersi.
Lei lo abbracciò di colpo e cominciò a piangere disperatamente.
"Comunque merito la morte." Si allontanò appena da lui e lo baciò sulle labbra. Il suo bacio di addio. Afferrò la lama e gliela mise in mano puntandosela contro il petto. "E adesso fallo!" Gli ordinò con tono basso.
Shaw lasciò cadere l'arma. Le bloccò i polsi con le mani e la fece alzare. In quel momento le porte della sua stanza si aprirono e il negromante arrivò insieme ad altre guardie. Poco dietro di loro c'erano Eileen e l'ibrido e nascosto dietro di esso il manipolatore. "Manipolatore." Chiamò Shaw, non conosceva il suo nome. Lo vide fare un passo avanti e abbassare lo sguardo, avanzo lentamente verso di loro. "Entra e chiudi la porta."
"Mio re..."
"Fuori!" Ordinò al negromante. Che lo guardò perplesso.
Nicolas si avvolse la frusta intorno alla vita con un semplice movimento del polso, si sistemò i capelli con le dita, li portava sciolti, stava per andare, ma Shaw lo fermò. "Restate per favore." Disse.
Nicolas si strinse nelle spalle e incrociò le braccia.
"Cosa posso fare per voi mio signore?" Chiese Kian.
Shaw rimase in silenzio, poi chiuse gli occhi e quando li riaprì aveva preso la sua decisione. "Distruggi il suo potere. Puoi farlo?" Gli chiese.
"Sì. Devo dirvi che questo comporterà la cancellazione parziale o totale della sua memoria che sarà irrecuperabile." Doveva avvertirlo.
"Fallo."
Xenia gli poggiò la fronte contro il petto e si aggrappò alla sua camicia nera.
"La morte sarebbe stata meglio di questo." Gli disse.
"Sì, ma sarebbe stata una liberazione." Le rispose. "E nonostante io ti voglia bene, non rifarò lo stesso errore." Le disse. "Solo una cosa prima di cominciare, perché hai ucciso i genitori del manipolatore."
"Non erano loro il mio obbiettivo, ma lui." Xenia si girò verso Kian. "Sapevo che il suo potere sarebbe stato distruttivo per me, la veggente che all'epoca era a corte aveva visto tutto. Così mandai alcuni uomini fidati ad eliminare il problema." Rise istericamente. "Fui così stupida da uccidere la veggente e mi sono illusa che sarei riuscita ad usarlo a mio vantaggio. Se solo l'avessi tenuta in vita forse non saremmo a questo punto."
Gli occhi di Kian si erano accesi di rabbia.
"Avete ucciso mio padre e mia madre per colpa mia!" La voce un ringhio basso.
"Sì, non saresti dovuto..." Il capo di Xenia scattò all'indietro, le sue pupille si restrinsero così tanto da essere quasi inghiottite dall'iride. Poi si accasciò tra le braccia del fratello come una marionetta a cui avevano tagliato i fili.
Alle sue parole la rabbia di Kian si riversò fuori da lui e poi penetrò nella mente di Xenia così rapidamente da distruggere tutto ciò che incontrava sul suo passaggio, cominciò dal suo potere di manipolazione e poi passò alla sua capacita di combattere ed infine distrusse i suoi ricordi, li ridusse in cenere. Esitò solo per una frazione di secondo, ma infine gli tolse anche il nome. Non meritava di vivere per tutto il male che aveva fatto, quella non era minimamente una punizione adeguata, così le inculcò un dolore costante di pentimento e disperazione.
Kian sentiva la rabbia scorrergli dentro, quando Nicolas gli si avvicinò, cercò di attaccarlo mentalmente, era così fuori di sé da non rendersi conto di ciò che stava facendo.
Nicolas aveva visto Kian cominciare a fluttuare ad un palmo dal pavimento, non sapeva cosa stava facendo a Xenia e neanche gli importava, ma se avesse fatto qualcosa contro la sua natura in preda alla rabbia, non se lo sarebbe mai perdonato. Si mosse pronto a fargli perdere i sensi, ma Kian lo attaccò mentalmente. Nicolas si lasciò sfuggire un sibilò di dolore e poi lo colpì così forte da fargli perdere i sensi.
Kian crollò svenuto e lui lo prese in braccio un attimo prima che il ragazzo si accasciasse sul pavimento.
Shaw fissava per terra dove il manipolatore era stato in pieni fino ad un attimo prima. "Non credevo avesse un tale potere." Disse deglutendo.
Il marmo era come sciolto.
"Mi sa che non lo sapeva neanche lui. Almeno non fino a questo punto."

Andras avrebbe dovuto aprire quella porta, ma quando Alsiel lo vide esitare capì che non l'avrebbe fatto tanto in fretta, scosse il capo e sospirò, sembrava imbambolato, aveva paura di ciò che poteva trovare dall'altro lato. Alsiel gli si avvicinò lo fece spostare, posò la mano sul chiavistello della porta e poi l'aprì lentamente. Demetra, Need e Chyna erano appena dietro di lui.
Avevano atteso che le fiamme si spegnessero e il calore si freddasse. Nives era pronta ad intervenire se necessario.

Quando Dyna aprì gli occhi un sorriso le piegò le labbra, di fronte a lei Gwen la guardava. Era seduta per terra: i capelli scuri le scendevano scomposti fino in vita. Gli occhi blu erano fissi nei suoi. Era avvolta in una vestaglia, Dyna ne aveva portata qualcuna visto che i loro abiti non gli sarebbero più stati bene. "Come stai?" Chiese a Gwen con tono basso.
"Io? Bene! Tu?"
Dyna si alzò a sedere e i capelli biondi le scivolarono davanti al viso. Li tirò indietro con le dita. "Benissimo!" Si alzò e barcollò incera sulle gambe per un attimo, ma poi trovò l'equilibrio. Anche Gwen si alzò e le si mise di fronte. "I tuoi occhi, le pupille ellittiche sono, Whao."
"Che intendi..." Non ebbe il tempo di finire la frase che la porta della cella si aprì.
Il primo ad entrare fu Alsiel.
Alsiel guardò le due e rimase colpito dal loro cambiamento. Erano bellissime.
Andras rimasto sulla soglia posò il suo sguardo su Gwen, era bellissima i capelli le incorniciavano il corpo, gli occhi blu accesi di felicità. Andras la fissò ancora per un lungo attimo, poi girò sui tacchi e andò via.
"Andras!" Lo chiamò lei in preda allo choc. "Andras!" Gli corse dietro, passò accanto a sua madre e suo padre senza neanche vederli.
Andras la ignorò, salì le scale di corsa. Gwen lo raggiunse velocemente, le facevano male i piedi a causa delle pietre che stava calpestando. Lo afferrò per la mano e lo trattenne appena prima che uscisse dai sotterranei. "Aspetta! Perché sei arrabbiato? Io l'ho fatto per te!" Gli disse, le lacrime le rigavano il viso pallido. "L'ho fatto perché ti amo!"
"Hai rischiato la vita! Pensi che se ti fosse capitato qualcosa di brutto avrei potuto sopportarlo?" Le chiese afferrandola per le spalle con rabbia, ma non strinse per paura di farle male.
Le lacrime stavano rigando il viso di Gwen, la ragazza aveva subito un cambiamento non indifferente e lui la stava riprendendo. Poi l'abbraccio stretta. Gwen ricambiò il suo abbraccio, e poi sentì le labbra di lui cercare le sue e quando si sfiorarono la passione esplose. "Non osare farmi prendere uno spavento simile mai più!" Le disse contro le labbra.

 "Non osare farmi prendere uno spavento simile mai più!" Le disse contro le labbra

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Gwen gli passò le dita tra i capelli neri e gli sorrise dolcemente. "Te lo prometto." E poi fu lei a baciarlo e lui se la strinse contro.

Alsiel guardò Dyna con freddo rimprovero.
"Alsiel..."
"Sire, chiamami sire." Le ordinò. "Da oggi sei in punizione fino tempo indeterminato. Non ti voglio vedere girare in forma umana per il mio castello e ti voglio sotto stretta sorveglianza, quando non sei con me sarai con Nives. E questo durerà fino a quando non avrò deciso che la tua punizione sarà stata abbastanza."
"Io volevo che foste orgoglioso di me." Gli disse tra le lacrime, cercando sua madre con lo sguardo, ma la madre scosse il capo.
"Per il momento sono solo furioso." Le rispose. "Nives portala con te per favore." Era felice che stava bene, ma voleva che Dyna imparasse cosa fosse l'obbedienza e prima lo faceva meglio era.
Nives lo guardò aggrottando le sopracciglia, poi posò i suoi occhi su Dyna che aveva preso le sue sembianze di segugio degli inferi, Era bellissima.
"Andiamo Dyna." Le disse e il segugio la seguì abbattuta.
Il silenzio era totale, Demetra avrebbe voluto seguire sua figlia, ma era rimasta di sasso e anche Need non aveva saputo che fare.
"Fossi in voi parlerei dopo con lei." Disse loro Alsiel, poi andò via.
Chissà dov'era Nicolas, in quel momento avrebbe davvero avuto bisogno di parlare con lui. L'avrebbe cercato.

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