PROLOGO I - IL SOGNO DI UN BRIGANTE

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[copertina creata da ElyStrawberry a cui vanno i più sentiti ringraziamenti, passate dal suo profilo: è anche un'ottima scrittrice]

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[copertina creata da ElyStrawberry a cui vanno i più sentiti ringraziamenti, passate dal suo profilo: è anche un'ottima scrittrice]

Non era così che se la immaginava una vita da brigante: costretto a rimanersene acquattato dietro un albero, nella speranza che prima o poi qualcuno passasse da quelle parti. Quando era partito dal villaggio di Acquebrune con quei due spostati di Varinus e Gallenus, la sua testa era piena di sogni di gloria. Si immaginava di attaccare le carovane di grassi e ricchi mercanti, duellando all'ultimo sangue contro la loro scorta; oppure di ritrovarsi a rapire una splendida principessa delle terre meridionali, che si sarebbe innamorata di lui e lo avrebbe sposato nonostante le sue umili origini. Tutto per il connaturato fascino del criminale che non teme nulla e non sottostà a nessuna legge, se non quelle che si detta da solo.

E invece eccolo lì a Bosco Grigio, fra quei modesti alberi le cui fronde stormivano di tanto in tanto smosse dal vento, l'unico rumore che era possibile ascoltare in un luogo come quello; persino gli animali se ne stavano alla larga.
"Per l'Unico" imprecò Cassius, gli sarebbero andate bene persino le maledette cicale, le stesse che da piccolo non lo facevano mai dormire.

Dall'altra parte della strada sentì il grugnito di Varinus, intento a stiracchiarsi.
«Quanto dobbiamo aspettare ancora?! Mi fa male tutto e mi sta venendo anche fame.»
«Piantala di lamentarti, è già snervante starsene qui senza far niente, figuriamoci se adesso ti metti pure a frignare, grassone».
«Come mi hai chiamato?!» vociò Varinus.
«Non ci senti? Ho detto 'grassone'» ripeté, assicurandosi di scandire ogni sillaba.
«Smettetela voi due» li zittì Gallenus, nascosto dietro un cespuglio lì dove l'argine della strada era leggermente sopraelevato, «sta arrivando qualcuno.»
"Finalmente" Cassius tirò un sospiro di sollievo e lanciò un'occhiata verso ovest: da quella direzione stava effettivamente arrivando un ignaro viaggiatore.
Si preparò a sguainare la spada, ma quando vide di chi si trattava, per poco non gli vennero le lacrime agli occhi: un tempo forse era stato un uomo possente, ma adesso la schiena ricurva e il respiro arrancato lo facevano sembrare gracile come un fuscello. Dal capo discendeva un lungo filare di capelli grigi e stopposi, facili a confondersi con la barba della stessa foggia. Gli abiti rasi, il cui colore doveva essersi stinto da secoli, completavano l'impressione di un vecchietto evidentemente rimbambito e nullatenente, se non per la saccoccia che gli pendeva dal fianco.
"Ma che ci fa da queste parti un vecchio pazzo?!" si chiese Cassius, vedendolo passare proprio dinanzi al suo nascondiglio. Dalla postazione di Gallenus si levò una voce.
«Alt! O la borsa o la vita!»
Cassius e Varinus spuntarono dalla vegetazione all'unisono e puntarono le armi contro il vecchio. Il grasso brigante impugnava una vecchia ascia malandata e una folta barba rossiccia nascondeva la sua vistosa pappagorgia.
Gallenus scese dalla sua postazione e li raggiunse, mettendo da parte la balestra e brandendo un elegante stiletto. Se lo rigirò fra le mani, esibendo un sorriso su quella sua brutta faccia da ratto, impilata su un corpo sottile come un chiodo.
Cassius si rivolse al vecchio, con voce rude.
«Avanti, dacci quello che hai e forse campi qualche altro anno.»
L'anziano gli lanciò un lungo sguardo silente, squadrandolo con i suoi profondi occhi scuri.
«Temo di non possedere nulla di vostro interesse, signori.»
Con un singolo gesto mostrò il contenuto della saccoccia: nient'altro che un mucchio di pergamene usate, una boccetta colma di un viscoso liquido nero e una penna d'oca piuttosto malconcia.
«Non raccontarci cazzate, nessuno si mette in viaggio senza portarsi qualche soldo addosso.» esordì Varinus, pungolando l'uomo con la sua ascia.
«Sono le uniche ricchezze di cui ho bisogno, dormo all'addiaccio e per il resto... basta sapere dove cercare.»
Gallenus sospirò, esasperato, e con uno scatto si portò a un palmo di naso dal vecchio. Gli puntò lo stiletto alla gola e sussurrò, con la sua voce gracchiante.
«Credi che si tratta di uno scherzo o qualcosa del genere?!»
«Affatto» replicò il vecchietto, senza batter ciglio «vi sto solo dicendo la verità.»
A quel punto lo smilzo perse la pazienza e, abbassato il pugnale, assestò all'uomo un sinistro che lo piegò in due.
"Se continua così si farà ammazzare, bacucco testardo... beh, se poi davvero non ha niente almeno ci divertiremo un po'."
Il vecchio serrò le dita anchilosate, sino a farle scricchiolare. Per un attimo sembrò che volesse provare a reagire, ma poi si limitò a rimettersi diritto.
«Vi ripeto che non possiedo nulla» disse ancora una volta, sostenendo lo sguardo di Gallenus.
«Adesso mi hai proprio rotto.» biascicò, preparandosi a infilzarlo, ma proprio in quel momento un grido improvviso distolse la sua attenzione.

«Altolà! Fermi dove siete!» dal folto del bosco comparve un ragazzo, con un lungo mantello bianco che svolazzava alle sue spalle. Si stava dirigendo al galoppo, in sella a un ronzino, proprio verso di loro. Il giovane vestiva una cotta di maglia, coperta da un corsaletto di cuoio trattato; al fianco portava una spada lunga che, a giudicare dall'elsa, doveva essere di ottima fattura.
Gallenus imprecò, spingendo da parte il vecchio e preparandosi a sfoderare la balestra, ma Cassius lo bloccò.
«Aspetta, aspetta, vedi cos'ha addosso? Quella roba può valere qualcosa se non la danneggiamo.»
Gallenus esitò un momento, poi mugugnò «È un cavaliere, se ci ammazza i soldi saranno l'ultimo dei nostri problemi.»
Cassius sbuffò divertito «Ma perfavore, a malapena riesce a scendere da cavallo. Non è altro che un ragazzino.»
Il giovane si avvicinò, tenendo la lama in orizzontale, dinanzi a sé. Una zazzera di capelli castani gli incorniciava il volto, sul quale brillavano un paio d'occhi cerulei.
«Siete al cospetto di Titus, della nobile casata Avis. Lasciate andare quell'uomo o ve la vedrete con me.»
Quelle parole scatenarono nei briganti un'ondata di ilarità, piene com'erano di balbettii ed esitazioni.

Cassius roteò la spada e vibrò un deciso fendente; Titus riuscì a pararlo, gemendo per lo sforzo. Se c'era una cosa che il brigante aveva imparato dai tanti anni di risse in taverna, era che a conquistarsi la vittoria era sempre e soltanto chi era fermamente deciso a seccare il suo avversario. E quel giovane poteva avere forse un addestramento decente, ma mancava della sete di violenza necessaria per brandire un'arma.
Senza disimpegnarsi fece pressione con la lama e in uno scatto disarmò il ragazzo, scagliandolo poi a terra con un calcio. Non poté trattenere un sorriso nel vederlo così: un altro damerino pieno di sé costretto a mangiare la polvere.
Alle sue spalle, Cassius sentì i suoi compari lasciarsi andare a una grassa risata, la quale si fece ancora più intensa quando il vecchio si chinò sulla spada per raccoglierla. Sembrò indugiare un attimo, prima di mettersi in guardia.
«È passato tanto tempo dall'ultima volta, ma forse...» bofonchiò la cariatide.
Cassius indietreggiò di qualche passo, facendo un cenno ai suoi compari, non era giusto che fosse solo lui a divertirsi.
Varinus e Gallenus certo non se lo fecero ripetere due volte, e in men che non si dica furono sull'anziano. Il grassone mulinò la sua ascia puntando al cranio del vecchio, ma quest'ultimo scivolò di lato e in un gesto elegante accompagnò il filo della lama lungo la gola del brigante. Con orrore Cassius vide la barba del suo compagno insozzarsi di sangue e la sua gola riempirsi di rosso viscoso. Non era ancora crollato a terra che già l'acciaio della spada s'era fatto largo nelle viscere di Gallenus, riversandole in un singolo gesto giù sullo sterrato.

Il vecchio guardò all'ultimo brigante con due occhi che parevano capaci di poterlo uccidere con un singolo cenno. Sentì le sue dita sciogliere la stretta sull'elsa della spada, mentre le gambe, quasi mosse da volontà propria, lo spingevano il più lontano possibile dal Bosco Grigio e da quel maledetto vecchio. Non avrebbe vissuto da brigante neanche un giorno di più.

 Non avrebbe vissuto da brigante neanche un giorno di più

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Le Saghe del Crepuscolo: il Risveglio del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora