Quando il corpo di guardia fu fatto a pezzi dinanzi ai suoi occhi, Titus e l'intera prima linea arretrarono, pur non essendo a portata delle macerie che vennero giù. Attraverso la nube di polvere che si era sollevata, l'aspirante cavaliere vide un gruppo di popolani che, terrorizzati, cercarono di fiondarsi da quel varco fuori dalla città, destinata a diventare una prigione di fuoco e fiamme. Forse qualcuno di loro riuscì a guadagnarsi la fuga, Titus non avrebbe saputo dirlo, ma le urla che presto seguirono resero palese quanto la maggior parte dei fuggitivi stesse trovando invece un destino ben meno felice.
«Sono qui» mormorò Neraserpe, i pugnali stretti fra le dita squamate.
Come spettri emersero tra il fumo e la cenere, rettili su due gambe armati di tutto punto. La loro carica venne annunciata dal roboare dei corni da guerra, come ululati di un lupo che desse esito al suo agguato.
«Mantenete la posizione!» ordinò il principe Alfonso, levando lo scudo a coprire il petto e parte del volto. L'onda variopinta di rosso, nero, verde e oro si infranse contro la prima linea. Titus vide l'uomo affianco a lui cadere tramortito, per poi essere sostituito da un soldato subito dietro. I ranghi nonostante tutto stavano reggendo.
«Affondate!» a quell'ordine seguì l'azione immediata.
L'aspirante cavaliere sguainò la sua spada e premendo con lo scudo affondò la lama nel mucchio, squarciando il viso di uno dei Cecrope dinanzi a lui e facendolo stramazzare. Esaurito il gioco degli schieramenti, la battaglia si trasformò in un caotico tumulto di singolari disfide.Due Cecrope si avventarono su Titus, armati di asce affilate: l'aspirante cavaliere fermò il fendente del primo con lo scudo e tentò il contrattacco, ma subito il secondo fu su di lui e la sua arma arrivò ad ammaccargli lo spallaccio. Forte del proprio elmo si scagliò con una testata sul nuovo arrivato, per poi fendergli la gola. Incespicò, stordito da quell'impatto, e proprio in quel momento qualcuno lo spinse in terra. Dalla fessura stretta della visiere vide l'accetta pronta a calare, prima che la lama di Vanni penetrasse attraverso il petto del Cecrope che l'aveva quasi ucciso. Con una mano la sua scudiera lo aiutò a rialzarsi, per poi ritornare nel vivo della battaglia. Ella si muoveva come una furia danzante: schivava gli affondi, deviando la direzione dei colpi con lo scudo, per poi calare con la spada lì dove la carne del nemico era più debole. Sottraendosi all'ipnosi di quel tetro balletto, Titus la affiancò.
Un Cecrope dalle squame d'oro cercò battaglia: l'aspirante cavaliere senza esitare lo caricò, spezzando la sua guardia in una pioggia di fendenti, e in quell'attimo che precedeva la reazione, proprio allora Vanni gli trapassò il basso ventre, uccidendolo.
Cavaliere e scudiera si fusero in unico essere: avrebbero potuto abbattere un esercito, proprio come accadeva nelle antiche saghe tanto care ai bardi e ai cantori. E chissà, forse l'avrebbero fatto per davvero, se non fosse stato per quell'allarme che riecheggiò come un'agonia fra le vie della città.
«Il paladino è morto! Il paladino è morto!».
A quell'annuncio Titus si voltò verso il castello e lo vide spezzarsi e crollare sotto gli artigli del drago. Il Principe Alfonso levò le armi, ritirandosi dalla prima linea, e urlò all'intero suo drappello.
«Non tutto è perduto, seguitemi uomini di Elea! Seguitemi! Morte al drago! Morte al drago!».
Dalle retrovie che s'aprivano al suo passaggio, i più valorosi corsero al seguito dell'Orimberga, mentre altri rimasero lì, pur se spauriti, ad affrontare i Cecrope. Cosa fare? Ad ogni nemico ed alleato che cadeva, quella domanda si faceva sempre più pressante. Cosa fare? Cosa fare? Cosa fare?! Rendendo la mente di Titus sorda ad ogni altro pensiero, ad ogni altra voce.
«Ragazzo, ragazzo!» lo riscosse Ianus «tu- tu devi seguire il Principe, senza di te non sopravvivrà, mi hai capito? Segui il Principe!».
«M-ma io» balbettò Titus.
«Io e Neraserpe vi copriremo, ma voi dovete andare».
No, non poteva lasciarlo lì da solo, non con i Cecrope che continuavano ad arrivare e la sempre più striminzita avanguardia che ormai cominciava a cedere.Dal varco delle mura fece capolino un nuovo uomo-lucertola, il più alto e possente che Titus avesse mai veduto, con scaglie brune e braccia che parevano capaci di piegare il metallo sotto la propria stretta. I suoi sottoposti, di fatta non troppo dissimile dalla sua, calarono come giganti fra le forze degli uomini, spezzandoli come fuscelli d'erba secca.
Il più grande fra loro si scagliò su Ianus, e nel marasma di corpi, Titus si ritrovò impossibilitato ad aiutare il suo mentore.
Ianus venne scagliato a terra con un colpo di coda, si rialzò ma la lancia del gigante gli penetrò da parte a parte nella spalla. Il vecchio, stringendo l'asta, fronteggiò la forza del suo avversario e, lasciando che il legno affondasse ancor di più nella sua carne, vibrò la spada, decapitando il suo nemico con un singolo fendente. Per un istante gli occhi neri di Ianus e quelli cerulei di Titus si incrociarono. L'aspirante cavaliere sorrise, ma la curva della sua bocca si incrinò in una smorfia d'orrore, quando le lance degli altri Cecrope penetrarono nel petto, nel ventre e nel capo dell'anziano ex-soldato in fiotti di sangue scuro. Ianus si fece opaco agli occhi di Titus, intrisi di lacrime salate, e crollò infine a terra, ormai privo di vita. Il grido che varcò la bocca spalancata di Titus fu sordo alle sue stesse orecchie, e quasi non sentì la mano che lo tirava per il braccio lontano da lì, la voce di Vanni spezzata dai lamenti e dai singhiozzi.
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Le Saghe del Crepuscolo: il Risveglio del Drago
Fantasy#concorsiamo2k19 Nelle terre di Clitalia, dove il Culto del Sol Invictus ha portato grandezza e prosperità alla razza degli uomini, si preparano grandi stravolgimenti. Gli equilibri stabiliti tanto faticosamente in secoli di accordi, guerre e conqui...