Sebbene non avesse eliminato il mostro di Monte Argano, come invece aveva lasciato intendere, i villici avevano comunque mantenuto la loro parte dell'accordo: quando Laura annunciò la sua partenza, essi le condussero due cavalcature per proseguire il suo viaggio. La cavalla di Laura aveva un bel manto bruno, con il crine castano che le discendeva lungo un lato del collo muscoloso; mentre la puledra di Artemisia era pezzata di grigio, tranquilla e silente come la sua nuova padrona.
Gli equini delle steppe erano animali più tozzi e robusti dei corrispettivi occidentali ma, come tenne a precisare il buon oste che aveva provveduto a sellarle «Sanno muoversi agilmente su terreni accidentati, lì dove altri cavalli finirebbero per rompersi una gamba».
Dopo aver ringraziato l'oste, le due partirono nel tardo pomeriggio, quando sapevano che il caldo estivo avrebbe mitigato il suo tocco e i venti si sarebbero fatti più flebili. Laura rivolse lo sguardo a nord-ovest: Mowan era scappata durante la notte, scivolando non vista nelle viscere dell'oscurità; sperava in cuor suo che Aconito si prendesse cura di lei, una volta arrivata.
Diede uno scossone deciso alle redini e l'animale partì al galoppo, mentre Artemisia tentennava alle sue spalle.
«Vai avanti. Avanti. Ho detto vai avanti stupido animale!» ma la puledra non ne voleva sapere.
La maegi rise di gusto e con una tirata di redini fece dietrofront, tornando ad affiancare la compagna di viaggio.
«Così la spaventi, Arti» la ammonì, con un sorriso.
«Non vedo perché costringermi ad usare un cavallo, mi muovo molto più velocemente a piedi» osservò la bambina.
«Già, ma dimentichi che non dobbiamo farci notare» replicò Laura, divertita da quella frustrazione così ben celata.
La strigoi sbuffò «Non mi fare la morale, proprio tu che-» ma prima che potesse terminare la frase, la maegi aveva già dato una sonora pacca sul sedere della puledra, spingendola al folle galoppo. Fra le urla della bambina, la ragazza rischiò di cascare da cavallo tanto fu piegata dalle risa. In lontananza si sentiva
«Fermati, fermati maledetta! Giuro che 'stavolta ti ammazzo, Laura!».Le steppe proseguivano vero est per numerosi chilometri, in una distesa brulla. Dai rari promontori branchi di lupi affamati seguivano con lo sguardo il loro passaggio, non osando muovere un solo passo a intralciar loro il cammino. Sopra le loro teste falchi dal lungo collo volavano in cerchio, forse in cerca d'una corrente d'aria da poter seguire.
Passarono attraverso dedali di erba pallida e alberi senza frutto, discesero lungo i tortuosi declivi che finalmente chiudevano le steppe.Quando era ormai giunta sera si ritrovarono nuovamente immerse nel verde e scelsero di accamparsi fra gli alberi e le rocce alle pendici della scarpata. Laura vide Artemisia inquieta, volgersi intorno, serrando la piccola mascella; lei nel frattempo era intenta a versare le lacrime raccolte dagli occhi della Gorgone in una ciotola di coccio, pronta a catalizzarle all'interno di una pietra.
«Che succede, l'inquisitore ci ha rintracciato?» chiese la maegi, finendo di tracciare il cerchio in vista del rituale.
La bambina denegò col capo, impercettibilmente.
«Cosa senti, allora?» chiese, mentre liberava il suo mana e una luce azzurra e arancione le rischiarava il viso.
«Fumo, cenere, carne bruciata. Sono stati attaccati dei villaggi» fece una smorfia infastidita «E poi il fetore di carne di lucertola... si muovono in branchi numerosi» concluse, con un'insolita nota di disprezzo nella voce.
"Pelle di lucertola? Villaggi bruciati?" Laura si incupì, riponendo la pietra catalizzata nella sua saccoccia «Non saranno mica dei Cecrope?».
«Temo lo siano. E questa volta hanno organizzato attacchi su vasta scala, mi chiedo cosa abbiano in mente».
Laura sospirò: fra tutte le creature, i Cecrope erano i peggiori. I più simili agli esseri umani, sotto certi punti di vista. Ricordava ancora i pesanti tributi che la sua famiglia, insieme al resto di Shavalon, aveva dovuto pagare perché la popolazione non fosse toccata dalle razzie di quei rettili.
«Quella povera gente... non possiamo far altro che evitare i villaggi» disse Laura, con aria cupa.
«Tutto muore» sentenziò Artemisia, con la noncuranza che le era propria «inoltre questo, probabilmente, terrà gli inquisitori distratti per un po'».
«Almeno questo» mormorò Laura «allora dove andiamo? Io contavo di fermarmi in un insediamento, di solito lì trovo sempre qualcuno in cerca di aiuto».
Artemisia fece spallucce «Se ti può interessare c'è una creatura non lontano da qui, forse a mezz'ora di cammino più a nord».
«Perfetto, allora ci recheremo lì domani mattina stesso» disse Laura, svolgendo già le coperte accanto al focolare.
«Tuttavia questa volta non potrò aiutarti» la avvertì la strigoi, mettendosi a contemplare le stelle.
«Cosa?» chiese lei, sbigottita «Perché?!».
Se si era potuta avvicinare a cuor più o meno leggero ad ogni genere di creatura era stato solo grazie alla presenza di Artemisia, non era una guerriera e anche se lo fosse stata non approcciava le creature per far loro del male. Sperò soltanto che si trattasse di un qualche genere di scherzo.
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Le Saghe del Crepuscolo: il Risveglio del Drago
Fantasía#concorsiamo2k19 Nelle terre di Clitalia, dove il Culto del Sol Invictus ha portato grandezza e prosperità alla razza degli uomini, si preparano grandi stravolgimenti. Gli equilibri stabiliti tanto faticosamente in secoli di accordi, guerre e conqui...