All'inizio non contava di sostare in quell'oasi per più di una notte, ma ben presto si rese conto che i giorni nella casa di Aconito scorrevano in modo diverso rispetto al resto di Clitalia. Era come se il tempo si sfilacciasse e le ore perdessero il loro fardello. Le mattinate trascorrevano fra lunghe passeggiate nel verde, cercando con lo sguardo qualcuna delle incantate creature. Mentre di notte si addormentava china sul corpo del lupo: scoprendo i piaceri delle sue virtù e il candore del suo manto argentato.
Ma giunta al quarto giorno dal suo arrivo, Laura decise che era giunto il tempo di andare, onde riprendere il suo cammino. Con un lungo bacio si congedò dal suo amante, affondando per un ultima volta nel calore del suo abbraccio. Quando ripartì, Artemisia riemerse dalle ombre degli alberi, in cui era svanita per tutto il tempo del loro soggiorno.
«Hai giaciuto con lui» osservò la bambina, affiancandola nel cammino verso sud-est.
«La cosa ti sconvolge?» chiese Laura, sorridendo a mezza-bocca.
«Non credo» rispose, con tono asettico «sono solo due corpi caldi che si uniscono».
«Ottimo spirito d'osservazione, Arti» ironizzò la maegi «ma non è solo questo, è anche entrare in contatto con qualcuno. Nel modo più intimo che ci sia».
«Non capisco» commentò la strigoi, con aria confusa «quindi lo ami?».
Laura si portò una mano alla bocca per nascondere le risa.
«Mi hai preso per una di quelle svampite da canto di taverna? No, Arti, mi piaceva il suo corpo e il suo carattere. E tanto è bastato. Voi strigoi non avete di questi stimoli?».
Artemisia inclinò il capo su di un lato.
«Non ho mai incontrato un mio simile o, se l'ho fatto, non ne ho memoria. Ma credo funzioni in maniera diversa, per noi».
Laura sospirò.
«Un giorno magari lo scopriremo».Il viaggio a sud-est si delineava attraverso sterminate steppe, chiazzate da rovi variopinti. In quelle terre il vento, anche durante la bella stagione, spazzava con vigore, seminando polvere e polline dalle terre orientali verso l'occidente più fondo. Lungo la strada le due vagabonde condivisero il viaggio con un attempato pastore nomade, accompagnato dai suoi maleodoranti armenti.
Il vecchio era un buon uomo, con metà dei denti ingialliti ancora in bocca.
«Bella scignora, deve tenere attenscione da queshte parti. I branchi di lupi che sce ne vanno in giro non ashpettano altro che mangiarsci carne tenera come quella di una bambina».
Laura lanciò un'occhiata ad Artemisia, aveva seri dubbi che un qualsiasi predatore avrebbe mai osato anche solo avvicinarsi ad una strigoi: erano in cima alla catena alimentare.
«Ma non preoccupatevi, che i miei cani li terranno a bada quei bashtardi» esclamò il pastore, orgoglioso.
«Finché sono con voi, non temo nulla, signore».
E a quelle parole sembrò arrossire sotto la vecchia pelle rugosa.
«Comunque sce cercate un villaggio, vi sci porto io, eh. Sce n'è uno proprio sciu queshta shtrada».
La maegi mugugnò, in un gesto affermativo.
«Ci sono templi laggiù? È da tempo che non rendo grazie all'Unico».
Il vecchio se la rise di gusto, strizzando gli occhi dalla forma allungata.
«L'unico templio ce l'avete intorno, scigniorina. Qui sciamo gente scemplice e conosciamo sciolo dei fatti di vento e shteppa».La ragazza fu sollevata nel sentirlo: almeno in quest'occasione non avrebbe avuto il Culto fra i piedi, né avrebbe dovuto temere l'ombra cupa dell'Inquisizione.
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Le Saghe del Crepuscolo: il Risveglio del Drago
Fantasy#concorsiamo2k19 Nelle terre di Clitalia, dove il Culto del Sol Invictus ha portato grandezza e prosperità alla razza degli uomini, si preparano grandi stravolgimenti. Gli equilibri stabiliti tanto faticosamente in secoli di accordi, guerre e conqui...