Il fiuto di Artemisia l'aveva condotta presso un edificio in prossimità della porta sud, com'era facile immaginare le fiamme si stavano diffondendo in città: il fuoco di drago sembrava in grado di corrodere la roccia e dalle mura s'era sparso fin nelle case. Urla risuonavano attraverso le pareti esterne, insieme con il pianto dei bambini.
«Sono all'interno» esclamò la strigoi, facendo un cenno verso l'ingresso chiuso.
«Il fumo rischia di soffocarli, dobbiamo sfondare la porta» riflettè la maegi, prima di dare l'ordine «Vai, Arti.»
La bambina replicò con un cenno e fece per muoversi, poi vi fu un rumore come di qualcosa che sferzasse l'aria, per quattro volte. Laura si portò le mani alla bocca, trattenendo un grido di terrore: quattro else rivestite di tessuto sporgevano dalla schiena di Artemisia. La bambina si voltò nella sua direzione, fissandola con occhi contratti in una tacita richiesta d'aiuto. Un liquido nero e viscoso le scivolò lungo un angolo delle labbra, prima che crollasse in terra con un tonfo.
«Artemisia! No, no, no che ti è successo?! Arti, rispondimi!» gridò Laura, gettandosi su di lei e provando a sfilare le lame: era tuttavia uno sforzo vano, dovevano essere penetrate fin troppo in profondità nella carne della bambina, non volevano saperne di venir via.
«Ormai è spacciata, maegi» esclamò una voce pacata alle sue spalle. Laura si voltò, trovandosi dinanzi un uomo con un cappello a tesa larga a celargli il volto; dal fianco gli pendeva una spada bastarda infilata in un fodero di tela, mentre alla cintola teneva legato un sacco di iuta il cui contenuto aveva impregnato d'uno strano liquido scuro il tessuto.
«Pugnali d'argento, benedetti dal Gran Sacerdote in persona, anche uno strigoi d'alto profilo come Samael sarebbe nei guai con un paio di quelli piantati in corpo. Uno strigoi comune, molto semplicemente, non ha speranze».
Avrebbe voluto insultare quel bastardo, ma la rabbia mista allo shock le paralizzò la lingua.
«Devo ammettere che sei stata una preda difficile, cara la mia maegi, mi sono dovuto impegnare parecchio per celare il mio odore e tener traccia dei tuoi continui spostamenti. Ma alla fine tutto il mio lavoro ha dato i suoi frutti».
L'uomo sorrise, compiaciuto: non poteva trattarsi altro che di un inquisitore.
«Io ho una raccomandazione d-del Convento di-».
L'inquisitore scoppiò in una risata fragorosa frenando i suoi balbettii «Voglio proprio vedere come una qualsiasi madre superiora potrà giustificarti dinanzi all'Unico per aver giaciuto con una creatura» e ciò dicendo sfilò il laccio del suo sacchetto, gettando ai piedi della ragazza una testa dai lunghi capelli argentati e due occhi di un azzurro acceso, ormai dall'espressione vacua nell'immobilità della morte.
Laura distolse lo sguardo disgustata: come poteva la malvagità di un uomo spingersi sino a tal punto? Come?! Aconito... lui aveva sempre e solo pensato a proteggere il suo bosco e le creature che lo abitavano. Non meritava di finire in quel modo. Ma, forse, tutto questo non sarebbe mai accaduto se non si fossero mai incontrati. In parte sentiva fosse anche colpa sua... l'inquisitore non aveva fatto altro che seguire le sue tracce.
La ragazza, con le viscere rivoltate e il cuore che le percuoteva il petto, portò una mano alla saccoccia, cavando fuori il pugnale. L'inquisitore esibì un ghigno derisorio, rimanendo in attesa di una sua mossa. Senza pensare, la maegi si scagliò su quell'uomo: l'anima e il braccio carichi del desiderio di vendetta, del viscerale bisogno di fare giustizia.Ma Laura non era una guerriera, non lo era mai stata, e quando fu ad un passo dal colpire l'inquisitore, questo si spostò di scatto e le diede un ceffone che la scagliò in terra: la guancia le bruciava e nuove lacrime le correvano lungo gli zigomi. Tentò di rialzarsi, ma lo stivale dell'uomo fece pressione sulla gola mentre la sua mano sfilava la spada.
«Quando precipiterai nell'Oblio, racconta agli altri demoni che è stato Lucianus a mandarti fra loro» la lama brillò alla luce del fuoco. Laura tentò di dimenarsi, ma più si agitava più l'aria veniva a mancarle. Lucianus posizionò la punta della spada all'altezza del petto della ragazza e si preparò ad affondare.Ma proprio allora accadde qualcosa di grottesco: un braccio grigio, con vene violacee che pulsavano sottopelle, si serrò sulle mani dell'inquisitore, un altro gli ghermì la spalla, altri ancora le gambe e il ventre. L'uomo tentò di resistere, poi quelle dita grigiastre presero a bloccargli la mascella, coprire i suoi occhi e strattonare i capelli fino a fargli scivolare il cappello giù dal capo. Erano decine, forse persino centinaia di braccia cadaveriche alla cui forza nessuno essere umano avrebbe potuto opporsi. Laura, adesso finalmente libera, si tirò a sedere, portando la mano sinistra alla gola livida. I lamenti di Lucianus mutarono ben presto in grida di puro terrore: la spada gli scivolò di mano e lui cadde in terra, prese a cercare a tentoni un qualche appiglio per resistere alla forza che lo trascinava via. Il groviglio di braccia si fece allora più violento: con un gesto gli disarticolarono la mascella e unghie acuminate penetrarono nei suoi occhi.
La maegi, in preda ad un orrore sollevato, seguì con lo sguardo il corso di quegli arti privi di busto e ne ritrovò l'origine nel varco scuro della bocca spalancata di Artemisia, rediviva. I suoi occhi erano adesso due pozzi neri con brevi riflessi scarlatti. Le braccia completarono il loro macabro lavoro: Lucianus fu letteralmente fatto a pezzi, in un rumore di ossa frante, di carne spappolata e fiotti di sangue scuro. E quando, ormai morto, cessò di combattere, la sua carcassa stretta nel groviglio scivolò diritta nella bocca della strigoi richiusa dietro quel cruento pasto. Laura guardò la bambina tornare lentamente alla sua forma consueta, come se nulla fosse mai accaduto. Dell'inquisitore non era rimasto altro che un capello e una lunga spada bastarda.
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Le Saghe del Crepuscolo: il Risveglio del Drago
Fantasy#concorsiamo2k19 Nelle terre di Clitalia, dove il Culto del Sol Invictus ha portato grandezza e prosperità alla razza degli uomini, si preparano grandi stravolgimenti. Gli equilibri stabiliti tanto faticosamente in secoli di accordi, guerre e conqui...