CAPITOLO XXI - LUCI E OMBRE

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La radura fuori dalle mura di Utopia era un mare nero squarciato da luci impazzite, scalzate lontano dalla città e lasciate a vagare nell'aria notturna

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La radura fuori dalle mura di Utopia era un mare nero squarciato da luci impazzite, scalzate lontano dalla città e lasciate a vagare nell'aria notturna. Laura era giunta fin lì con il solo scopo di guadagnarsi un salvacondotto attraverso le terre di Clitalia, ma ancora una volta il sangue e la violenza l'avevano preceduta.

Ingollò un boccone di saliva, mentre la Cecrope che aveva aiutato si tirava a sedere, ansimando con profondi respiri.
«Dobbiamo andar via, i miei simili – loro ci stanno già cercando!».
Esordì la Cecrope, riponendo al fianco il suo pugnale e aggirando circospetta lo sguardo ambrato.
«Perché mai dovrebbero farlo?», chiese la maegi confusa dal caos di luci e ombre intorno a sé: fiamme, sangue, lamenti infuriavano in ogni anfratto.
«Ti spiegherò tutto più tardi, adesso fuggiamo...».
Senza una meta precisa a dirigere i loro passi, si avviarono lungo la via, cercando di sfuggire alla distruzione. Passarono accanto agli ultimi drappelli di uomini ancora coalizzati nell'opporre una strenua resistenza: le dita tremanti strette intorno all'elsa delle spade spezzate e lacrime che scorrevano senza controllo, appena adombrate dall'ombra degli elmi. Laura avrebbe voluto aiutarli e avrebbe potuto: sarebbe bastata una singola parola e Artemisia li avrebbe salvati da morte certa. Ma no, non poteva rischiare che altri sapessero della vera natura della bambina. Conosceva il cuore degli uomini devoti, sapeva che la loro gratitudine non avrebbe mai sorpassato il naturale terrore per una strigoi.
Chiedere ad Arti di salvarli, sarebbe stato come imporle di mettere legna alla base del suo rogo. No, non sarebbe stato giusto verso colei che tante volte le aveva salvato la vita.

Con un groppo in gola avanzò oltre la loro posizione, ritrovandosi per un declivio scosceso, che seguiva una strada in direzione sud-est. Un globo di luce levitava sulla loro testa e il lume, ormai debole, che emanava rilevò nell'ombra sagome dalle squame scarlatte, chiuse in cerchio attorno a loro. La maegi sentì il respiro mozzarlesi in gola.

Due Cecrope partirono all'assalto con le armi spianate: Neraserpe scivolò dal suo fianco e si protese innanzi serrando le fauci, come se si stesse imponendo di resistere alla spossatezza.
In un movimento fulmineo squarciò la gola del primo rettile e conficcò infine la lama nel cuore di un altro, crollando poi a terra ormai sfinita. Altri due Cecrope, nel mentre, accorsero alle spalle di Laura sin quasi a sfiorarle i capelli con le asce affilate, ma Artemisia fu più rapida di loro: in un gesto della mano decapitò la prima lucertola e con un balzo si fiondò sulla schiena dell'altra: le sue dita squartarono squame, muscoli e viva carne, cavando fuori in un singolo strattone la spina dorsale ancora ricoperta di frattaglie.

E mentre la maegi oscillava fra il disgusto e il sollievo per quella violenza, non vide il colpo di mazza che per poco non le fracassò le costole, mandandola a terra. L'ultima cosa che avrebbe visto sarebbe stata il colpo che era lì in procinto di vibrare, pronto a spappolarle il cranio.

Chiuse gli occhi, preparandosi alla fine. Il suo pensiero andò a Shavalon e alle sue verdi sponde: forse qualcuno si sarebbe dato pena di riportare lì le sue spoglie...

I secondi, in quel buio autoimposto delle palpebre, si protrassero fin quasi a sembrare ore. Finché un fiotto caldo non le bagnò la faccia.
"La morte è solo questo?" pensò. Ma schiudendo le palpebre scoprì che il suo momento, tanto promesso, non era ancora arrivato: il suo carnefice era stato trafitto con spade di acciaio affilato e una mano rugosa si protendeva verso di lei. Dietro di essa due occhi scuri come scaglie di tenebra.

 Dietro di essa due occhi scuri come scaglie di tenebra

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Le Saghe del Crepuscolo: il Risveglio del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora