Capitolo 11

2.7K 87 10
                                    

Alessandra's pov 

Ho l'adrenalina a mille, scariche elettriche partono ad ogni suo tocco, attraversano tutto il mio corpo, passano per la colonna vertebrale e arrivano al cervello. Ogni centimetro della mia pelle formizzicola. Gli gnomi danzano sempre più velocemente.

Lui sta sopra di me e si poggia su un gomito per evitare di schiacciarmi sul divano in pelle bianco che inizia a essere caldo e appiccicoso. I nostri sospiri diventano sempre più rumorosi, ma ci limitiamo a baciarci. Non ancora arrivato il momento per fare il grande passo. Le sue mani mi sfiorano con delicatezza, la delicatezza che ha solo lui, come se del velluto mi sfiorasse.

"Ti amo." Mi ravviva i capelli guardandomi intensamente negli occhi.

"Ti amo anch'io." 

                                                                                     ***

E' mattina, non ricordo come ci siamo finiti, ma siamo sotto le coperte. Cavolo! Sgrano gli occhi, ti prego fai che ho la biancheria intima, ti prego, ti prego. Alzo il lenzuolo e tiro un sospiro di sollievo. Mi giro verso Lino, non ha la maglietta. Il suo petto è scoperto, non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Sembra un angioletto beato dai capelli scompigliati. 

Apre lentamente gli occhi e mi guarda sorridendo, mi accarezza la guancia ed io faccio lo stesso, gli do un bacio, le sue labbra sono come l'acqua per un pesce, indispensabili. 

"Buongiorno Bacon."

"Buongiorno Mastro."

"Che ore sono?" mi chiede lamentandosi, strofinandosi gli occhi e stirandosi come un gattino, mi giro a guardare l'orologio e scatto in piedi. 

"LINO E' TARDISSIMO! Sono le 10!" 

"Merda, ho il treno per Torino fra mezz'ora! Devo scappare!" Bacon si riveste velocemente. "Come faccio a uscire, tua madre starà sicuramente preparando da pranzo. Non vorrei farmi vedere in questo stato." Esco dalla porta lentamente, sono tutti in cucina e mia mamma è ovviamente davanti ai fornelli intenta a cucinare. Indossa un vestito di lino e ha i bigodini. Gira il mestolo con convinzione e nel contempo parla con papà, che non sta ascoltando la minima parola perché è concentrato a leggere il giornale .

Torno velocemente in camera mia. "Lino, sono tutti in cucina. Esci dalla finestra."

"Prego?" 

"Siamo al piano terra, tranquillo."

"Va  bene, Oh mia Giulietta ci vediamo presto." Fa un inchino ed io scoppio a ridere. 

"A presto, oh mio prode Romeo." Lino apre la finestra ed esce, mi affaccio e appena mi vede mi lancia un bacio e faccio finta di prenderlo al volo. Corre alla macchina e subito dopo parte. Già mi manca. Ho bisogno di sentire il suo respiro sul mio collo, necessito dei suoi baci. Sono come una linfa vitale per me, o meglio, sono come una droga di cui io ne sono dipendente, un caso disperato. Il telefono sopra al comodino inizia a vibrare. E' Vanessa. 

"Sis, come stai?" la sua voce sembra essere frizzante, euforica, credo che debba darmi una bella notizia. 

"Bene Vane. Devi dirmi qualcosa?"

"Si, ma voglio dirtelo di persona. Ci vediamo a pranzo?"

"Umm, si dove?"

"Il nostro ristorantino chic?"

"Vada per il ristorante." 

"Ci vediamo lì fra venti minuti?"

"Vane la vedo dura, mi sono svegliata due minuti fa."

"Visite notturne?" Appena mi fa questa domanda nella mia testa rivivo quelle ore indimenticabili, ripenso alle sue labbra e al suo tocco speciale. Mi prende anche una morsa allo stomaco perché mi manca infinitamente anche se so che tornerà fra pochi giorni. 

"Ehm...Vane io e Lino..."

"Avete fatto..." Non so il perché ma i peli mi si rizzano facendomi quasi male. 

"NO! Abbiamo solamente passato una notte molto piacevole."

"Avete pomiciato in poche parole."

"Eh si. Incessantemente. Come sai essere molto sintetica."

"Lo so, una dote di famiglia." rido, non saprei cosa fare senza la mia migliore amica. La conosco ormai da anni. Ho visto suo figlio nascere, io e quel diavoletto siamo molto uniti, mi chiama zia. A un anno quando non sapeva pronunciare il mio nome mi chiamava Zia Alalla. Non vedo l'ora di avere un figlio mio. Immagino già che sarà la copia di Lino solo che avrà il mio stesso carattere e la mia bocca. 

Lino mi ha mandato un selfie, è sul treno. E' appena partito. Sotto ha scritto che gli manco più di qualsiasi altra cosa. Ho bisogno di chiamarlo. Ross non mi ha mai scritto o detto smancerie del genere. Corro a vestirmi, infilo la mia felpa nera large-size e   i pantaloni grigi. Non ho voglia, ne il tempo di agghindarmi, di indossare vestiti snob e tantomeno di truccarmi. 

Dieci minuti più tardi sono seduta al tavolo insieme a Vanessa e al suo diavoletto che appena mi ha visto si è catapultato ad abbracciarmi avvolgendo le sue braccine  cicciotte intorno alle mie gambe. Ordiniamo, lei un'insalata, io una pizza margherita e il bambino delle patatine fritte. 

"Che notiziona devi darmi?" 

"Una enorme, più grande del mondo intero." Allarga le braccia per indicare la grandezza della notizia. 

"Wow, non sto più nella pelle. Se non me lo dici in questo istante credo che esploderò!" 

"Sono di nuovo incinta!" Rimango si stucco, il respiro mi si è bloccato e mi bruciano gli occhi. Improvvisamente mi alzo e vado ad abbracciarla, stringendola con tutta la forza che ho. 

"Oddio! Diventerò zia di nuovo!" prendo un bel respiro, queste notizie mi fanno letteralmente impazzire. "Quando nascerà?" 

"Inizio febbraio." 

"E' una lui o una lei?" 

"Lo saprò al momento. Voglio che sia una sorpresa."

"Io immagino che sia una principessina bella e lagnosa."

"Come la madre." Ridiamo e intanto finiamo di mangiare. Mentre pranziamo Lino continua a  mandarmi messaggi e foto: "Ho bisogno di te" , credo proprio che domani  gli farò una sorpresa. Voglio andare a Torino per  trovarlo. Voglio rivedere il suo sorriso e i suoi occhi verde smeraldo nei quali mi perdo ogni volta senza riuscire ad uscirne, proprio come in un labirinto. Sto letteralmente impazzendo. Aiuto! 

IO E TE COMPLICI FUORI DAL SET (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora