Capitolo diciottesimo: Myda

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CAPITOLO 18:               MYDA

Che figura!

Ero diventato blu per l’imbarazzo davanti a tutti, Maya compresa.

In quel momento, avrei preferito sprofondare sottoterra. Non ero abituato a tutte quelle domande personali, poi, i miei fratelli che spifferavano a Maya che la osservavo intontito mentre dormiva nel mio letto…in quell’istante li avrei inceneriti se ne avessi avuto il potere.

Quando avevo chiesto a Maya di lasciarmi da solo con gli altri capi, non mi aveva contrastato, chiamandomi addirittura capo. Non volevo tutta questa formalità da parte sua ma aveva utilizzato quella parola per stuzzicarmi e c’era riuscita. Appena si era girata, avviandosi verso la camera dove erano le altre ragazze, l’avevo praticamente mangiata con lo sguardo.

Deglutii perfino un paio di volte per poi ringraziare Eyria di una così grande fortuna. Aver conosciuto Maya era come aver ricevuto una benedizione dalla grande Madre, aver stabilito il mio legame con lei mi rendeva più energico, mi sentivo felice, completo.

Dopo quei momenti piacevoli però era arrivato il momento di parlare con i miei fratelli di argomenti seri: Elros e gli attacchi. Avevo i nervi a fior di pelle e non era buon segno.

“Fratelli, possiamo parlare. La situazione è poco piacevole. Jamil, nel tuo villaggio come va?” gli chiesi. Lui guardò in direzione della porta della camera da letto.

“Myda, continuano gli attacchi, non so più cosa fare.”

“La situazione è critica anche da me” s’intromise Narciso.

Per lui era molto dura gestire il popolo e la sua compagna incinta, lo capivo. Rael stava attento ad ogni parola del discorso, lui era il più giovane fra noi ma non certo inesperto, solo molto cauto e quindi si preoccupava di mantenere basso il tono di voce così che le ragazze nella stanza accanto non sentissero la discussione e, di conseguenza, non si preoccupassero eccessivamente.

“Rael, da te come va?” gli chiese Jamil.

Lui scosse la testa.

“Purtroppo, quasi metà del mio villaggio è distrutto” rispose malinconicamente. “Lycra come sapete non ha il dono della parola ma si accorge che il nostro villaggio è in condizioni disastrose”

Lycra, la sua compagna, non aveva il dono della parola, utilizzava molto i gesti e che mi ricordi, da quando la conoscevo non l’avevo mai sentita parlare, tuttavia Lycra era dolcissima.

“Dobbiamo provvedere in qualche modo subito, si prevedono tempi duri Myda e i nostri fratelli hanno paura” disse Jamil serio.

Un buon capo villaggio provvede prima ai suoi fratelli ma cosa potevo escogitare per mettere tutti al sicuro?

 Concentrati Myda.

“Se gli attacchi continuano, non esitate ad utilizzare i rifugi sotterranei. Li avete costruiti, vero?” domandai.

Tutti e tre annuirono.

“Bene.”

“Myda non potremo venire così spesso quando tu ci convocherai in futuro se Elros continua ad attaccarci” disse Narciso.

Jamil lo guardò. “Potremo a malapena mandare i messaggeri con la magia di Elros che segue i nostri passi, non ci permette neanche di respirare.”

Dovevamo essere furbi e fare sempre un passo in più rispetto al nemico. Un ragionamento sbagliato, una mossa falsa e avrebbe avuto il controllo su tutto. Non potevamo rischiare.

“Tornate ai vostri villaggi perché sono senza una guida, se vi trattenete a lungo, il panico comincerà a diffondersi. State attenti” dissi. “E se avete bisogno io sono qui”

Annuirono silenziosamente.

“Non mi fermerò fin quando Elros non sarà poco meno di un ricordo, deve pagare.” disse Rael visibilmente irritato.

Narciso gli poggiò la mano su una spalla. “Capo dell’Est, parli con rabbia”

Si guardarono. Rael era oltremisura arrabbiato, per i villaggi, per la situazione in cui ci trovavamo… avevo anche un leggero sentore che sotto vi fosse qualcos’altro.

Narciso e lui continuarono a guardarsi finché quest’ultimo abbassò la testa e pianse lacrime calde.

“Parlo con rabbia perché lo odio profondamente” sussurrò asciugandosi con il dorso della mano le guance rigate dalle lacrime. “La mia dolce Lycra un tempo parlava, la sua voce era stupenda, simile al canto degli uccelli, adoravo sentirla cantare ed era la sua passione.” si fermò un attimo giusto il tempo di guardare verso la camera dove vi erano le ragazze. “Poi un giorno ritornò alla nostra capanna che piangeva ma non sentivo il minimo rumore, riuscivo soltanto a vedere i suoi occhi bagnati da lacrime ininterrotte e alcune bambine mi spiegarono tutto: Elros le aveva tolto la voce per vendicarsi di me” concluse tutto d’un fiato.

Ci avvicinammo a lui per confortarlo, era normale che fosse arrabbiato, tuttavia non doveva pensare di combattere Elros con rabbia altrimenti quest’ultima avrebbe potuto accecarlo distogliendolo dai suoi buoni propositi.

“Per Lycra è stato faticoso dover utilizzare soltanto i gesti, ha sofferto e non posso vederla triste, mi fa uscire di senno.”

“Rael, fratello, ti stiamo accanto ma allontana la tua rabbia, non servirà a migliorare nulla.”

Lui guardò Jamil che aveva appena parlato e annuì. “Hai ragione, devo calmarmi”

“Capita di perdere il controllo a volte” lo tranquillizzai.

“E ricordati che ce la faremo insieme, per le nostre compagne, per i villaggi, per il tempo futuro” aggiunse Narciso.

Rael sorrise. “Siamo i capi, giusto?” domandò più sereno.

Noi annuimmo. “Allora non perdiamo tempo!” continuò.

Poco tempo dopo, ognuno chiamò la sua compagna e ritornò al proprio villaggio.

Si prospettavano tempi duri ed era fondamentale rimanere uniti.

Ishna-sulle Ali Rosso FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora