Capitolo ventiseiesimo: Maya

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CAPITOLO 26:            MAYA

Correndo come una pazza, andai verso Myda che era collassato ancora una volta a terra siccome era stato indebolito.

Mentre Elros gli faceva del male mi avevano trattenuta dentro il villaggio e avevo pianto. Mentre le porte si stavano riaprendo, corsi più veloce che potevo per raggiungerlo. Volevo curarlo subito.

Giunta a pochi passi da lui, guardai il suo corpo perfetto pieno di tagli e bruciature.

Pregai Eyria che non fossero gravi.

Gli presi una mano e me la cullai in grembo mentre respirava a fatica.

“Myda, ti prego resisti..” singhiozzai e intanto le lacrime cadevano copiose dai miei occhi.

Lui abbozzò un sorriso e seppi che mi aveva riconosciuta anche se aveva gli occhi chiusi.

Presi una decisione: dovevo ricorrere alle lacrime da fenice per aiutarlo, non importava se avrebbe scoperto la verità, era anche il momento di rivelarglielo.

Ero stata cattiva con lui a non dirgli tutto di me ma quando si sarebbe ripreso glielo avrei spiegato e se era vero il sentimento che provava per me, mi avrebbe amata anche dopo.

Ora non potevo perdere tempo.

Concentrai, come avevo fatto con Breyllen, tutta la mia energia in quelle lacrime dorate che gli bagnarono il dorso della mano e ne piansi molte di più per lui, per farlo rimettere completamente e lasciare che quanto era accaduto, lo avrebbe archiviato come un brutto ricordo.

Sentivo la mia magia da fenice che si espandeva su e giù per il suo corpo e lo curava. Era un sollievo sapere che sarebbe guarito bene e in fretta.

Myda tossì un paio di volte e riaprì gli occhi. Non gli lasciai tempo di riprendersi, ma lo abbracciai sollevata mentre il mio cuore riprendeva a battere.

Mi ero così preoccupata e ricominciai a piangere come una stupida però il peggio era passato.

“Maya..stai tranquilla, sto bene adesso” disse accarezzandomi i capelli.

Altri Ishna vennero accanto a noi portando un lettino per adagiare Myda ma rimasero impietriti vedendo che il loro capo stava benissimo e non aveva nemmeno un graffio, così se ne andarono poco dopo increduli.

Myda mi abbracciò. “Come hai fatto?” mi domandò, sussurrandomi quelle parole all’orecchio.

Aveva capito che ero stata io a curarlo, era stato sospettoso fin da quel giorno al Rifugio ma poi aveva evitato di farmi altre domande visto che cercavo di cambiare discorso.

Il mio cuore tamburellò un istante, dovevo dirgli assolutamente la verità.

“Ti spiegherò tutto, dopo, al laghetto” gli risposi sussurrandoglielo all’orecchio come aveva fatto lui.

Ci guardammo per lunghi attimi.

Lo amavo e volevo stare con lui, quello di rivelargli l’altra parte di me era un rischio che dovevo necessariamente correre.

Ritornati al villaggio, tutti si stupirono che Myda fosse in salute e senza il minimo graffio così si dileguarono in silenzio mormorando sottovoce.

Oltrepassammo delle siepi ordinatissime vicine alla strada delle botteghe e, davanti a noi, riuscimmo a scorgere il laghetto dalle acque chiare.

Il cielo turchese inspirava tranquillità.

Le siepi verdi e rigogliose mostravano fra le foglie profumate delle succose bacche che invogliavano a mangiarle. Il laghetto sembrava uno specchio ed era attorniato da piante acquatiche e giunchi.

Ishna-sulle Ali Rosso FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora