Capitolo sedicesimo: Maya

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CAPITOLO 16:                MAYA

Myda era difronte a me, bello e imponente. Era anche stupito. Stupito di vedermi così.

E gli piacevo, mi aveva detto meravigliosa.

In quel momento, il sangue aveva preso a pulsarmi dietro le orecchie ed ero arrossita. Mi accorsi che lo stavo fissando già da qualche secondo così finsi di aggiustarmi l’abito. 

“Allora, Maya, sei pronta?” mi chiese sogghignando mentre i suoi occhi viola si scontravano con i miei di diamante.

Mi sarei dovuta impegnare da questo momento in poi per poter integrarmi con la gente di questo villaggio e non sarebbe stato facile. Me ne rendevo conto.

“Cosa mi aspetta di così terribile?” chiesi ironica. Myda venne più vicino.

Potevo sentire il suo battito cardiaco.

Potevo sentire il suo odore di sole, terra e cose buone.

Mi prese una mano e vi depositò un bacio sulle nocche. Il cuore mi prese il volo.

“Niente che tu non possa superare.”

“Mi fido di te.” 

“Lo so Maya. Spero anche che ti divertirai qui ma abbiamo un sacco di impegni e dovrai imparare velocemente.” mi sorrise mentre stava ad un palmo dalla mia faccia. 

“Si, lo so, mi impegnerò molto.” 

“Dai Maya, vieni, ti porto in un posto dove potremmo stare per le lezioni.” disse soddisfatto mentre si incamminava verso la porta. “Sbrigati c’è da camminare.” 

Lo guardai perplessa. “Spero che queste scarpe oltre ad essere belle siano anche comode.” Myda era già sul balconcino fuori dalla porta della capanna. “Aspettami Myda!” dissi a voce alta per farmi sentire da lui e mi incamminai verso l’uscio.

Il sole di quella mattinata era radioso. Myda già camminava sul piccolo vialetto di terra, sembrava che avesse delle ruote sotto i piedi. Non c’era nemmeno un filo di vento. Scesi le scale di fretta per raggiungerlo.

Senza voltarsi, notai che con la coda dell’occhio mi aveva guardata e stava sorridendo.

“Stiamo andando in quel posto bello, Myda?” chiesi incrociando le braccia dietro la schiena. Chissà dove mi avrebbe portata ma mi fidavo di lui. 

“No, prima facciamo una piccola deviazione.” spiegò.

Appena giungemmo in strada mi stupii che fosse così affollata. Dalla nostra parte di strada vi erano le case di legno di forme varie, dall’altro lato invece, vi erano delle casupole che fungevano da botteghe. Delle ragazze con bambini e altri maschi come Myda correvano, parlavano fra di loro o sbrigavano faccende nelle varie botteghe sta di fatto che la strada era molto movimentata.

Quando Myda cominciò a camminare, tutti coloro che lo vedevano lo salutavano sorridendogli e salutavano anche me. Più volte lo sentii chiamare capo.

Questo villaggio sembrava un mondo nuovo e naturale. In poco tempo raggiungemmo una di quelle casupole e vidi che esposti sopra il davanzale della finestra che dava sulla strada vi erano cestini che traboccavano di frutta o verdura. Avevano un aspetto delizioso. 

“Che ci facciamo qui?” chiesi a Myda. Non capivo proprio cosa c’entrava questa deviazione con il posto in cui doveva condurmi. Ci mettemmo mentre in coda dietro altre persone che portavano via un cestino a testa.

“Dobbiamo prendere il nostro pranzo o non hai fame?” in quel momento il mio stomaco brontolò. Doveva circa essere mezzogiorno. Guardai Myda abbozzando un sorriso.

Ishna-sulle Ali Rosso FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora