CAPITOLO 13: MYDA
Le immagini confusionarie, piene di paura, dove il vento portava le tormentate grida dei miei fratelli e delle bambine, si susseguivano.
Non riuscivo a scorgere bene i dettagli, tutto era confuso ma anche se frammentato era sempre lo stesso incubo.
Come ogni notte, le colonne grigiastre di fumo si innalzavano al cielo blu oscuro tanto da sembrare dipinto di nero. L’aria all’interno del villaggio la sentivo pesante, i polmoni facevano fatica a respirarla… troppo fumo, troppo fuoco, troppe urla, troppa confusione. Mentre mi guardavo attorno volevo svegliarmi, lo volevo con tutte le mie forze ma purtroppo non ci riuscivo.
Forse il sogno era reale, magari ero già sveglio… e allora se tutto questo era realtà come facevo ad essere arrivato senza accorgermene alle strade del villaggio se l’ultimo mio pensiero era quello che mi ero addormentato con Maya nel letto della capanna?
Sì; era un sogno, per fortuna.
Avanti prova a svegliarti, pensai mentre il panico si diffondeva velocemente e sentivo chi fuggiva e le urla di chi si era perso. Concentrati è facile, è facile, ripetei speranzoso.
Le luci dell’alba che filtravano attraverso il tetto di paglia e foglie secche della mia casa, rischiaravano la stanza. Guardavo il soffitto mentre avevo la testa sprofondata nel cuscino.
Sentii gocciolare qualcosa che scorreva lungo la mia tempia. Raccolsi la gocciolina opaca di sudore e inalai aria chiudendo gli occhi, ringraziando Eyria che mi ero risvegliato. Guardai l’altra metà di letto sulla quale dormiva Maya.
Sembrava che si era messa di proposito in posa per dormire invece, era solo presa dal sonno.
Le ciocche di capelli ametista attorno al suo viso serpeggiavano come rettili acquattati pronti a ingurgitare la preda. Gli occhi erano chiusi e le palpebre erano delimitate da lunghe ciglia nere e folte. Maya aveva le guance rosee e le labbra, ben disegnate, formavano una 0 semichiusa mentre dormiva.
Stava distesa supina e un suo braccio si insinuava fra il mio e il suo cuscino.
Adesso che lei era vicina a me speravo non avrebbe più cercato di fuggire; sarebbe stato più facile se avesse capito che non volevo farle del male e che volevo solo aiutarla.
Sentii dei passi nella stanza del tavolo che si avvicinavano alla camera piano, di soppiatto e aspettai trattenendo il respiro in attesa di vedere chi si era introdotto.
“Myda, posso entrare?” chiese Keendel da dietro il pilastro della porta della camera, stava sussurrando e riuscii appena a capire cosa mi stesse chiedendo.
“Sto uscendo, aspetta, vengo io” risposi alzandomi lentamente per non svegliare Maya.
Stropicciai gli occhi ancora assonnato e sbadigliai pigramente mentre mi vestivo in tutta fretta.
Appena varcai la porta, vidi la mia guardia che mi dava le spalle e guardava qualcosa nella stanza mentre si mordeva il labbro.
Mi schiarii la voce per far ritornare Keendel alla realtà e lui sobbalzò rivolgendomi la sua attenzione; il suo volto era una maschera di preoccupazione.
“Myda, mi sono permesso di entrare perché è urgente” disse confuso, forse un po’ spaventato mentre si sfregava le dita nervosamente. “Seguimi” mi incitò dirigendosi ad ampi passi verso la porta.
Sospettando di cosa si trattasse, lo seguii senza obbiettare e, nel frattempo, la paura mi nasceva dentro come un fiore che profumava di morte.
Velocemente, camminando nella strada principale del villaggio e proseguendo verso Ovest, raggiungemmo il Cerchio del Melo dove una grande folla stava radunata.
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Ishna-sulle Ali Rosso Fuoco
RomantizmPer Maya, una ragazza fenice, è difficile rimanere in un Clan pieno di costrizioni così decide di fuggire per essere libera di costruirsi un futuro migliore. Tuttavia, ben presto si rende conto che essere libera non significa necessariamente fuggire...