Capitolo ottavo: Myda

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CAPITOLO 8:               MYDA

Andai verso casa di Searhel, tenendo la borsa di pelle a tracolla e camminando a passo svelto. Le luci del tramonto coloravano di rosso e arancione il villaggio Ishna, proiettando le ombre scure e c’era tranquillità. Tutti cominciavano a rientrare nelle proprie case perché presto sarebbe arrivata la sera. Giunto alla porta,bussai e mi aprì Fenning. 

“Ciao Myda, è quasi il tramonto, che cosa ti porta qui?” mi chiese. “Entra pure se vuoi ma Searhel è uscita con la bambina per le ultime commissioni”, continuò scostandosi dall’uscio.

“No, ti ringrazio Fenning, oggi non entro, sono stanco, vorrei andare a casa”,lo guardai e gli porsi la frutta che mi era avanzata dal pagamento del favore che avevo chiesto quel pomeriggio a Merey. “Potresti darmi un fagotto di pane? In cambio ho della frutta.”

Sorrise. “Certo, volentieri.” detto ciò, scomparve dietro la porta. Poco dopo Fenning ritornò con due fagotti caldi, dorati sopra che emanavano un profumino delizioso ed erano avvolti in un panno bianco. 

“Ti ringrazio fratello, ti riporterò al più presto il panno.”

“No Myda, tienilo pure. Spero passerai una buona serata capo” disse prendendo la frutta che gli avevo dato e mi mise una mano sul braccio.

“Ci vediamo Fenning, saluta Searhel e dille che il suo pane è sempre buonissimo”,sorrisi e mi avviai per raggiungere la strada principale del villaggio.

“Riferirò”rispose, richiudendo la porta di casa.

La mia pancia cominciò a brontolare e spezzai un pezzo del fagottino; mentre camminavo, mangiavo. Appena arrivai alla strada principale di terra scura al tramonto, vidi che una bambina piangeva per strada mentre dava la manina alla sua mamma.

“Non piangere Nayral, per favore, a momenti andiamo a casa e potrai mangiare” continuava a dirle sua mamma dispiaciuta ma Nayral piangeva perché aveva fame.

Mi avvicinai, in fondo, due fagottini di pane erano troppi per me e poi, avrei fatto una buona azione.

“Scusa…”dissi piano alla mamma della bimba. “…non ho potuto fare a meno di ascoltare, ti prego prendi questo fagottino di pane, io ne ho un’altro qui nella sacca…” le porsi il pane, “…due sono tanti per me…”

“Grazie capo ma non dovevi scomodarti, noi stiamo andando a casa, davvero non dovevi” rispose più tranquilla, porgendo quel pezzo di pane a Nayral che lo prese con gli occhietti marroni che brillavano e cominciò a mangiare di gusto.

“Ti ringrazio, Myda…”mi disse la piccola. Ero felice per cosa avevo fatto, e vedere che non piangeva più mi faceva stare meglio. 

Le misi una mano sui capelli e mi piegai sulle ginocchia in modo da guardarla bene in viso. “Non c’è di che Nayral” le risposi, accarezzandole una guancia e subito dopo si avviò lungo la strada con la sua mamma.

Mi ricordai che dovevo ritornare da Merey per prendere la collana così al posto di andare a casa mia allungai di poco la strada ed entrai nel recinto della terza casa.

Stavolta non entrai nella capanna e chiesi subito a Merey se la collana fosse pronta.

“Sì, l’ho fatta mentre che Sun dormiva ma adesso…bhe è un po’ nervosetto”rispose lei, mentre Sun si sfregava gli occhietti e continuava a piangere.

La madre mi porse la collana avvolta in un panno color cenere, la ringraziai e la lasciai alle sue faccende mentre cercava di far dormire Sundress.

Arrivato a casa, le caviglie cominciavano ad essere doloranti. 

A passo svelto salii i gradini della scaletta che conduceva alle mie stanze. Posai la sacca su una delle quattro sedie del tavolo e tolsi dal panno la collana con le piume rosse: era bellissima. Meglio di come l’avevo vagamente immaginata.

Ishna-sulle Ali Rosso FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora