Chiedo di non chiedere

928 57 13
                                    


Tum, tum, tum 

Un battito sordo e continuo arriva alle mie orecchie mentre sono concentrato a studiare il nuovo brano assegnatomi e di cui ho avuto lezione da poco: "New York, New York" di Frank Sinatra; mi ha stupito ma l'ho vista come sempre come una sfida da affrontare prima con me stesso e poi con la giuria. 

Tum, tum, tum

L'insistenza del suono mi fa alzare la testa e tentare di capire da dove proviene, vedo un leggero movimento di rimbalzo sul vetro della finestra: un sassolino. Incuriosito mi avvicino aprendola e sporgendomi,chi sta tentando di attirare la mia attenzione? La mia domanda trova presto risposta: ancora tu, sempre tu. Sorrido nella tua direzione mentre sventoli la mano per salutarmi: "Boric davvero?" chiedo chiamandoti per cognome "Cos'è la porta era troppo da comuni mortali? Cosa ci fai lì" sono divertito e stupefatto dalla situazione paradossale di averti a sei porte di distanza e parlarti dalla mia finestra

"Hai finito le lezioni?" rispondi ignorando le mie domande, come al solito tra l'altro. 

"Si ma stavo studiando, ho un bel po' di pronunce da imparare" grido di rimando continuando a non capire il perché di questa assurda situazione

"Vieni su in terrazza e ti aiuto?" sorridi mentre gridi con le mani a conca per far arrivare meglio il suono, mi sento in una stramba rivisitazione di Romeo e Giulietta e tu somigli molto più al gatto Disney che al Montecchi. Annuisco quasi senza pensarci perché troppo spesso quando si parla di te la risposta per me è automaticamente sì, senza pensarci, sei talmente tanto sfuggente che non coglierti è ogni volta un'occasione mancata. "Arrivo! Dammi un minuto" dico mentre chiudo la finestra e raccolgo in fretta e in disordine gli spartiti 

Salgo i gradini velocemente in quel misto ingenuo e banale di eccitazione e aspettativa di un qualcosa che però viene ogni volta ribaltato. Tu sei così infondo: fin troppo volubile, ogni momento è dunque da preservare e prendere esattamente per ciò che viene, inutile crearsi piani mentali delle tue idee, tu sei così potresti bussare alla porta ma lanci sassi alle finestre. Pensandoti arrivo al ciglio della terrazza ed è la prima volta in cui salendo vedo ancora il sole, per quanto calante, e tu sei già lì ad osservarlo, in piedi e finalmente con una giacca di jeans addosso. 

Ti giri sentendo il rumore dei miei passi e mi vieni incontro ridente, non ti ho mai vista così serena e infatti te lo faccio notare: "Ehilà nord! A cosa dobbiamo tutta questa allegria?" ti scompiglio anche i capelli che lasciati al naturale rivelano delle onde piuttosto simpatiche e anarchiche, forse per questo li piastri praticamente ogni giorno. 

"Indovina?" sei euforica, sprigioni talmente tanta luce da abbagliare e non mi dai il tempo nemmeno di provare a indovinare che urli saltandomi in braccio: "Stash mi sta aiutando a scrivere il mio inedito!". Mi ti ritrovo quasi senza capirlo tra le braccia, come poco più di due settimane fa quando cantavi in quello studio non ancora nostro, ti stringo sentendoti emanare felicità. La tua musica, il tuo sogno, le tue ali per innalzarti da questa mediocrità che biasimi verso quell'arte che tanto brami. Ti stringo facendoti volteggiare un po' pur tenendoti raso terra, le tue ali, spero, saranno più forti delle mie braccia. 

Poggi i piedi per terra arrestando quell'incerto girare e mi guardi traboccante di gioia: "Sarà bellissimo, lo so!" e non è solo una tua certezza Titì: i giorni passano, le sfide aumentano e la certezza che il tuo sia talento si configura giorno dopo giorno nel terrore di chiunque di trovarsi in sfida con te. Questo sarà davvero solo il tuo trampolino e non ho idea di quanto in alto salirai prima di compiere quel tuffo da dieci e lode, quello che so è che non vorrei essere così lontano da non poterlo vedere. 

Siamo qui da un po', i miei spartiti per ora sono stati appena sfiorati, siamo seduti uno di fronte all'altro a parlare della novità della giornata mentre il sole pigramente si avvicina al tramonto. "E quindi nulla appena finito sono corsa a dirtelo" macini parole ma questa frase mette un po' un punto e virgola alla conversazione, perché in effetti è una domanda che nella testa mi si è palesata prima di essere coperta dalla gioia per te: perché hai cercato me? Addirittura sei corsa dalla sala prove per venire a cercarmi, in un modo tutto tuo, ma d'altronde questo è lo schema formale di Tish. "E perché?" parlo prima che il mio cervello metta quei filtri di compostezza che è tanto bravo a frapporre tra ciò che voglio e ciò che è giusto. Arrossisci un poco distogliendo per un attimo lo sguardo: "Perché ho pensato a cento ragioni per non dirtelo e me ne sono venute in mente cento e una per correre a chiamarti" sono certo che qualcuno abbia sparato in cielo, l'impatto che hai su di me e ciò che ora sento è pensabile ragionevolmente solo se davvero qualcuno ha puntato un cannone contro il cielo sparando per distruggerlo, ma al cielo si sa si può soltanto puntare. 

Ti rigiri e mi noti, vedi quel mix di emozioni che sta tentando di srotolarsi e descriversi tra il mio cuore e la mia testa che già di loro non sono mai andati molto in accordo. Ti avvicini facendoti spazio tra le mie braccia e accomodandoti quasi come se fossi un divano a cui appoggiarsi: "Sei comodo" sentenzi, e ci sarebbe anche mancato "Disturbo?". Come canticchiava stamattina Giordi in sala relax? Chiedo di non chiedere? Ecco, ti chiedo di non chiedermi a cosa penso ora perché sinceramente penso di aver azzerato il cervello quando ti ho incontrato e non voglio sentirmelo ripetere dalla mia coscienza. Mi limito a scuotere la testa in segno di negazione mentre tu cominci a giocare con i miei ricci incatenandoci le tue lunghe dita ridisegnandone i contorni.

"Sono belli sai? I miei non si definiscono così tanto" non smetti di tirarli quasi divertita dal loro essere molle

"Se li tiri così non li avrò più tra non molto" rispondo abbozzando una risata 

Sbuffi fintamente infastidita portando le mani alla base della nuca accarezzandola: "Ti lamenti sempre di me! Sei veramente fastidioso" continui mentre le tue dita disegnano cerchi immaginari alla base del collo costringendomi a reclinarlo in loro direzione alla ricerca di un piacere più profondo. Te ne accorgi e aumenti la pressione dei polpastrelli sui muscoli alzandoti lievemente dalla tua posizione e avvicinandoti più al mio volto mentre la mia mano segue il movimento della tua schiena. 

Mi guardi misteriosa continuando questo massaggio non richiesto che però non interromperei per nulla al mondo. Mi guardi e ti fai guardare mentre sorridente ma tenebrosa muovi le mani sulle mie spalle sfiorandole appena con la punta delle dita. Mi guardi e non parli e sinceramente non saprei nemmeno quali parole non possano rovinare o spiegare questo momento. Sei vicina e mi osservi, ormai completamente protesa verso il mio viso con il tuo profumo che inebria le mie narici, dolce e aspro al tempo stesso: una rosa al limone. Tuo insomma. Continuo a osservare i tuoi occhi e a bearmi delle tue mani mentre appoggi il volto sulla mia spalla e ritrovandoti a nemmeno qualche millimetro dalle mie labbra, stiamo respirando l'uno il fiato dell'altro e sinceramente non so ancora per quanto perché sei veramente troppo bella ed io infinitamente troppo uomo. 

Una suoneria pop proveniente dai tuoi jeans ci fa sobbalzare e allontanare di colpo, è il tuo telefono e tu ti affretti a rispondere alzandoti, come se fossi colta sul luogo di un reato: "Vale? Si si arrivo tienimi il posto" e mi fai cenno di alzarti mentre ti avvii per le scale e a me non rimane che il riflesso del tuo corpo addosso al mio. Ottimo tempismo Vale. 


Note d'autrice: 

Ho capito come mettere il grassetto dal pc!! 

Buonasera Ragazzi e scusate l'attesa ma gli esami alle porte mi hanno distratto. Siamo a 2000 letture e non avete idea di quanto io ve ne sia grata, davvero senza parole. Che ne dite di questo capitolo? Ve lo aspettavate? Fatemelo sapere con una stellina e\o un commento 

Un bacio 

Sorrido fino a te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora