Io che amo solo te

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Guardo il telefono con insistenza da oltre un'ora, Giordana mi ha promesso che mi scriverà non appena ti porterà in sala prove. Sto fremendo, sarai finalmente di nuovo con me. Rileggo per l'ennesima volta il testo della canzone che sembra stata scritta per te, stringo il foglio tra le mani con lo stomaco che si ribalta, la canterai pensando a me?

Trillo noto mi avvisa dell'arrivo di un messaggio, una conferma di una seconda possibilità, forse l'ennesima che stavolta però non intendo sprecare. Inspiro con forza e mi dirigo verso la sala prove, questa volta non posso sbagliare perché se noi non siamo destinati ad essere tu sicuramente lo sei a vincere questo programma ed io ti ho promesso tempo fa che "avrei avuto cura di te".

Questa porta verde di accesso non mi è mai sembrata così grande, un cancello infernale con davanti il suo cerbero: Giordana dagli occhi fiammeggianti. Aspetta a braccia conserte appoggiata allo stipite con un odio feroce che brilla nelle pupille che si assottigliano mano mano che mi avvicino. Vorrei ringraziarla ma credo che otterrei solo di farla inalberare ancor di più. Quando le sono a pochi passi scioglie le braccia e sussurra: "Sta lá, fai quello che devi fare e fallo bene" poi come addolcendo quei lineamenti così duri continua "Non farla uscire"

Sciogli il cuore di tutti rossa, persino di chi fa vanto di averlo mandato in pensione. Le metto una mano sulla spalla stringendo appena: "Non lo permetterò" e puoi giurarci che farò di tutto per mantenere la promessa. Stringo la presa sulla maniglia nera che oggi sembra pesare troppo anche per poterla girare, forse sto sbagliando, forse rivangare ciò che ancora circola sotto pelle non ti aiuterà affatto.

Accosto l'orecchio alla porta sotto lo sguardo stupito della tua amica sperando di sentire l'ugola melodiosa libera di esprimersi invece sento soltanto singhiozzi soffocati che abbattono qualsiasi barriera la mia paura possa costruire, se devi piangere lo farai sulla mia spalla.

Entro.

Quasi con un movimento unico passo la porta e la chiudo veloce alle mie spalle, l'urto è notevole e infatti ti fa girare sobbalzando e impallidendo subito dopo. Mi guardi con la bocca semi dischiusa, che avrei già voglia di baciare, e un pallore insano su quel volto così bello. Sembri imbambolata dalla visione, un fantasma di ricordi troppi felici che oggi riescono solo a tagliuzzare l'anima

"Alberto" pronunci solo il mio nome, mi vedi ogni giorno eppure sembra che ti sia riapparso soltanto oggi dopo mesi di assenza, perché noi lo sappiamo bene che esistere fianco a fianco non è viversi. Almeno quello lo abbiamo imparato. Avanzo qualche passo con il tuo nome sulle labbra che assaporo, gusto proibito e sempre atteso: "Tish". Fermi a fissarci per un attimo a chiederci scusa prima che il mondo si metta in mezzo come ha sempre fatto, noi intenti a sfiorarci contro una vita che ci vuole rivali, ci vuole distanti non rendendosi conto che ci cercheremo sempre; come quella sera "ti trovo", non esiste alternativa.

Le occhiaie sono più segnate del solito e quella nota bluastra rende il viso ancora più interessante, oltre che stropicciato ma quello lo hai sempre avuto. Hai le lacrime ancora calanti verso quelle labbra rosse di pianto e gonfie non di baci che invece meriti. Sei bella e struggente, un quadro impressionista di un dolore che non si racconta, figurati al suo carnefice.

Ancora qualche passo io verso di te e tu lontano, ormai sveglia da quel momento di nostalgia pura. "Cosa vuoi?" me lo urli e purtroppo rimbombi troppo bene dentro il mio petto mentre tu aumenti la distanza quantomeno fisica perché non potrai mai distanziarti dai miei pensieri. Guardo il piano che giace vuoto alla fine della stanza e cambio obiettivo da raggiungere, lascerò di nuovo che la musica traduca ciò che nel cuore è una lingua incomprensibile.

"Oh cosa vuoi?" lo urli ancora mentre mi vedi accomodarmi sullo sgabello e con tranquillità scorrere con le dita su dei tasti in maniera del tutto casuale per poi riprodurre l'attacco del pezzo che devi preparare. "Suonare" rispondo lasciando che la melodia si propaghi per la stanza e tu ne prenda incosciente confidenza.
"Io non so a che gioco tu stia giocando, ma fa schifo quindi levati. Devo cantare" voce isterica e maltrattata riproducendo quello che forse vorresti fare a me che imperterrito continuo nella mia attività.

Sorrido fino a te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora