Cin Cin

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Il freddo condensa sulle pareti del locale mentre racchiudi le mani attorno alla tazza di cioccolato bollente. La porti alla bocca soffi appena e la riposi pur mantenendola stretta, io la tengo solo davanti a me in attesa che si freddi quel tanto che basta per berla. L'ordine l'hai fatto tu: due cioccolate molto fondenti senza panna, perché a quanto sembra a Gorizia si beve così e solo voi sapete farlo.
"Allora, benvenuta al nostro primo appuntamento" sono nervoso e si vede da come sto continuando a sfregare la mano sul collo, abbiamo talmente poco tempo da aver dovuto programmare un primo appuntamento dopo più di un mese e quindi ora sembra incredibilmente fuori luogo. Probabilmente l'imbarazzo sta mangiando anche te ma mi vieni incontro sorridendo: "Grazie! Hai scelto un bel posto" incrociamo gli sguardi finendo per grugnire nel tentativo di reprimere una risata, diciamo che la dea bendata e Google Maps per una volta si sono ricordati di me. "Mm si, è stato frutto di una scelta accurata e ponderata per giorni" continuo dandomi un finto tono che amplifica le nostre risate. Sebbene non sia una canonica prima uscita l'inquietudine del non sapere cosa dire, o cosa dirsi in questo contesto prende spazio, in modo forse ancora più impattante di quanto non sarebbe normalmente. Schiarisco la voce prendendo tempo e facendo mente locale su tutte le frasi che ho in passato usato in situazioni simili o similari ma non c'è nulla che ora possa andar bene per due che, come noi, hanno già condiviso così tanto. Tanto da non saperne parlare. 

"Penso stia cominciando a freddarsi" dico puntando lo sguardo sulla bevanda che è ancora evidentemente fumante 

"Si vede che non sai berla, ma d'altronde cosa potevo aspettarmi da Messina" mi lasci un buffetto sulla mano che stavo portando al manico della tazza che me la fa infatti ritrarre 

Eccolo il "la", mi hai salvato senza saperlo: "Ora ci vuole la laurea all'università della Novi per bere una cioccolata al bar" 

Sgrani gli occhi sei offesa e allo stesso tempo divertita: "Certo!" il tono è il più acuto che ti abbia mai sentito emettere: "Devi sentire l'amaro sulla lingua con quella punta di dolcezza che stempera e te ne fa volere sempre di più. Altrimenti è inutile. Fai prima a berti il Ciobar. La cioccolata ti avvolge, è un appuntamento fisso come i pattini e il costume da bagno, e deve rimanere invariata" 

"E se cambiasse? Non vuoi scoprire sapori nuovi? Magari è buona fredda che ne sai, dovresti provare" forse perfetto ritratto di ciò che sei, granitica e invariabile, certa di ciò che hai e vuoi ti perdi tanto del mondo anche se sicuramente non perdi la via

Infatti scuoti la testa vigorosamente: "No, è così. Certe cose non cambiano e poi Boris non me lo permetterebbe" ti guardo interrogativo all'ascolto di un nuovo nome: "Mio fratello. Una piattola ma credo sia prerogativa dei fratelli, gli voglio bene ma sai il giorno e la notte? Così"

Come noi due penso 

"E beve un sacco di cioccolata?" dico 

"No, la beve con me. Tutti gli anni la mattina di Natale, papà la prepara la mattina presto e la lascia nelle nostre due tazze insieme al biglietto di Babbo Natale che ringrazia per avergli lasciato un bicchiere di vino la sera prima. La beviamo uno di fronte all'altro quasi in silenzio guardando i regali lasciati sotto l'albero anche se ormai siamo più alti di lui, poi quando la finiamo andiamo ad aprirli tutti insieme. Ogni Natale, da sempre" sei lì con la mente, ti vedo cercare con lo sguardo nella stanza quel momento di familiarità che si vede mancarti 

"Dolce tuo papà" tocco piano l'argomento, l'ultima volta che ne abbiamo parlato avevi appena finito di urlarci al telefono e ti vedo infatti contrarti per poi rilassarti subito dopo con un sorriso malinconico che si fa spazio tra le pieghe assenti del tuo viso giovane: "Molto. Molto dolce"

Inclino la testa per riuscire a guardarti e ci leggo gli strappi che non vuoi raccontarmi o che non sei in grado di fare: "Poteva trasmettertela un po' allora, mi avrebbe risparmiato un po' di fatica no?". Non voglio vederti soffrire anche se prima o poi sarà necessario per conoscerti davvero, non potrò sempre intravederle le ferite, dovrò anche guardarti ricucirle. Sbuffi sdegnosa ma sicuramente recuperando dalla lenza un po' di serenità: "Sei anche troppo fortunato Urso"

Sorrido fino a te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora