Cap. 2

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Era notte fonda, ma Steve stava ancora passeggiando per le vie di quella città, cercando di passare nei viali più bui e solitari e stando attento a non attirare l'attenzione. È strano: a quell'ora avrebbe dovuto essere tutto preso a pensare un piano e trovare un modo per tornare a casa... Ma lui in un certo senso ci era già a casa. Finalmente aveva capito dove si trovava: a New York. Nella sua New York.

Si mise le mani in tasca e sospirò, socchiudendo gli occhi e alzando il volto verso il cielo, come se quell'aria che respirava fosse un dolce delizioso e lui volesse assaporarne ogni ingrediente. La rabbia che provava si era leggermente placata, ma al vuoto che aveva nel petto si era aggiunta una lama che trafiggeva quel poco di gioia che gli restava. Se ci pensava qualcuno da cui tornare ce l'aveva: Bucky. E Sam.
Ma... Che faceva?
In più Peggy era felicemente fidanzata con un altro, mentre lui...

Si fermò davanti a un piccolo bar dall'aria poco affidabile, guardando l'insegna senza realmente leggerla, finché la sua gola secca non lo convinse ad entrare a bere qualcosa. Tanto quel posto sarà stato sicuramente pieno di ubriaconi, quindi nessuno avrà fatto caso a lui!
Fortunatamente aveva un po' di soldi con sé, così si ordinò un bicchiere d'acqua e poté finalmente fermarsi e riposare.

Si bloccò a guardare il bicchiere che stringeva tra le mani, mentre alla vista del liquido i ricordi tornavano a galla come pezzeti di legno in un lago. Gli tornò alla mente il funerale di Stark, e il sacrificio che aveva compiuto per salvare tutti loro. Poi si ricordò di quello fatto da Natasha, e del suo recente fallimento nel tentativo di riportarla indietro. Un fallimento, come la prima battaglia contro Thanos, in cui aveva visto il suo migliore amico Bucky diventare cenere davanti ai suoi occhi e sussurrando il suo nome. Bucky... Lo aveva perso, di nuovo. E aveva perso anche Peggy, la sua unica guida, la sua luce... E tutto perché era arrivato tardi. Qualunque cosa facesse arrivava sempre troppo tardi.

Sentì gli occhi iniziare a pungergli, mentre le lacrime minacciavano di uscire ad ogni costo.

«Dia qualcosa di forte a me e al mio amico, grazie. Ah, e metta tutto sul conto di Stark!»

Disse una voce femminile al barista, mentre una mano gli strinse una spalla.

Il supersoldato si voltò e per poco non svenne per l'emozione.
Lei... Era lei! Era lì, davanti a lui, viva!

«Beh che c'è? Non dici nulla, fossile?»

«Nat...»

Steve si alzò in piedi e la strinse tra le sue braccia, abbracciandola forte, come se potesse scomparire da un momento o all'altro.

«Sì sì, okay... Ma ora mollami! Non sono un supersoldato, io!»

Lui con un risata sciolse l'abbraccio, tenendola però per le spalle e guardandola dall'alto al basso, ancora incredulo su ciò che stava accadendo.

La rossa indossava il suo costume da Vedova Nera e aveva i capelli raccolti in una treccia, proprio come quando era partita

«Io... Sei davvero tu? Cioè... Sei tu? Sei viva?»

«Certo che ci metti un bel po' a capire le cose! Sì, sono io... Quale altra ragazza ti seguirebbe in capo al mond-... Tempo? E poi... Te l'avevo detto che ci saremo rivisti tra un minuto, no?»

Lo prese in giro lei, ma nel suo sguardo c'era qualcosa di diverso: era come se stesse aspettando qualcosa... E lui quello sguardo lo conosceva fin troppo bene

Le spostò una ciocca di capelli che era sfuggita alla sua treccia dietro l'orecchio, accarezzandole poi una guancia

«Sì Nat... Abbiamo vinto. Abbiamo vinto»

Le lacrime iniziarono a rigare il volto di entrambi, mentre lei si portò una mano davanti alla bocca per evitare di urlare dalla gioia, mentre con l'altra strinse quella di lui

«C-cioè... Abbiamo vinto! Ha funzionato?! Stanno tutti bene?»

«Sì... Stanno tutti bene. Il piano ha funzionato e stanno tutti bene. Tutti» mentì, abbracciandola

Non se la sentiva di dirle la verità, non ora almeno. Lei sembrava così felice e...

«Scusa ma... C'è anche Thor?» disse lei, sciogliendosi dall'abbraccio e indicando il martello accanto al capitano

«No, però... Ti spiegherò, ora seguimi»

«E dove andiamo?»

«In una casa sicura» rispose, prendendola per mano.

Non importa quello che era successo: lei era lì... E questo voleva dire che c'era ancora speranza.

Camminarono per un po' per le vie percorse prima dal Capitano, fianco affianco, lasciando che fosse lui a fare strada; anche se Natasha sentiva che c'era qualcosa che non andava. Lo leggeva nel suo sguardo, più spento del solito, e anche nei suoi modi di fare, decisamente più affettuosi nei suoi confronti. Però forse il motivo lo aveva capito, o meglio... Scoperto. Aveva ricavato dei documenti poco fa, e probabilmente era il caso che lui li leggesse... Ma più tardi, prima doveva scaricare tutta quella tensione e quella rabbia che aveva dentro. E lei sapeva anche come...

Nel frattempo dall'altra parte di quel quartiere Peggy aveva finito di cenare da un pezzo, ma, nonostante non avesse mangiato chissà ché, si sentiva un peso sullo stomaco che non sapeva spiegare.

«Hey, ti va di ballare?» chiese Daniel, alzandosi in piedi e porgendole una mano

Ballare.
Steve...
Il suo cuore iniziò a battere sempre più velocemente; mentre il ricordo del loro ultimo dialogo e della sua "promessa" si faceva più vivido.
Perché ora gli faceva questo effetto quella parola? Perché adesso, che lo aveva appena superato?

«N-no... P-preferisco a-andare i-in u-ufficio, un attimo soltanto...» rispose con voce tremante

«Oh, okay. Ti accompagn-»

«NO! Cioè... No, grazie. Faccio da sola. Ci vediamo domani»

Cercò di raggiungere il suo ufficio il più in fretta possibile, provando nel frattempo a riflettere su ciò che era accaduto quella sera; ma senza riuscire a trovare una risposta.

Steve era morto. Morto! Ma allora perché si sentiva così?

«Carter!»

La voce di Jarvis alle sue spalle richiamò la sua attenzione, così decise di accantonare i pensieri ad un altro momento e di concentrarsi sul presente

«Signor Jarvis, che-»

«È l'agente Thompson. È stato ferito. Gravemente»

«Cosa?! E chi-»

«I pochi testimoni che c'erano dicono di aver visto una donna, ma nessuno ne è certo»

«Capisco. Vai ad avvisare Daniel, deve essere stata Dotty»

«Ne è sicura?»

«A meno che non ci siano in giro altre signore in grado di ferire gravemente uno dei migliori (sebbene antipatici) agenti dell' S.S.R. e scappare senza essere vista da nessuno... Sì, ne sono abbastanza sicura. E noi dobbiamo trovarla»



***
Spazio autrice

Hey!
Considerate questo capitolo un piccolo regalo per scusarmi in anticipo in quanto non ci sarò per più di una settimana...
Spero che fino ad ora la storia vi stia piacendo/incuriosendo e... Buona estate!

~Diana ⭐

FUORI DAL TEMPODove le storie prendono vita. Scoprilo ora