Cap.37

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Un incubo, questa era la parola per descrivere ciò che Steve aveva davanti gli occhi, mentre un tornado d'emozioni si stava impossessando di lui.

Aveva udito il rumore dello sparo di Natasha, ma comprese ciò che la donna aveva fatto solo quando sentì il proiettile perforargli la caviglia. Crollò a terra, soffocando un grido e vedendo con orrore Peggy accelerare, arrivando al jet e salendoci un fretta, nello stesso modo in cui lo aveva fatto lui nel '45. E lui lì, steso a terra, immobile mentre osservava il suo più grande amore solcare il cielo verso la morte, viaggiando ad una velocità incredibile.

L'aveva persa. 
Di nuovo

«S-steve... Steve sei tu, riesci a sentirmi?» disse la famigliare voce di Peggy, parlando dall'auricolare

«Peggy! Dimmi dove sei diretta, posso farti atterrare-»

«Sono in mezzo al nulla! Lo sai anche tu, devo farlo cadere in acqua»

«No... Per favore non farlo. A-Abbiamo tempo, troveremo una soluzione»

«Se attendo molte persone rischiano di morire! Steve... Questa è la mia scelta... S-Steve?»

«Sono qui...»

«Sarebbe troppo chiederti di  organizzare un altro ballo?»

«Va bene...» rispose, mentre le lacrime avevano preso a rigare il suo volto «Fra una settima, sabato prossimo, allo Stork Club»

«Va bene...»

«Alle venti in punto. Non osare fare tardi, chiaro?»

«Non oserei mai rubarti il titolo. E-e chiederemo all'orchestra di suonare un lento, cos-»

La trasmissione si interruppe, mentre tutti si stavano avvicinando a lui ed osservavano la scena in silenzio

«Peggy? PEGGY?!» continuava a chiamarla, con la voce spezzata dal pianto e le lacrime che scorrevano incessantemente «...Verrò a prenderti. Aspettami.» 

Il quel momento Natasha gli posò una mano sulla spalla, provando a consolarlo, ma appena lo sfiorò lui si alzò di scatto, afferrandole il braccio e cercando di trattenere il resto delle lacrime, serrando la mascella e guardandola furioso.
Le disse qualcosa con gli occhi, una frase silenziosa ma ricca di tutto ciò che stava sentendo, di quel vuoto che lo stava divorando e della sensazione di una lama che gli avesse trafitto il cuore, spezzandolo in due.
Tastò poi le tasche della Vedova, trovando ciò che stava cercando e facendo trasparire nel suo volto un sorriso amaro, accompagnato da una strana luce negli occhi.
Estrasse una boccetta contenente un liquido rosso che la donna nascondeva, dando dei colpetti a quella specie di orologio che si portava sempre dietro e mutando la sua tuta in una bianca e rossa, sotto un sussulto di sorpresa da parte degli altri

«Aspetta, che hai intenzione di fare?!» tentò di bloccarlo lei, mentre tutti lo fissavano allibiti

«Questa che nascondevi è l'ultima fiala per i viaggi nel tempo, giusto? Ho intenzione di usarla! So dove atterrerà Peggy, e non permetterò che passi ciò che ho passato io! Tranquilla, poi torno a prenderti»

«No, fermo Steve, quella non è quella creata da Pym quindi non è pron-»

Prima che potesse terminare di parlare lui scomparve, andandosene nel futuro e lasciando i suoi compagni di squadra a fissare la strada vuota, con la bocca aperta per la sorpresa e gli occhi sgranati, mentre l'unico suono udibile era la voce di Natasha che imprecava e insultava il capitano.

***

New York - 2023

Peggy continuava a tenere gli occhi chiusi, percependo un forte dolore alla testa e i muscoli indolenziti, cercando di tornare con la memoria all'istante prima di svenire.  
Ricordava di essere salita su uno strano jet alieno, di aver parlato con Steve mentre esso viaggiava ad una velocità che credeva impossibile. Aveva intravisto una lastra di ghiaccio, sentendo alle sue spalle un rumore simile ad un ticchettio, e capendo che l'aereo sarebbe esploso a minuti prese in mano la situazione e si schiantò, guardando la morte venirle in contro.
La punta del mezzo perforò la superficie e lei cadde sempre più a fondo, cercando di restare sveglia il più possibile nonostante il freddo che iniziava ad entrarle fin nelle ossa. 
E allora lo vide, proprio accanto a lei, un altro aereo in cui al posto di comando vi era Captain America, con il volto ricoperto da piccoli pezzetti di ghiaccio e l'uniforme quasi irriconoscibile, tanto era sommessa da quello strato d'acqua solida, mentre il gelo stava entrando anche dentro di lei, riducendola allo stesso stato

«S-St-Steve...» fu l'ultima parola che riuscì a sussurrare, prima di cadere in un sonno che credeva eterno

Eterno finché non udì un suono un po' ovattato, che ricordava molto quelle "avventure" che trasmettevano per radio riguardo Captain America. Aprì di poco gli occhi, cercando di abituarsi alle luce a led appesa sopra di lei, percependo di trovarsi stesa su un letto, e con parecchie coperte a tenerla al caldo.
Il suo sguardo cadde immediatamente su un piccolo tavolino davanti al suo letto, dove vi era appoggiata un piccola radiolina vintage che non la smetteva di parlare, aumentando quel mal di testa che provava. Spostò poi l'attenzione alla sua sinistra, dove nonostante i pallini bianchi che le danzavano davanti agli occhi non fece alcuna fatica a riconoscere l'uomo dai capelli biondi che dormiva su una sedia accanto al suo letto, con delle occhiaie profonde a testimoniare le notti insonni e un giornale sopra le gambe come coperta.
Sorrise leggermente, notando come si stava preoccupando per lei, dimenticando per un attimo la battaglia e tutto il resto, come se non esistessero altra cosa al mondo se non loro due.

Fece per allungare un braccio verso di lui, non resistendo più alla tentazione di accarezzargli una guancia, ma appena lo sfiorò lui si ridestò di scatto, sussultando leggermente e voltandosi a guardarla, sorridendo allegramente

«S-Scusa Steve, non volevo svegliarti» mormorò la donna, tentando di mettersi seduta «Da quanto sei qui?»

«Non abbastanza. Appena si è interrotta la connessione ho fatto un ultimo viaggio nel tempo, arrivando qui, nel presente. Ho lanciato lo scudo a Bucky, posato il martello a terra e preso la moto, dirigendomi da Strange. Poi gli ho chiesto di portarmi nel punto in cui ero stato ritrovato, portando alcuni uomini di fiducia dello Shield con me. Gli ho detto di cercarti, scavando più a fondo, e anche se non capirono si misero subito al lavoro. Dopo qualche ora trovarono l'aereo, e subito io ti ho condotto qui... Un finto ospedale che in realtà è una base dello Shield in centro New York, lo stesso dove mi sono risvegliato io» spiegò brevemente, accorgendosi troppo tardi dell'espressione sorpresa di Carter «Oh ehm... Scusa. Troppe informazioni tutte insieme»

«N-No è che... Quanto sono stata nel ghiaccio? E la battaglia? Come è finita?»

«I-Io... In sincerità non lo so. Non sono più tornato lì, ho voluto attendere qui il tuo risveglio. Ma... Non lo so, ho una strana sensazione. Come se non ci dovessi più pensare! E comunque è arrivato un agente qualche giorno fa... L'ho riconosciuto a stento, dato che ero sicuro fosse morto nel 2012, e mi ringraziò, dicendomi che avevo salvato suo padre e che era tutto apposto, che potevo stare tranquillo. Mi disse che Natasha stava bene, che tutti stavano bene e che potevo rilassarmi»

«Cos...? Chi era questo?»

«Non ne ho idea, ma credimi se ti dico che era identico a Daniel. Probabilmente sarà suo figlio... Sì, potrebbe essere così»

«F-Figlio? Aspetta, in che anno siamo? Quando sono rimasta in coma?»

Il capitano sospirò, andando ad aprire la finestra e mostrando in questo modo il paesaggio all'amata, mettendosi le mani in tasca e spostando timidamente lo sguardo a terra

«Siamo nel 2023. Hai dormito per 75 anni... Battendo il mio record di 70! S-se vuoi ora puoi vivere una vita tranquilla... Con me. Tanto siamo entrambi in pensione da un po'!»

«Per caso questa è una proposta, capitano?» ribatté lei, provando di alleggerire la tensione, vedendolo tanto imbarazzato

«Beh... Mi devi ancora un ballo» rispose, alzando di poco lo sguardo ed assomigliando ad un cucciolo indifeso

«Okay» mormorò la donna, provando a soffocare una risata «Ma sarà alquanto difficile avere una vita "tranquilla", te ne rendi conto?»

Lui scoppiò a ridere, tornando a sedersi accanto all'agente e prendendole una mano, accarezzandola dolcemente

«Mi andrà bene qualsiasi cosa, basta che tu sia con me»

Senza bisogno di altre parole lei lo prese per il colletto della camicia, avvicinandolo e posando le sue labbra su quelle di lui, perdendo il senso del tempo in un bacio ricco di tutto ciò che provavano, lasciando che fosse quel gesto e rispondere a tutte le domande, consapevoli entrambi che quello sarebbe stato solo l'inizio di una nuova e splendida avventura da vivere insieme.

FUORI DAL TEMPODove le storie prendono vita. Scoprilo ora