Cap. 10

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Stark stava aspettando in macchina il ritorno di Natasha, senza aver ben chiaro cosa avrebbero dovuto fare in seguito.
Sapeva solo che la donna aveva parecchia fretta e aveva accennato ad un "ritorno al passato", ma lui era stato più che altro attento a come muoveva le labbra che alle parole di per sé... E ora in effetti se ne stava pentendo.

Qualcuno bussò alla portiera e il miliardario aiutò la donna che aspettava a salire, fremendo di impazienza nel sapere cosa aveva fatto

«Quindi? Com'è andata la "Fase 1"?»

«Come avevo previsto» rispose lei stiracchiandosi come un gatto che si è appena svegliato e mettendo i piedi sopra il cruscotto «Ora il biondino chiamerà Mr. Stampella per dirgli non lasciare Peggy per nessun motivo»

«E...? È questo vogliamo?»

«Certo!»

«Perché?»

«Capirai. Ora forza, portami in quel posto per noi due... Abbiamo molte cose da fare. Ah, tu hai fatto la tua parte?»

«Ovvio! Tra un po' ci sarà un po' di confusione a casa nostra ma-»

«Stark. Parti. Ora»

Obbedì, ma non riusciva a togliersi alcune domande dalla testa.

«Senti Nat, prima hai accennato ad un cambiamento...? Non è che puoi spiegarti un più meglio? »

Lei sospirò, spostando lo sguardo fuori dal finestrino e restando a fissare la strada che scorreva sotto di loro

«Sì. Il mio carattere. Ora il mio corpo... Io... Sono intrisa di magia nera e... Diciamo che sono come "rinata", ma avendo tutti i ricordi della mia vita. »

«Non mi sembra tanto male in fondo»

«Già... Peccato che io prima fossi un'assassina, e tutti gli sforzi di Clint per farmi cambiare si stanno vanificando giorno dopo giorno» si prese una pausa, tornado a guardare il playboy «In pratica sono sempre più simile ad un' adolescente viziata in piena crisi ormonale che ottiene sempre ciò che vuole. Senza problemi ad uccidere qualcuno, se serve»

«AH, ecco. E ora cosa vuoi?»

«Lo scoprirai presto, in tanto pensa a guidare. Ah, e avvisa Jarvis di dire a Steve di raggiungerci appena può. È importante... Molto importante»

«Capito. Beh... Diamo inizio alle danze allora!»

Nel contempo però c'era anche qualcun altro che aveva molti dubbi per la testa: Daniel.
Sousa era appena arrivato davanti a casa di Peggy, ma visti gli ultimi avvenimenti non era più sicuro di quello che stava facendo.
Inspirò a pieni polmoni, ripensando alla breve conversazione avuta per telefono con Jack, il quale gli aveva espressamente detto di "non lasciare Peggy per NESSUN motivo! " e di "NON FARSI INTIMIDIRE DA QUALCHE DONNA ROSSA CHE VAGA PER STRADA!"
Probabilmente aveva bevuto troppo.

Si decise a scendere dall'auto e pagare il tassista, ma appena si ritrovò davanti alla porta perse nuovamente la sua sicurezza.
Chiuse gli occhi e buttò fuori l'aria, rendendosi conto che stava trattenendo il respiro.
La discussione avuta con il capitano gli risuonava nella mente, facendogli tremare le gambe e vacillare ogni sicurezza... Di nuovo.

Ricordava perfettamente il momento in cui Jack se n'era andato, abbandonandolo lì da solo, ma proprio quando Thompson varcò la soglia della porta lo sguardo di Steve si addolcì di colpo e il silenzio fu spezzato da una breve risata. Daniel era più confuso che mai, così il capitano si scusò per quell'occhiataccia che gli aveva lanciato poco prima e spiegò che quel agente lo stava innervosendo e pensò che l'unico modo per mandarlo via fosse quello... E in effetti aveva funzionato.

«Trattala bene» disse poi Rogers, tornando serio «Sempre. E proteggila qualunque cosa accada. Qualunque. Lei è... È speciale, come il primo fiore che sboccia a primavera e la stella polare per un marinaio in mare aperto. È il primo pensiero alla mattina e l'ultimo alla sera. È...» si fermò, traendo un respiro tremante e spostando lo sguardo «Prometti solo che la renderai felice ogni ora del giorno, tutti i giorni. Che la amerai come se fosse l'unica persona sull'universo e che ti occuperai di lei. Dimmi che userai ogni tuo respiro per ricordarle quanto è speciale, e che sarà sempre al sicuro. Proteggila, senza però toglierle la sua libertà, sii semplicemente sul campo di battaglia insieme a lei, in modo che possa essere se stessa. Perché lei è magnifica così com'è. È unica, ricordalo. Abbine cura.»

E se ne andò, senza aggiungere altro. Proprio com'era arrivato sparì tra la folla, lasciandolo a riflettere in pace.

Riaprì gli occhi e si sforzò di concentrarsi su ciò che stava per fare, indietreggiando di qualche passo e sentendo la scatolina che teneva nella tasca dei pantaloni farsi sempre più pesante.
La sera che aveva invitato Peggy a cena voleva chiederle di sposarlo, solo che poi lei era scappata via... E ora...
No, non doveva farsi venire altri dubbi.
Sapeva cosa fare.
Era la cosa giusta.
Quella che andava bene a tutti.

Attraverso le finestre riusciva a scorgere l'ombra di Carter camminare avanti e indietro, segno che lei era in casa.
Era il momento.
Non poteva più rimandare.

Bussò alla porta, che dopo qualche secondo Peggy non tardò ad aprire con il suo solito sorriso

«Daniel! Che ci fai-»

«Oh scusa, ti disturbo? Perché sennò-»

«No tranquillo, stavo solo facendo le valigie»

«Valigie?»

«Sì, Stark mi ha detto che deve fare dei lavori di manutenzione in questo edificio e perciò mi conviene trasferirmi lì con lui per un po'»

«Ah...»

«Hey, tranquillo. Tanto lo conosco, e so già che passerà tutto il tempo fuori casa. A Los Angeles era così ricordi? Comunque, come posso aiutarti?»

«Ecco io...» fece un respiro profondo, richiamando tutto il suo coraggio «Dobbiamo parlare. Ora.»

Lei divenne seria, capendo l'argomento, ma non ce la faceva ancora a dirlo a voce alta

«Sei sicuro di non voler entrare?» cambio invece argomento, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio

«No, sto bene qui. Peggy, Steve è tornato... Il tuo Steve! Che hai intenzione di fare? So come lo guardi, e so cosa c'è stato tra voi! Devi-»

«No, ti prego no. Io non voglio lasciarti, okay?! Non lo farò.»

«Lo so» prese una breve pausa, guardando Peggy dritta negli occhi «Per questo sono io a farlo.»

FUORI DAL TEMPODove le storie prendono vita. Scoprilo ora