E alla fine, tra un bagno e l'altro, il sole fece capolino tingendo d'arancio l'acqua del mare e trasformando le nuvole bianche in soffici mucchietti di zucchero filato rosa, rendendo l'atmosfera molto più romantica, anche se non era proprio quello che stava percependo Peggy.
Lei e Natasha (che come al solito aveva nasvosto a tutti il fatto che era nuovamente svenuta e che aveva avuto un'altra conversazione con Frigga) si erano recate in un locale appartato indicato da Steve, lontano da occhi indiscreti e abbastanza tranquillo. Non era lo Stork Club come avevano programmato tempo fa, ma in fondo andava bene lo stesso. Bastava stare insieme.L'agente abbassò lo sguardo sul suo vestito azzurro, giocherellando nervosamente con un lembo dell'abito e mordicchiandosi il labbro inferiore, mentre il cuore sembrava balzarle in gola ad ogni minuto che passava.
Erano le 19:45. Mancava un quarto d'ora alle otto in punto, all'ora decisa per l'appuntamento.«Hey Carter, rilassati» sussurrò Natasha, prendendole una mano e stringendola calorosamente
«Sì sì...» mormorò lei, ritirando indietro le dita e sistemandosi meglio sulla sedia, mentre la rossa si allontanò per pochi secondi in modo da passare dall'altro lato del bancone del bar e andare a prepararsi qualcosa da bere
«Sei sicura di stare bene? Vuoi che ti prepari qualcosa?»
«No no, sto benissimo così» mentì, spostando istintivamente lo sguardo verso l'orologio appeso alla parete
Erano passati altri tre minuti, e di Steve neppure l'ombra.
Tecnicamente non era in ritardo, ma...
Ma quella era la sua più grande paura, l'incubo che la perseguitava da quando lo aveva rincontrato.
Aveva paura di perderlo di nuovo. Di ritrovarsi nuovamente su una pista da ballo ad aspettarlo, attendo tutta la notte che lui si presentasse, ma non arrivando mai. Proprio come era successo quel Sabato sera del 1945, quando lei era andata a quell'appuntamento ben sapendo che avrebbe solo sofferto non vedendo Steve arrivare, ma avendo comunque il bisogno di sperare nell'impossibile.«Hey, Peggy» la riportò alla realtà Romanoff «Dico davvero, se hai bisogno di parlare io sono qui»
«Non serve, non... È che pensavo che Steve fosse diventato un tipo puntuale o che-»
«Oh, ho capito. Ha il suo stesso problema»
«Eh?»
«Beh, devi sapere che il più grande rimpianto di Steve è non essere venuto al vostro famoso ballo. Il ricordo di ciò che non è mai avvenuto l'ha perseguitato per tutta la vita, dandogli sempre quell'aria depressa stampata in volto e tormentando le sue notti. Pensa che durante una missione abbiamo dovuto combattere contro una streghetta parecchio brava, che per bloccarci ci ha fatto vedere o rivivere le nostre più grandi paure e indovina un po' cosa ha visto il grande Capitan America?»
«...Il ballo... Me.» sussurrò Peg a denti stretti, come per dirlo a se stessa
«Esatto! Ha visto te che gli insegnavi a ballare, con un'atmosfera splendida e poi... Bam! Colpo di scena! Tutto ciò scompariva e lui restava solo. La cosa peggiore è che ciò è successo realmente in un certo senso, e credimi fa molto più male quando le tue paure non sono altro che i tuoi ricordi» abbassò di poco lo sguardo, osservando un bicchiere ormai vuoto che stringeva tra le dita e riducendo la sua voce ad un sussurro «Credimi, io lo so bene»
Peggy stava per farle delle altre domande, ma appena aprì bocca una voce maschile alle sue spalle parlò al posto suo, facendola sussultare leggermente e voltare di scatto
«Ecco qui le mie donne preferite! Quelle con cui però non mi sognerei di provarci neanche se avessi una cotta, si intende. Ci tengo ai gioiellini di famiglia, io» scherzò Howard, avvicinandosi al bancone e poggiando un braccio su di esso
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FUORI DAL TEMPO
FanfictionCONTIENE SPOILER DI AVENGERS:ENDGAME (e film precedenti) E DELLA SERIE TV: AGENT CARTER (stagione 1 e 2) Steve pensava di essere forte, di riuscire ad andare avanti... Ma la morte di Stark era stato un duro colpo, che fece ritornare tutti i brutti r...