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Il rombo assordante della moto, riempiva le orecchie di Teresa come fosse una melodia.
Fin da sempre Teresa stravedeva per le moto, non ne capiva niente di motori, selle e marmitte, piuttosto le piaceva la velocità, quella sensazione di libertà assoluta che la rendeva spensierata anche nei periodi più bui.
Quella sera così illuminata e festiva, la costrinse a parcheggiare la moto in un posto più sicuro e nascosto.
Da un vicolo abbastanza scuro, fece la sua uscita Teresa.
Era vestita di un semplice pantaloncino e un top, indossava una giacchetta leggera con le maniche lunghe che le arrivava al ginocchio e un paio di stivaletti leggeri col tacco.
E poi c'era Lorenzo che la affiancó.
Portava un jeans più strappato che altro, con una catena larga che circondava il fianco, una maglietta bucata sulle spalle e una scritta incomprensibile e per concludere in bellezza, un paio di scarpe verdi.
"Se esistesse la personificazione della parola tamarragine, sarei io"
Disse lui sistemandosi i capelli all'insù.
"Correggo, se esistesse la personificazione della parola coglione, saresti tu"
Disse Teresa.
Lo squadrò ancora per l'ennesima volta.
"Lorenzo, più ti guardo più ti disconosco"
Continuò lei.
Lorenzo alzò un sopracciglio e guardò la sorella.
"Impossibile, siamo legati dal sangue"
Disse lui incamminandosi verso la marea di gente che circondava le macchine d'epoca parcheggiate una accanto all'altra.
"Purtoppo"
Sussurrò Teresa, poi prese la stessa strada del fratello.

Arrivati in mezzo alla folla cominciarono a guardarsi in giro, alla ricerca di un Mikaelson.
"Tu li vedi?"
Chiese Teresa a Lorenzo.
Lui scosse la testa.
Erano esattamente davanti al portone del palazzo e nessuno usciva ne entrava.
Guardarono in alto nei balconi, non c'era nessuno.
"Strano.."
Sussurro lei.
"Hey, atteniamoci al piano, divertiamoci, facciamo finta che non esistano, alla fine verranno loro da noi"
Disse Lorenzo.
Teresa annuì e, presi dalla musica di sottofondo, si unirono alle persone che ballavano.
Stavano spensierati, come quando erano bambini e alle feste come quelle, si divertivano come matti a rincorrersi, ad inventare nuovi balli e passi di danza.

Dal marciapiede, Kol e Klaus cercavano con lo sguardo i due fratelli Shyen.
Ad un certo punto Kol sgranò gli occhi e portò l'attenzione di Klaus allo stesso punto che stava guardando lui.
"Kol, quello è..?"
Disse Klaus corrugando la fronte scioccato.
"Si, esatto"
Disse Kol ugualmente scioccato.
"Ma come si è conciato?"
Chiese Marcell spuntando dal nulla.

Teresa sentì le voci di tutti e tre e senza farsi notare, spostò suo fratello più lontano, in modo da scomparire alla loro vista.
Allo sguardo interrogativo di Lorenzo, lei rispose con un "sono qui", alludendo ai fratelli Mikaelson.

"Dove sono?"
Chiese Klaus irritato.
"Non lo so, non li vedo più"
Rispose Kol.
"Un attimo, perché li state tenendo d'occhio?"
Chiese Marcell.
"Poi ti spiego"
Disse Klaus avviandosi in mezzo alla folla seguito da Kol.
"Incredibile, nella mia città, nessuno che mi dica cosa succede"
Disse Marcell una volta solo.

***
Teresa, ferma sul marciapiede, osservava le macchine d'epoca sfilare davanti alle persone che, con occhi sognanti, le ammiravano e commentavano il colore troppo scuro o chiaro dell'auto, il tettuccio troppo basso, i sedili troppo stretti o il parabrezza sporco.
Teresa sentendo quei commenti sorrideva, si ricordava di quando suo padre cercava di insegnarle la differenza tra un edizione e l'altra di una determinata autovettura e del perché una era meglio dell'altra.
Lei non ci capiva mai niente, ma le piaceva sentire parlare il suo vecchio, aveva una voce profonda e perfetta per narrare storie e avventure, o per spiegare cose come quelle.
Si risvegliò dai suoi pensieri una volta che una voce le parlò.
"Sola questa sera?"
Chiese quella voce.
Teresa passò una mano sotto l'occhio per asciugare quella lacrima che le era sfuggita al ricordo del padre.
Poi rispose.
"Non in questo momento"
Disse lei.
Poi si voltò leggermente, giusto il tempo di collegare la voce al volto di Elijah Mikaelson, poi tornò con lo sguardo alle auto.
Lui sorrise.
"Mi aspettavo di trovarti in compagnia di tuo fratello"
Continuò lui.
"In realtà l'ho perso di vista, non so dove sia"
Rispose lei.
"Starà parlando con mio fratello"
Teresa perse un battito.
Guardò male l'uomo al suo fianco.
"Sta tranquilla, Teresa, Klaus non ha intenzioni ostili nei vostri confronti, almeno spero"
Disse sospirando l'ultima frase.
"Lo spero per Klaus"
Disse lei.
Le auto finirono e la gente si riversò di nuovo in strada a ballare.

"Lorenzo, che sorpresa trovarti qui"
Lui si girò e si trovò Klaus davanti.
"Si, una sorpresa"
Rispose Lorenzo portandosi alle labbra la cannuccia del suo cocktail.
"Tua sorella?"
Chiese lui appoggiandosi al bancone accanto a Lorenzo.
"Spero in compagnia migliore della mia"
Rispose lui.
Klaus rise, poi si girò verso Lorenzo.
"Sai, te lo devo proprio chiedere"
Cominciò Klaus.
Lorenzo si voltò a guardarlo.
"Perché sei vestito così?"
Chiese Klaus.
Lorenzo sorrise e distolse lo sguardo.
"Mi piace distinguermi"
Rispose lui.
Klaus si mise a fissare.
"Cos'è che vuoi?"
Chiese poi Lorenzo.
"Semplicemente mettere fine ai nostri conflitti"
Disse lui.
Lorenzo si mise a ridere.
"Ma chi? Tu? Pff, ma non farmi ridere"
Si staccò dal bancone e si girò completamente verso di lui.
"Il grande Klaus Mikaelson, che tenta di fare amicizia?"
Klaus era evidentemente irritato.
Non era facile per lui dire certe cose, ma doveva mantenere la calma se voleva mettersi nella posizione di ottenere fiducia da parte di entrambi gli Shyen.
"Cerco di cancellarti dalla lista nemici, attualmente ne ho così tanti.. tu sei superficiale"
Disse Klaus con quel suo tono da sfottò.
"E va bene Klaus" i due si strinsero la mano "fra quanto me ne pentirò?"
Chiese lui.
"Staremo a vedere"
Rispose Klaus.

Diversamente uguali//Elijah MikaelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora