Dopo circa dieci minuti di silenzio che, a dir la verità, non sono stati imbarazzanti ma rilassanti, si decide a parlare.
«Grazie, comunque.» Il suo sguardo è sul mio.
«Di cosa?»
«Pensavo che ti saresti arrabbiata e che mi avresti giudicato», ammette.
«Ti sbagliavi.»
Sorride. «Va bene, fidanzata, andiamo?»
Gli guardo il viso. Le ferite sono abbastanza profonde. «Dovresti disinfettarle.» Indico le ferite.
Se le palpa delicatamente.
«Passiamo a casa mia e te le disinfetto.»
«Oh, non serve questa scusa per invitarmi a casa tua, Ronnie.» Sorride beffardo.
«Smettila.» Ridacchio.
«Siamo soli, almeno?» Sorride malefico e mi fa l'occhiolino.
«Non lo so. Smettila. Andiamo.»
Il viaggio si svolge in silenzio. Nessuno dei due si azzarda a dire niente.
Arriviamo a casa mia e scendiamo, sempre in silenzio, fino ad arrivare al bagno dove tiro fuori una scatoletta del pronto soccorso con tutto l'occorrente per disinfettare le ferite.
Lo faccio sedere sul bordo della vasca da bagno e impreca quando la trova leggermente bagnata, io rido e poi lo invito a sedersi di nuovo.
Mi posiziono in mezzo alle sue gambe, in piedi, e mi sforzo di non pensare al suo inguine che è così vicino alla mia femminilità.
Gli passo un pezzo di cotone con l'alcol per disinfettare sulle ferite, delicatamente.
«Mi fai male, crocerossina», si lagna.
Sorrido. «Fai l'uomo, non ti lagnare.»
«Ahi!», grida quando sfrego più forte.
Mi allontano da lui e mi poso le mani sui fianchi, mentre lo guardo in modo minaccioso. «Smettila di fare il bambino.»
Scuote la testa. «Sei una pessima dottoressa», constata.
«E tu sei un pessimo finto fidanzato», ribatto.
Annuisce. «E' vero, lo ammetto.»
Finito di disinfettare, metto tutto dov'era prima, e per farlo mi piego davanti a lui per mettere la scatola nel mobile che è di fronte a lui.
Lo sento sussultare quando mi piego e rimetto le cose in ordine, e non vorrei più rialzarmi. Ma lo faccio.
«Fra poco torneranno tutti, credo.» Mi guardo intorno, non voglio guardarlo negli occhi.
«Forse è meglio che vada, allora», dice, come se fosse più una domanda però.
Annuisco.
Ci incamminiamo verso la porta e si ferma sulla soglia. Io sono sopra uno scalino posizionato appena dopo la porta. Sono alta come lui, che è a terra. Riesco a guardarlo bene in quegli occhi così blu e rischio di perdermici. Eppure sono così scuri, nonostante il colore chiaro.
«Ronnie, mi dispiace per oggi.» Abbassa lo sguardo.
No, rialzalo, ti prego.
«Non ti preoccupare», lo rassicuro.
Non avevo mai conosciuto Damon sotto quest'aspetto. Un aspetto delicato, gentile, dolce. Quasi che ne sono rapita.
«Sono stato un coglione, lo ammetto.» Sospira.
![](https://img.wattpad.com/cover/191838616-288-k871215.jpg)
STAI LEGGENDO
La luce che hai negli occhi
RomancePremessa: Ho scritto diverse storie. Mi sono sempre fermata circa a metà della storia, perché ad un tratto non la sentivo più giusta. Ma questa...questa sento che è quella giusta. Damon Cooper. Lui e suo fratello, Tylor, sono i più popolari della s...